Tamarreide, il finto mito dei coatti forzati

Francesco Specchia

«Il vero tamarro non pensa di esserlo». Con questa battuta Fiammetta Cicogna -snobbissima con l’erre moscia presa ferocemente per il culo dai suoi stessi ospiti- ha inaugurato la prima puntata di “Tamarreide” (Italiauno, lunedì prime time). Confidiamo che sia anche l’ultima. Ma non perchè sia, tecnicamente, un brutto programma, ma perchè è un programma sbagliato. Ci spieghiamo. Tamarreide è uno scimmiottamento del Jersey Shore cult Usa andato in onda su Mtv, dove un gruppo di burini italoamericani scuoteva il comune senso della televisione. Non potendo usare gli italoamericani coatti in Italia, gl’intellettualissimi autori Mediaset hanno tentato di sublimare la categoria del “tamarro”, mettendo 8 tarri tatuati, siliconati e palestrati su un pullman col piercing, dall’anima zebrata, e odoroso dei film del Monnezza anni’70. Dunque da questo campionario di freaks  artatamente volgari (ci sembrava di essere nella scena del carro del circo dei “Sabotatori” di Hitchcock) emergono figure bidimensionali. Nell’’ordine: Claudio il postino romano -che vuole fare il leader indottrinato a sua volta da “Spartaco er re dei coatti”- e che ci prova con  Cristiana, rampolla di borghesissima famiglia di imprenditori del miele che 21anni fa la cubista se la tira da morire; la quale manda “affanculo” il contadino siculo Antonio; il quale esclama «sono un bambino ho bisogno di coccole»” (e gli rispondono: “Qui c’è sta pure er latte”, indicando le tette siliconatissime di Angelica detta “melone”) e viene istruito in uno spettacolo di strip da Manuel spogliarellista lampadato e sudatissimo con Porsche e casa in centro a Perugia, che mette la lingua in bocca alle ragazze che in discoteca gli passano accanto. Poi in questo baillame sbucano personaggi feliniani: il Conte Giovanneli, il rapper barbuto Er Gitano fidanzato di Marika, altra popputa cubista, la stessa Cicogna narratrice spaesata. Cose straviste a Stracult e perfino al Grande Fratello. In più, giustamente, Codacons e gay si sono alterati per le frasi omofobe « Manuel è effeminato, sembrava un ricchione, non ho niente contro i ricchioni, ma hanno fatto bene a urlargli frocio». Tamarreide è un programma che incute tristezza. Cerca d’inventare dialoghi fantasiosi sull’ orgoglio del coatto esistente solo nella testa di autori intellettuali e snob verso le masse. «Il vero tamarro non pensa di esserlo», è l’unica frase condivisibile. E il fatto che lo si debba rendere consapevole facendogli balenare l’illusione del successo da reality è un esercizio di rara brutalità.