"Chiedilo a papà..."
La pericolosa manipolazione dei figli da parte dei genitori separati
“Chiedilo a tuo padre perché ci ha lasciato soli”
“E’ colpa di tua madre se ci siamo separati perché lei ha un altro uomo”
“Se domani vuoi venire al parco con la mamma, diciamo a papà che hai l’influenza”
Queste sono alcune delle frasi, peraltro le meno cattive, con le quali si manifesta quell’odioso (ma dilagante) coinvolgimento dei figli nel conflitto genitoriale. Troppo spesso capita che, tra una rivendicazione economica e una richiesta di addebito, i più piccoli vengono coinvolti – rectius travolti – dalle pericolose dinamiche che una storia d’amore lascia dietro di sé quando finisce.
I minori, inconsapevolmente, diventano da spettatori ad attori protagonisti. Costretti a portare sulle loro spalle (deboli e innocenti) il peso del conflitto di lealtà. Costretti, in altre parole, a scegliere da quale parte stare, quale genitore difendere e a favore del quale mentire.
Queste dinamiche costituiscono un vero e proprio - spesso impunito - abuso genitoriale che trova le sue fondamenta e la sua ragion d’essere nell’odio e nel rancore nei confronti dell’ex partner. I genitori, infatti, troppo spesso sono accecati dall’odio che non fa capir loro che chi, davvero, sta soffrendo – ingiustamente – sono proprio i minori che non hanno né i mezzi né le armi per difendersi.
Il comportamento genitoriale descritto fa sì che il minore si schieri dalla parte della mamma o del papà e si allontani emotivamente, moralmente e fisicamente dall’altro. Portando, in questo modo, un genitore a essere del tutto emarginato e completamente estromesso dall’ormai acclamato e consolidato diritto alla bigenitorialità. Questa situazione è stata definita P.A.S., acronimo di “sindrome da alienazione parentale”. Invero, l’esistenza di questa sindrome è stata esclusa da parte della Corte di Cassazione che ha affermato non ci sono certezze scientifiche sulla relativa diagnosi. La sindrome, infatti, non è riconosciuta né dal Ministero della Salute, né dall’Istituto superiore della sanità, né dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Naturalmente, pur non potendo definire i comportamenti genitoriali sopra descritti come una vera e propria sindrome, non si può negare che alcuni genitori pongano in essere condotte manipolatorie proprio sui loro bambini e sulla loro fragile psiche.
In ogni caso, poiché il Giudice possa riconoscere la sussistenza di questa manipolazione e strumentalizzazione dei più piccoli, è indispensabile l’esistenza di due elementi essenziali che devono essere correlati tra loro. Il primo è l’“arruolamento” del figlio dalla parte della mamma o del papà e il convincimento del più piccolo che l’altro genitore sia malvagio o disinteressato al bene del minore. Il secondo elemento è la conseguente adesione acritica del figlio alla posizione del genitore colpevole di manipolazione. Il bambino diventa così connivente, sentendosi investito del dovere di difendere il genitore dalla parte del quale si è schierato, combattendo una battaglia (che, in realtà, non dovrebbe essere la sua). Questi elementi, secondo la più recente giurisprudenza, devono essere provati in giudizio proprio dal genitore che ha subìto l’emarginazione e che è estromesso dalla vita, dalla crescita e dalle scelte del minore (a causa dei comportamenti dell’altro genitore, prima, e dell’adesione del bambino, dopo).
Questo pericoloso fenomeno di manipolazione e strumentalizzazione dei minori non fa distinzione di estrazione sociale, titolo di studio, provenienza geografica, età dei bambini, momento storico, ecc.
Il massimo comune denominatore è costituito da genitori troppo coinvolti e guidati dall’odio reciproco per ricordarsi delle proprie responsabilità nei confronti dei minori. Per questo, non si accorgono delle ferite incurabili che con il loro comportamento e le loro scelte infliggono ai bambini. Ferite causate proprio da chi dice di “agire nell’interesse” dei minori. Ferite profonde che, purtroppo, non guariranno neanche quando mamma e papà avranno consumato la vendetta usando come armi i figli.
di avv. Marzia Coppola
marzia.coppola@abdp.it
Studio legale Bernardini de Pace