Serie A

Il Napoli fa paura perché vince senza brillare

Luciano Moggi

C’è gente che continua a dire che il calcio è cambiato e siccome secondo noi il bel giocare dipende dai piedi di chi calcia il pallone, non riusciamo a capire dove sia cambiato se non nella qualità di chi va in campo. Qualità che attualmente scarseggia. Lo chiamano antico quello di una volta e noi rispondiamo che il calcio antico vinceva il titolo mondiale con la nazionale nel 2006, da quando è diventato moderno non ci siamo qualificati per due volte ai mondiali, eliminati prima dalla Svezia e successivamente dalla Macedonia. Per cui se il calcio moderno dà questi risultati, meglio allora il calcio antico con i campioni di quel tempo.

Di “nuovo” c’è magari l’intasamento di tante, troppe partite per prendere più diritti televisivi, anche a costo di minare la salute degli atleti. E mancano i campioni di una volta che si divertivano a divertire gli spettatori presenti negli stadi. Il nostro campionato che era il più bello del mondo adesso è appena il terzo. E gli acquirenti dei diritti televisivi che si accapigliavano per assicurarseli, adesso si associano per pagarli meno. Al momento, a renderlo meno noioso ci pensano Napoli, Inter, Atalanta, Lazio e Milan (nonostante quest’ultimo abbia molte pause di rendimento) guidate dai cosiddetti allenatori longevi, mentre Juve (Motta) e Fiorentina(Palladino), che cavalcano il “nuovo”, cercano di inserirsi nella lotta. Antonio Conte, approdato quest’anno al Napoli, sta guidando la classifica con la sua squadra che nella giornata, pur senza incantare, andava a vincere a casa del Toro 1-0, mantenendo saldo il comando della classifica.

Fiorentina-Inter veniva sospesa causa il malore occorso al giocatore toscano Bove, al quale facciamo i nostri migliori auguri di pronta guarigione. Per cui a data da destinarsi si scoprirà il valore della Fiorentina, sicuramente quando dovrà confrontarsi con l’Inter. Comunque fino ad ora la squadra di Palladino ha dimostrato di essere competitiva. Il Milan, in ritardo rispetto alle prime, dava segni di ritrovata condizione e autostima battendo a San Siro l’Empoli,3-0, giovandosi dell’apporto ritrovato di Theo Hernandez e Leao. Evidentemente la vittoria in Champions contro il Real Madrid ha ridestato i due dal sonno che li aveva colpiti da tempo. Migliore in campo l’olandese Reijnders autore di una doppietta. A Lecce ancora un pari della Juve, 1-1, e sono otto. La squadra di Motta andava in vantaggio con un tiro di Cambiaso, deviato da Gaspar, che ingannava il portiere Falcone. Giocava bene nella prima parte della gara, meno nella seconda dove subiva il forcing della squadra di Giampaolo alla ricerca del pareggio che coglieva con Rebic al 93’. La Juve dava la netta sensazione di accusare stanchezza dovuta probabilmente ai molteplici impegni portati avanti con una rosa ristretta per i tanti infortunati. Giocava però contro una squadra, il Lecce, che aveva segnato 7 gol e subiti 22; che aveva perso 7 partite e pareggiate 4, e avrebbe dovuto vincere anche perché il valore dei singoli giocatori, anche le stesse riserve, è sicuramente superiore a quello dei salentini. Così non è stato. E gli atleti leccesi, credendoci fino alla fine, sono riusciti a pareggiare nonostante le molteplici parate di Perin, uno dei migliori in campo. Sicuramente avrà influito negativamente la poca creatività offensiva e forse anche il lento possesso palla che ha finito per addormentare più la Juventus degli avversari. La Lazio che in settimana pareggiava a Roma contro il Ludogorets per l’Europa League, andava a perdere a Parma, 3-1, in entrambe le gare risentiva della mancanza di Tavares più che della forza degli avversari.