Complimenti per la trasmissione

Il triste addio di Bianca Berlinguer al villico Corona

Francesco Specchia

L’ho già detto e lo ribadisco: grande e profondo come i laghi del Carso dev'essere, in questi giorni, il senso di disagio degli stambecchi delle Dolomiti che s’ imbattessero in Mauro Corona con addosso smoking, occhiali scuri alla Ray Charles e un cappello da forestale in testa, e una birra in mano, pronto al rutto potente a causa del suo amore perduto. Bianca Berlinguer ha interrotto brutalmente la loro liaison a Cartabianca(Raitre, martedì, prime time). E il mondo è in lutto. E l’imbarazzo degli stambecchi è lo stesso che ha di certo provato Bianca nel dire: “Da stasera Mauro Corona non sarà più con noi. A chi ha visto la scorsa puntata sa che a un certo punto si è messo a bere una birra in diretta”. Ma il vero motivo della cacciata del villico sarebbe stata una sua intervista al Fatto Quotidiano in cui lamentava che a CartaBianca gli fosse impedito di parlare delle cose che gli stanno più a cuore, “lo spopolamento della montagna, l’impoverimento dei suoi paesi e l’accorpamento della guardia forestale ai carabinieri”. Ora, io non sono un fan di Cartabianca, sia per le alcune prese di posizione militanti, sia soprattutto per l’uso improprio che appunto Bianca ha fatto, in questi eterni mesi, del Dinamite Bla della letteratura italiana nell’ottica un po’ ruffiana dell’audience. Audience che, ad onor del vero, ad ogni nerboruto intarsio, ad ogni loffia di pensiero politico di Corona s’impennava grazie al contrasto tra la lady e il popolano, Lilli e il vagabondo, la zarina e«l’ertano che viene dai boschi e dalla miseria» come si descrive lui pieno di rabbia e lanugine. Io non sono mai stato un fan del programma. Ma da qui a sparare contro chi ti ha nutrito a fama politica e rinomanza mediatica, be’, ce ne corre. Credo che in nessuna trasmissione italiana Corona avrebbe avuto lo spazio concessogli da Cartabianca; e credo che, la Berlinguer, altamente professionale, gli abbia attribuito un valore di credibilità e uno standing che Corona non ha, ammettiamolo, mai avuto.  E con tutto lo spazio ottenuto, ritengo che nessuno possa avergli impedito di discettare di montagna e spopolamento; e anche Corona fosse stato legato all’attualità della scaletta, un genio creativo come il suo avrebbe sicuramente prodotto un nesso causale che dal governo Conte spostava il discorso sulla magia dei luoghi buzzatiani. Ma Corona, invece di fare lo scrittore fieramente fuori sincrono, si è adattato alla banalità della finta trasgressione tv. Cara Bianca, non hai perso nulla. E neanche noi…