Sfide e preoccupazioni

Le regole della bellezza (spiegate dallo specialista)

Quali sono le sfide e le preoccupazioni connesse all'influenza dei social media sull'aumento delle richieste di interventi di medicina estetica, specialmente tra i giovani?  Il ruolo distorto dei filtri nell'alterare l'aspetto fisico e renderlo perfetto può avere conseguenze negative?  Ce lo spiega il Dr. Paolo Santanchè, Specialista in chirurgia plastica a Milano e Torino.

Quali sono le principali preoccupazioni riguardo al rapporto tra l'influenza dei social  media e l'aumento delle richieste stravaganti di interventi di medicina estetica, in particolare da parte dei giovani?

Effettivamente sono i giovani quelli che subiscono le influenze negative dei media, in particolare dei cosiddetti influencer e dell’uso e abuso dei filtri. Perché sono proprio i filtri che snaturano i lineamenti, creando la falsa aspettativa di poter diventare realmente come l’immagine filtrata, senza neanche la necessità di un po’ di maquillage. Ormai i dipendenti da computer, smartphone e social media, la propria immagine non è neanche più quella riflessa dallo specchio, ma quella ripresa dalla microcamera del device, immagine che non può reggere il confronto con l’effetto filtro. Questo può portare quindi le persone con un equilibrio non ancora stabilmente strutturato, i giovani per lo più, a richiedere trattamenti che avvicinino la loro immagine a quella irreale e caricaturale rimandata dal filtro. 

Le informazioni su procedure estetiche divulgate tramite i social media stanno influenzando la consulenza medica e l'immagine della medicina estetica?

Innanzitutto facciamo un distinguo tra la medicina estetica e la chirurgia estetica. In un mondo perfetto la chirurgia estetica dovrebbe mirare a risolvere i problemi di benessere psicofisico dei pazienti che non riescono a convivere serenamente con un difetto o un aspetto della loro immagine che non accettano e non sentono come un’armonica parte si sé. La medicina estetica dovrebbe curare la salute e l’estetica della superficie cutanea mantenendola fresca e luminosa e attenuando i primi segni d’invecchiamento. In questo mondo reale la chirurgia estetica, che è una branca della chirurgia plastica, è in buona parte caduta in mano ai sedicenti “chirurghi estetici”, titolo che legalmente è esclusivo appannaggio degli specialisti in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, che senza specializzazione e con competenze limitate o approssimative, si avventurano nella difficile arte della chirurgia estetica, non per vocazione, ma per business. La medicina estetica, che di per se stessa come specializzazione non esiste, è diventata una terra di nessuno in cui spesso personaggi senza arte né parte si propongono come grandi specialisti che, pur con mezzi scarsi e spesso inefficaci, millantano risultati di qualità chirurgica.Tutto questo bailamme è stato enormemente favorito da tre fattori. Il primo è che in Italia il diploma di specializzazione è richiesto solamente per i medici anestesisti e radioterapisti. Nessuna specializzazione è obbligatoria per cardiochirurghi, neurochirurghi e chirurghi plastici. Il secondo è relativo alla legge Bersani che ha consentito una pubblicità scriteriata. Terzo: le leggi che esistono e che comunque regolamentano l’utilizzo dei titoli accademici, non vengono fatte rispettare.  La grande richiesta di prestazioni estetiche e la grande concorrenza derivante dal vasto numero di medici che si propongono, spesso senza qualifiche e competenze, ha fatto sì che ormai molti si dimentichino di essere veri medici, che si prendono cura del benessere dei pazienti e che si impegnano a trovare la giusta soluzione ai problemi delle persone che a essi si affidano, e che invece si piegano a qualsiasi richiesta pur di fare cassa. 

Quali sono le conseguenze negative evidenziate dall'eccessiva enfasi sui canoni estetici proposti dai social media?

Le conseguenze negative sono sostanzialmente legate al fatto che i canoni proposti spesso non si ispirano ad armonia e buon gusto, bensì frequentemente enfatizzano aspetti caricaturali e talvolta grotteschi. Fino a un po’ di anni fa, prima del dilagare di social media che hanno dato voce a molti personaggi senz’arte né parte, i pazienti della chirurgia estetica avevano maturato la consapevolezza, con quello che era una volta il buon gusto italiano, che gli eccessi non erano desiderabili e che l’armonia e la naturalezza erano il risultato da perseguire. La cattiva informazione e il cattivo esempio, che purtroppo mietono vittime soprattutto tra i più giovani, hanno stravolto questi criteri. Vediamo personaggi famosi stravolti nella loro bellezza dai fillers. 

Perché si continua a colpevolizzare la chirurgia estetica e non il cattivo uso dei fillers?

Questo fenomeno è esclusivamente colpa della comunicazione. Bisogna essere specializzati di estetica per scrivere articoli dove si fa un distinguo tra un filler e un intervento chirurgico. Inoltre paragonare immagini di attori paparazzati per strada a foto di studio photoshoppate non ha senso. È ovvio che chiunque nella vita di tutti i giorni è meno fotogenico rispetto ad una foto in studio magari ritoccata.

Quale dovrebbe essere l'approccio corretto nei confronti della chirurgia estetica?

La chirurgia estetica deve essere prima di tutto una terapia, una cura, non di una malattia del corpo, bensì di quello stato d’animo, di quel disagio di cui soffrono le persone afflitte da un complesso. Cos’è un complesso? È quella condizione che porta una persona a confrontarsi con gli altri solo o soprattutto attraverso un certo particolare, una caratteristica, chiamata, a seconda dei criteri estetici del luogo o del momento, “difetto” e a sentirsi inferiori a chi quel difetto non ce l’ha. Questo è il compito della chirurgia estetica: il risultato non deve essere il fine sic et simpliciter, ma il mezzo per raggiungere il benessere del paziente. Ecco perché il chirurgo plastico deve scandagliare a fondo le motivazioni e le aspettative del paziente, perché non sempre il paziente riesce a correlare le sue richieste e i risultati.
E se le aspettative non vengono soddisfatte, anche se l’intervento è tecnicamente corretto, il nostro obbiettivo, cioè il benessere del paziente, non sarà raggiunto. Il mio maestro ai tempi della scuola di specializzazione diceva: “Il chirurgo plastico è uno psichiatra col bisturi”. 

Quali nuove forme di trattamenti estetici o di correzione del corpo stanno emergendo e in che modo stanno cambiando i trend nel campo della medicina estetica?

Per quanto riguarda la medicina estetica, intesa come l’attività dei cosiddetti medici estetici attuali (ad eccezione dell’uso sapiente di tossina botulinica e fillers di cui pochi seri professionisti sanno fare uso), sono orripilato dalla maggior parte dei trattamenti che propongono, per cui preferisco non addentrarmi ulteriormente nell’argomento. Per quanto riguarda la chirurgia plastica estetica, ci sono i seri professionisti preparati che perseguono il benessere e la soddisfazione dei pazienti con risultati armonici e naturali, al contrario di quelli che ragionano con marketing e convenienza personale, che si preoccupano solamente di riuscire a vendere qualsivoglia prestazione al paziente. 

Il filler alle labbra sta diventando un must tra le giovani. Lei è favorevole a questo trattamento e cosa bisogna valutare per procedere a questo trattamento?

Le labbra hanno un’estetica legata a molteplici fattori e proporzioni che non sono semplici da valutare e spesso conducono a risultati grotteschi. Purtroppo, anche i medici sono presi un po’ tra l’incudine e il martello, perché, se rifiutano una correzione che ritengono non idonea, la paziente troverà senza difficoltà un altro che la farà. In quanto non tutti sono disposti a perdere una paziente, anche se è una paziente con cui non hanno feeling e armonia di vedute. Il bravo chirurgo non si giudica solo da quello che fa, ma anche da ciò da cui si astiene. Quindi bisogna sempre affidarsi a un professionista preparato e che sa anche dire di no. E comunque mai esagerare. 

Cosa consiglia a chi decide di sottoporsi a un qualunque intervento estetico?

Per quanto riguarda le motivazioni, è importante chiedersi se l’intervento è realmente mirato a risolvere un complesso, a modificare un aspetto del corpo con cui non si riesce a convivere serenamente, oppure se è frutto di una moda passeggera o dell’influenza tossica del web che spesso induce a volere cose di cui non si ha assolutamente bisogno. La chirurgia è sempre una cosa seria e deve essere utilizzata quando nessuna alternativa potrà dare lo stesso risultato. Se va fatta, va fatta bene, secondo lo stato dell’arte: in chirurgia le scorciatoie sono il mezzo più veloce per andare nel posto sbagliato. Per quanto riguarda la realizzazione, bisogna rivolgersi a un professionista intellettualmente onesto e preparato. La prima cosa da fare è confrontare i titoli esposti sul suo sito con i dati dell’ordine dei medici (www.fnomceo.it  anagrafica). Solo chi è realmente specialista in chirurgia plastica può definirsi “chirurgo plastico” o “chirurgo estetico”. Chi millanta una specializzazione che non ha è passibile di espulsione dall’ordine dei medici. La prima visita è importante, in quanto è il momento topico in cui si analizza il problema e si imposta la soluzione ideale, il momento della diagnosi e della terapia, non l’occasione di vendita di una prestazione. Durante la visita tutto dovrà essere chiesto e tutto dovrà essere spiegato, soprattutto i limiti e i lati negativi; quelli positivi il paziente già se li immagina. Le fotografie che il chirurgo vi fa vedere non sono il campionario, servono soprattutto a capire i possibili risultati e se si è in sintonia di gusto estetico. Come direbbe George Clooney: no feeling, no surgery!