tremenza

Io e il Blockbuster

Alessandra Menzani

Non avevo ancora la patente. Quando ha aperto il Blockbuster a Piacenza ero al liceo ed era circa la metà degli anni Novanta. Andavo con il motorino (tutti avevano il Sì o il Booster, io l'Atala Green, lasciamo perdere) e andavo là tutte le sere tra quegli scaffali delle meraviglie. Più o meno è da quel periodo che ho inizato a sapere tutto di cinema e degli attori, se non altro a livello enciclopedico. Non ricordo il primo film che ho preso ma ricordo bene che avrebbero dovuto regalarmi una tessera di platino vista la mia fedeltà. Ricordo anche che a volte dovevo saltare un mese perché avevo già visto tutti i film. Le code alla cassa erano abbastanza insopportabili ma erano vicino al frigorifero Haagen Dazs (il migliore: al cioccolato belga) e quindi pazienza. Tra quegli scaffali ho anche fatto uno dei primi approcci con il mio primo fidanzato. Bei momenti. E' vero: il prezzo dei film a noleggio, talvolta, era un furto. Ho collezionato talmente tanti ritardi, soprattutto una volta arrivata a Milano, che mi è toccato cambiare Blockbuster ogni sera. Ci è mancato poco che cambiassi comune. Una volta mi sono trovata un salasso da 60 euro (forse era un mio ex che si era dimenticato di portare indietro la cassetta o il dvd). Era un po' che non ci andavo, ma sapere che non esiste più, a me, fa un effetto che potrebbe essere paragonabile alla tristezza dei frequentatori del Club 54 quando il locale fu chiuso. Era il mio luogo felice, come per Holly Golightly Tiffany della Quinta, lì le paturnie sparivano. Beh, ti ho voluto bene.