Il pallone di Luciano
Osimhen è unico. E senza di lui il Napoli di Spalletti non gira...
Dopo la qualificazione ai quarti di Champions, l’Inter si è dissolta. Con la 28esima giornata di campionato si è concretizzata la sua decima sconfitta: 0-1 a S.Siro con la Fiorentina. In precedenza aveva perso in casa con la Juve (0-1) e, prima ancora, al Picco con lo Spezia (2-1), collezionando zero punti nelle ultime tre partite. Troppe le sconfitte dei nerazzurri per assolvere mister Inzaghi. Anche se, contro la Fiorentina, la squadra non meritava di perdere perché tante sono state le occasioni sprecate, soprattutto da Lukaku (spesso a tu per tu con Terracciano), a cui si è aggiunto anche il palo di Barella a portiere battuto.
Ad onor del vero va detto però che l’Inter non si sarebbe meritata di vincere perché i viola l’avevano affrontata senza paura, pressando alti, e avevano avuto sempre buon gioco contro l’inedito duo di attacco interista Lukaku-Correa. E, ancor prima di andare in vantaggio, aveva avuto buone occasioni specialmente con Saponara, ispirato da un eccellente Bonaventura che, oltre a frenare le iniziative di Brozovic, ha spaziato a centrocampo e nella trequarti fino a segnare il gol vittoria. La Fiorentina cercherà adesso di proseguire nella sua serie positiva, mentre l’Inter deve fronteggiare il momento negativo che dura da troppo tempo, magari ricominciando a vincere già da stasera all’Allianz in Coppa Italia contro la Juve.
Juve che ha battuto 1-0 il Verona (Kean) “di corto muso”, come è solito dire Allegri, con pochi tiri in porta e trame di gioco non in linea con la serie positiva che dura da tempo e che ha portato i bianconeri a -6 dalla quinta classificata nonostante i 15 punti di penalizzazione. La Roma intanto ha superato 3-0 la Samp all’Olimpico segnando tutti i gol nella ripresa. Wijnaldum, il migliore in campo, ha sbloccato il risultato e si è procurato anche il rigore trasformato da Dybala per il 2-0, dopo di che El Shaarawy ha fissato il risultato sul 3-0. I giallorossi hanno così raggiunto l’Inter al quarto posto. Continua anche la serie positiva della Lazio che ha vinto 2-0 a Monza con reti di Pedro e Milinkovic, rafforzando il secondo posto e tenendo a distanza di quattro punti il Milan.
E per finire lo scontro clou di giornata tra Napoli e Milan, finito 4-0 a favore dei rossoneri. Su Libero di venerdì, presentando le partite della giornata, avevamo previsto un rallentamento del Napoli ormai in odore di tricolore, contro il Milan che arrivava invece al Maradona per difendere il titolo dello scorso anno. Le differenti motivazioni, ma soprattutto la mancanza di Osimhen, ci avevano spinto a tali considerazioni. Anche perché il nigeriano attualmente rappresenta l’imprevedibilità, che è la forza principale del Napoli, oltretutto condita dai 21 gol realizzati. Osimhen incute timore al solo vederlo in campo e viene fatto marcare spesso da due, se non tre difensori costringendo la squadra avversaria a stare raccolta in difesa per evitare di subire gol.
Sei compagni mandano la palla lunga, lui in qualche modo l‘arpiona, la sa trattenere facendo salire la squadra e segna o fa segnare; se gli mandano i palloni dalle fasce è imbattibile di testa per la sua grande elevazione; con il pallone tra i piedi manda al manicomio gli avversari con finte e controfinte che creano tra l’altro ampi corridoi dove si inserisce spesso Kvaratskhelia con le sue sgasate che, se non creano gol, quantomeno generano panico. Se non è successo niente di tutto questo con il Milan è perché al georgiano è venuta a mancare la spalla Osimhen a renderlo incisivo. E quando manca il nigeriano anche la squadra rende meno e da imbattibile, con lui in campo, in sua assenza diventa soltanto una buona squadra e se ne avvantaggiano gli avversari: è quello che avevamo previsto ed è quello che è successo in Napoli-Milan.