Complimenti per la trasmissione

The body of sex, quel che resta del porno

Francesco Specchia

L’altra sera ho intuito cosa deve aver provato François Truffaut dinnanzi alla visione esegetica di Gola profonda. Smanettando -con assoluta casualità, ovviamente- sul telecomando sono incappato in The body of sex (Cielo, Dtt canale 26, Sky 126) la lussureggiante televisione del sesso che ondeggia virilmente tra documentari, film soft e pruriginosi deja vu dell’anima nascosta dei popoli. Premetto che non ho nulla contro il porno. Anzi, lo ritengo, nella sua declinazione cinematografica, uno strumento d’innovazione (dall’industria dell’hardcore sono nati il vhs, il floppy, l’hd e l’uso industriale del web). Inoltre, in molti casi, il porno  è il metronomo della pubblica morale, del diritto civile e del comune senso del pudore. Sicché, con un distacco da entomologo, ho posato lo sguardo sulla puntata del programma, dedicato ai migliori film porno del passato. Ho rivisto la storia di Linda Lovelace, che nel ’72, in Gola profonda, scopre di avere il clitoride appena sotto le tonsille: un trama dadista, se ci si pensa. Ma soprattutto istruttiva. Specie considerando che i nostri padri, cinquant’anni, data l’allegra accoglienza che ebbe quel film, erano molto meno bacchettoni di noi.   Poi, inoltrandomi nel programma -per pura curiosità intellettuale- mi è passato sotto il naso , l’altro film culto, Il diavolo in Miss Jones sia nella versione anni 70 di Georgina Spelvin che in quella anni 2000 di Jenna Jameson nei panni del diavolo che copula intensamente con esseri animati e inanimati; mentre la stessa Jenna, oggi, avvolta dai tatuaggi e dal lifting commentava la pregnanza della trama. Eppoi, sempre mosso da curiosità sociologica («Chissà questi dove vogliono arrivare...», diceva Totò), ho visionato la madre che si tromba il figlio in Taboo; la piratessa che si aggroviglia alla corsara in Pirati; il selvaggio Ron Jeremy, precursore brutto ma dotato di Rocco Siffredi, appartarsi con varie ragazze dimostrando una consapevolezza e rispetto multirazziale degno di un elettore del Pd. L’epilogo col regista Paul Thomas nella sua invettiva contro le tette rifatte. È l’unico caso in cui m’imbarazza usare la frase «e l’ascolto s’è impennato...»