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Luciano Moggi: Lazio, fine corsa scudetto. "Che cos'ha fregato Simone Inzaghi"

Luciano Moggi

L'avevamo definito campionato anomalo e tale sembra essere. Giocando ogni tre giorni le squadre ottengono risultati che spesso vanno in conflitto con quanto di buono era successo qualche ora prima. È il caso dell'Inter che, subito dopo il 6-0 inflitto al Brescia, perde 1-2 a San Siro col Bologna, nonostante un buon primo tempo in cui, dopo l'1-0 di Lukaku, poteva raddoppiare se Martinez non si fosse fatto parare un rigore. Del secondo tempo meglio non parlare perché il Bologna, nonostante l'inferiorità per l'espulsione di Soriano, prima pareggia con Juwara e poi va in vantaggio con Barrow. Domani i nerazzurri dovranno vincere a Verona se non vogliono perdere il terzo posto, insediato a un solo punto dall'Atalanta che, dopo aver vinto anche a Cagliari, riceve in casa la Sampdoria. Ma c'è di più: il Milan, che a Ferrara contro la Spal (ormai sull'orlo della retrocessione) aveva rischiato di perdere se un autogol di Vicari, proprio in extremis, non avesse riportato il confronto sul 2-2, dopo solo tre giorni va a strapazzare la Lazio addirittura all'Olimpico. Il caldo la fa insomma da padrone, la stanchezza e gli infortuni muscolari ne sono una diretta conseguenza, per cui i risultati spesso non rispecchiano i valori in campo e i ricambi assumono importanza rilevante. Ed è proprio in previsione di questo aspetto che avevamo scritto, a suo tempo, come i cinque cambi avrebbero favorito la Juve, le cui riserve non fanno rimpiangere i titolari. Per gli altri non è così e ce ne ha dato un esempio la Lazio che, dopo essere andata a vincere in trasferta col Toro con la formazione quasi al completo (1-2), dopo qualche giorno, costretta a giocare senza l'intero attacco, veniva massacrata in casa dal Milan. La Lazio, per sostituire Immobile, Caicedo e Leiva (non al massimo perché reduce da intervento al menisco), non aveva ricambi all'altezza: ecco spiegato il perché dello 0-3. Questo è il motivo per cui il campionato mette da parte una protagonista che, oltretutto, spalanca alla Juve la porta per la corsa finale. A suo tempo avevamo anche scritto che la Lazio, almeno fino alla temporanea chiusura per Covid, aveva fatto i miracoli finendo seconda in classifica ad un solo punto dalla Juve, ma avevamo fatto presente che era l'unica squadra dei quartieri alti a non avere impegni settimanali di coppe. E non è di poco conto pensare di preparare una sola partita alla settimana, facendo allenamenti mirati per l'avversario di turno. Proprio per questo non abbiamo capito il grande impegno di Lotito per far ripartire il campionato senza tener conto di tutte le varianti sopra descritte. Il presidente biancoceleste, probabilmente, non aveva pensato che anche la sua Lazio avrebbe dovuto giocare ogni tre giorni, perdendo cosi il vantaggio della sola partita settimanale, e pensava di poter competere con i bianconeri, sottovalutando però che alla Juve, quando manca Dybala, c'è pronto Higuain, se non c'è Higuain può giocare Douglas Costa e in mancanza di entrambi Bernardeschi. E la stessa scelta c'è anche negli altri ruoli. Comunque mancano otto giornate alla fine e può succedere ancora di tutto: quello di stasera potrebbe essere un turno favorevole ai laziali che vanno a Lecce. Sicuramente più difficile, ma possibile, il compito dei bianconeri che, reduci dal successo del derby (4-1) e pur senza gli squalificati Dybala e De Ligt, andranno a San Siro contro un Milan ringalluzzito dai tre gol rifilati alla Lazio e con Ibrahimovic in campo. La Roma deve fare i conti con la terza sconfitta consecutiva: al San Paolo il Napoli vince 2-1, agguanta i giallorossi e ritrova l'autostima che aveva visto vacillare dopo il ko con l'Atalanta. Gli azzurri dovranno ora confermarsi in trasferta col Genoa, mentre la Roma dovrà tentare il tutto per tutto all'Olimpico col Parma.