Complimenti per la trasmissione

Tale e quale e Ballando, non solo "cose da vecchi"

Francesco Specchia

«Sono cose da vecchi...», mi commenta, immalinconita, la collega Alessandra Menzani, accusandomi di accanimento senile. Forse ha ragione.  Mi era appena passata sotto gli occhi Anna Oxa dalla Carlucci, pittata spaventosamente tra la  geisha e il Klingon di Star Trek, e ho subito riflettuto su quanti vecchietti allegramente infartuati avrebbe prodotto quella temibile vista. Saranno pure «cose da vecchi»,  Ballando con le stelle e Tale e quale Show (Raiuno, prime time rispettivamente sabato e mercoledì), ma è istruttivo sciropparsele: rappresentano il metronomo d’una nazione televisiva tuttora dominante.  Saranno «cose da vecchi», ma anche i vecchi hanno fame di novità; ed è per questo che Tale e quale condotto da Carlo Conti continua a fare il 24% di share e 5.5 milioni di spettatori. Impossibile che sbaglino tutti insieme. Infatti, nel programma che costringe i vip a trasformarsi in altrettanti vip sia nel fisico che nella voce, trapelano, oltre alla professionalità mostruosa valorizzata da una regia classica, tutte la voglia di divertirsi e quella di smazzarsi sull’imitazione assegnata. Per dire, l’altra sera Roberta Lanfranchi che cantava Nilla Pizzi in un biancoenero d’antàn valeva almeno quanto Silvia Salemi che interpretava Adele in Skyfall, che ha vinto (entrambe si dichiarano ossessionate, quasi hitchcockianamente, dalla propria performance). Idem per Amadeus Rocky Roberts quasi perfetto, o per la bellissima Clizia Fornasier nei panni di Nancy Sinatra, o Frizzi/Ruggeri; o l’attoreAttilio Fontana il quale, truccato da Vanoni, evocava in modo inquietante un trans a via Gradoli. Un trans bravo, però. Ora Tale e qua è un programma d’approccio elementare. Nel senso che pure un bimbo di prima elementare è in grado di capirne il meccanismo. Però è relativamente nuovo. Ed è questa la differenza con Ballando. Che oramai sta perdendo i pezzi sulla pista. Sarà il cast non stellare (ma non è che col superpagato Vieri si facesse servizio pubblico); sarà che tra Carlucci, Mariotto e il parrucchino di Sandro Mayer oramai il copione ricalca stancamente sè stesso. Sì, certo, c’era la Arcuri col suo seno transtelevisivo. Ma non basta. C’è cosa da vecchi e cosa da vecchi...