La riforma

Autonomia Differenziata: un'opportunità per l'Italia, non una minaccia

Negli ultimi mesi, il dibattito sull'autonomia differenziata ha generato numerose polemiche, soprattutto riguardo ai timori che questa riforma possa penalizzare il Sud rispetto al Nord, rischiando di spaccare ulteriormente l'Italia.  Personalmente, ritengo che queste preoccupazioni siano infondate. Provenendo da una regione divisa in due province autonome, ho potuto osservare in prima persona come l'autonomia sia un bene per il territorio. Noi, in Trentino, con i soldi delle nostre tasse, siamo riusciti a sovraintendere praticamente a tutti i settori con grande efficacia, dimostrando che una gestione locale delle risorse può portare a risultati straordinari.

Autonomia differenziata significa responsabilizzare la politica locale. I politici, dovendo garantire una buona amministrazione per ottenere il consenso dei cittadini, sono incentivati a fare scelte oculate e ad evitare sprechi.  Questo è esattamente ciò che è accaduto in Trentino: da noi vengono spese sul territorio circa l’80% delle tasse versate dai cittadini, il restante va allo Stato che li utilizza per ambiti quali la sicurezza, l’esercito, il debito pubblico, ma le altre competenze vengono gestite localmente e pagate con le nostre imposte. Lo Stato non ci dà praticamente nulla, siamo noi a dare allo Stato.
È da tener presente che questo modello è stato scelto quando il Trentino era povero, con un reddito medio pro capite tra i più bassi d’Italia e per questo era terra di emigrazione; è stato proprio il modello di gestione autonoma delle proprie risorse a permettere lo sviluppo e il benessere diffuso che si hanno oggigiorno.

Io ritengo che l'intero Paese potrebbe beneficiare da un modello simile, perché invoglierebbe le amministrazioni locali ad utilizzare in modo più consapevole e mirato i fondi disponibili, proprio come si sta facendo da anni in Trentino e in Alto Adige. Banalmente, se i soldi sono tuoi e li usi per te stesso, starai sicuramente più attento a spenderli bene e magari anche a guadagnarne di più proprio perché quelle risorse ti consentiranno di migliorare qualcosa della tua vita quotidiana. 

Va sottolineato, comunque, che la legge appena varata è soltanto procedurale ed attua la riforma del Titolo V della Costituzione risalente al 2001 - governo Prodi.  L’autonomia differenziata, per altro, non è un obbligo, ma un’opportunità, ossia quella di permettere alle regioni di richiedere maggiore indipendenza in alcuni settori. È una possibilità in più, non un'imposizione. Questa flessibilità è uno degli aspetti più importanti della riforma e permette alle regioni di scegliere il proprio percorso in base alle proprie specificità e necessità. Ciò che fa sollevare maggiori critiche alla legge riguarda la sanità, in quanto c’è chi ritiene che le disparità tra sud e nord verranno accentuate.

Faccio delle considerazioni: innanzitutto se è vero che l'attuale gestione del sistema sanitario presenta numerosi problemi e inefficienze, persistere su questo modello non è certo il modo per migliorare la situazione. In secondo luogo, sperimentare una nuova soluzione che obbliga le amministrazioni locali a rendersi più efficienti e in qualche misura a competere con quelle delle altre regioni, potrebbe proprio essere la chiave di volta. 

La vera problematica, a mio avviso, potrebbe essere quella di riuscire a garantire i Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP), necessari per richiedere l’autonomia su specifiche materie. I LEP, infatti, necessitano di risorse finanziarie che devono essere date dallo Stato alle regioni, il quale potrebbe avere difficoltà a reperirle. Tuttavia, una volta superato questo ostacolo, credo che l'autonomia differenziata possa rappresentare un valore aggiunto anche per il Sud, che non potrà più permettersi di sprecare risorse.

In conclusione, io sono assolutamente a favore dell’autonomia differenziata non solo perché originaria di una provincia a statuto speciale, ma anche perché ho sempre creduto nella meritocrazia e ritengo che la nuova legge porterà proprio a far emergere le capacità e il merito degli amministratori locali.