Fabbrica d'odio

Basta odio nel calcio: abbassiamo i toni e torniamo agli sfottò

Inconcepibile ma vero: il calcio è una fabbrica che genera odio tra le fazioni contrapposte. Eppure era nato per favorire l'ironia tra vincitori e perdenti, quando era un vero sport di intrattenimento. Adesso, diventato un vero e proprio business economico, ha trasformato l'humour di un tempo in odio viscerale. E ogni qualvolta c'è da assegnare un trofeo, il dopo partita della squadra soccombente è costellato di ingiurie verso i vincitori oltre ad accurate verifiche, con lente di ingrandimento, ovviamente alla ricerca delle malefatte del colpevole della sconfitta, che in genere è l'arbitro e mai la supremazia di una squadra sull'altra. Succede in Italia, è successo dopo Juve-Inter, finale di Coppa Italia vinta dai nerazzurri 4-2. E anche questa volta la palma del principale indiziato è toccata all'arbitro Valeri, reo di aver favorito la vittoria dell'Inter con alcune sue decisioni: sicuramente e soprattutto in occasione della mancata espulsione dell'interista Brozovic, contravvenendo ad un preciso disposto del regolamento arbitrale. Tant' è che anche noi abbiamo stigmatizzato la decisione di Valeri, che ha condizionato non poco la Juve e favorito molto l'Inter, ma il nostro pensiero correva sul filo di una sbaglio arbitrale, alla stessa stregua degli sbagli che può commettere un giocatore in campo, senza essere minimamente sfiorati dal pensiero che potesse trattarsi di malafede, come invece è affiorato sui social nell'immediato dopo partita.

Considerando che, per questo motivo, in passato sono nate risse che hanno portato i contendenti a colpire senza esclusione di colpi, oltre ad essere state sacrificate persone sull'altare di processi inesistenti le cui sentenze non hanno rilevato alcun reato, noi ci facciamo portatori di un cambiamento di pensiero, affinché lo stadio possa tornare ad essere un luogo di sfottò e non un generatore di odio, dove le famiglie possano tornare a portare i propri figli senza timore dei disordini e vivere una serata di sano sport. Di questa giornata ci piace citare lo spettacolo di pubblico che ha riempito l'Olimpico, la coreografia, oltre naturalmente alla lotta tra le due squadre che si sono contese il trofeo.

Per quanto riguarda il campionato, invece, a due giornate dalla fine non c'è ancora nulla di chiaro su chi possa vince e su chi possa andare in E-League e in Conference, mentre in zona retrocessione è già finita solo per il Venezia, ma tutto è da decidere tra Cagliari, Salernitana e Genoa. Si sarebbe potuta considerare quasi salva la Salernitana se Perotti, ieri al Castellani, non si fosse fatto parare il rigore che avrebbe consentito il vantaggio sull'Empoli per 2-1. Adesso invece, oltre a dipendere dai risultati odierni di Cagliari e Genoa, la squadra di Nicola potrebbe anche doversi difendere dalle insidie dell'Udinese all'ultima giornata.

In testa prosegue la lotta tra Milan e Inter. I rossoneri dovranno vedersela a S.Siro con l'Atalanta, più forte fuori casa che in casa: sono avvisati. Oltretutto la Dea fa parte di un terzetto, assieme a Fiorentina e Roma, che a quota 59 punti sta inseguendo la Lazio a 62 nella lotta per la qualificarsi in E-League e Conference.

Non le mancheranno quindi le motivazioni per cercare addirittura la vittoria, anche se a noi, soprattutto dopo aver visto all'opera i rossoneri a Verona, non ci sembra facile sottometterli, nè riteniamo l'attuale Atalanta in grado di poterlo fare. Sull'onda dell'entusiasmo si potrebbe prevedere addirittura una vittoria dei milanisti o quanto meno un pari che rimanderebbe di una giornata l'assegnazione del titolo, supposto che l'Inter, dopo aver trionfato in Coppa Italia, vada a vincere anche a Cagliari (e ci può stare). La Lazio a Torino sfiderà la Juve ormai in disarmo essendo arrivata da tempo alla qualificazione Champions.