Il pallone di Luciano
Max Allegri? Malgrado le ingiustizie, la sua Juve non muore mai
Che il Napoli sia il più forte non ci sono dubbi. Ha il capocannoniere Osimhen con 13 gol, ha il migliore attacco con 46 gol e la migliore difesa con 14 gol subiti. Non solo. È campione d’inverno con 50 punti - record che potrebbe far ipotizzare 100 punti alla fine del torneo e si è creato l’aureola dell’imbattibilità mettendo timore a chiunque lo incontri. Con la Salernitana la squadra di Spalletti ha avuto il 75% di possesso palla mettendo ai paletti la squadra di Nicola, tutta rintanata negli ultimi 30 metri nel tentativo di chiudere le porte d’ingresso della propria area con lo scopo di tenere più lontano possibile Osimhen da Ochoa. L’intasamento delle linee ha costretto infatti il Napoli ad un possesso palla prolungato per tutto il primo tempo per cercare di conquistare lo spazio. E solo al 47’ Anguissa, venuto abilmente fuori dall’uno-due sul diretto avversario, ha servito Di Lorenzo che ha battuto imparabilmente il portiere salernitano. Poi tutti negli spogliatoi per l’intervallo e al rientro Osimhen, al 48’, ha raddoppiato riprendendo una palla respinta dal palo su tiro di Elmas: con 13 reti ha consolidato la sua posizione di capocannoniere.
Al Picco la Roma ha battuto lo Spezia 2-0, conquistando il terzo posto della classifica ed entrando di diritto in lotta per la Champions, approfittando ovviamente della penalizzazione della Juve. Una squadra sorniona quella di Mou, che è partita dal basso per non correre rischi contro uno Spezia all’inizio baldanzoso. L’ha studiato per un tempo e una volta accortasi che la squadra ligure non aveva armi per pungere, i giallorossi hanno alzato il baricentro creando continui pericoli fino al 45’, quando El Shaarawy ha segnato su assist di Dybala. Al 49’ poi Abraham ha realizzato il 2-0, sempre su assist dell’argentino. A quel punto la Roma ha amministrato la gara facendo possesso palla, con Rui Patricio mai impegnato.
All’Allianz di Torino è finita 3-3 tra una Juve viva come non mai - sicuramente ferita nell’orgoglio dalla penalizzazione di 15 punti appena ricevuta - e l’Atalanta che voleva confermare la bontà del suo impianto dopo gli 8 gol rifilati alla Salernitana in Campionato e i 5 allo Spezia in Coppa Italia. Ne è venuta fuori una contesa spettacolare che, oltre al grande ritmo, ha messo in evidenza giocate di grandi calciatori come Di Maria per i bianconeri e Lookman per bergamaschi. La Juve, punta sull’orgoglio, ha vinto anche i duelli fisici, pressando ferocemente con uno e anche più giocatori. Evidentemente la batosta napoletana e successivamente le traversie societarie hanno fatto compattare questa squadra, dandole anche la forza morale di reagire ad un errore iniziale di Szczesny che al 5’ ha permesso ai nerazzurri di passare in vantaggio con una papera.
Come se nulla fosse successo, la Juve si è riversata a capofitto nella mischia e al 24’ ha pareggiato su rigore (Di Maria) ed è andata addirittura in vantaggio al 34’ con un gol spettacolare di Milik. Nella ripresa poi è successo di tutto: al 46’ l’Atalanta ha pareggiato con Maehle e al 53’ è andata in vantaggio con Lookman. Al 65’ il 3-3 bianconero su punizione calciata da Danilo. Alla fine si potrebbe anche pensare che nessuna delle due squadre sia contenta del pari, anche perché potevano vincere entrambe. Resta il fatto che per l’Atalanta il punto potrà essere importante in ottica qualificazione Champions, mentre per la Juve potrà essere il segno di chi non muore mai nonostante le ingiustizie che vengono perpetrate troppo spesso a suo danno. Al Franchi, in una sorta di spareggio per il settimo posto, il Toro ha battuto 1-0 la Fiorentina (Miranchuk al 33’). Per l’Inter, in 10 per l’espulsione di Skriniar a fine primo tempo, brutta sconfitta (0-1) in casa con l’Empoli.