Netflix

Fenomeno Lupin, se il ladro gentiluomo spopola (come ai vecchi tempi)

Francesco Specchia

Più che il botto, Lupin fa il bottino d’ascolti. Noi, ad essere onesti, si preferiva l’interpretazione di Georges Descrières della comedie francaise: elegantissimo in monocolo e cilindro, morbido d’eloquio e  di mano, astutissimo nei mille travestimenti, vaporoso fantasma letterario che attraversava la Rai in biancoenero degli anni 70. Ma quello era l'Arsenio Lupin romanzesco di Maurice Leblanc, l’eroe che carezzava la nostra generazione.

Eppure, ha un suo perché anche il Lupin- dans l’ombre d'Arsene esotico di Netflix, dato in pasto alla generazioni dei nostri figli, interpretato da Omar Sy: la seconda serie, appena in onda, è schizzata al primo posto della top ten della piattaforma mentre gli ascolti tv esplodevano sugli Europei di calcio. La serie di Lupin è stata la più vista di sempre su Netflix basculando tra l’indagine sociale e il thriller sentimentale. Ci sarà un motivo per un tale successo. Il ritorno del ladro gentiluomo nella sua interpretazione contemporanea, parte da un assunto narrativo originale: un immigrato, Assane Diop, vendica il finto suicidio del padre ad opera della famiglia del potente e spregiudicato Hubert Pellegrini, sottraendo a costui quadri e gioielli, lasciandosi ispirare ad ogni furto dal modus operandi dei racconti dell’Arsene Lupin originale. Quindi, la trama s’infittisce di colpi di scena: poliziotti corrotti, razzismo carcerario, il dualismo sentimentale di Assane tra la madre del figlio e l’ex fidanzata ricca (figlia di Hubert), killer e rapimenti, amici leali d’infanzia che organizzano i colpi, inseguimenti tra le campagne francesi zeppe di ville misteriose e filari di Champagne. Nella seconda serie, sempre ambientata tra le strade di Parigi e i paesaggi della suburbia, Assane banalizza un po’ le sue azioni da eroe infallibile “sempre un passo avanti”:  il cattivo viene catturato; il figlio di Lupin sfugge al rogo nel bagagliaio di auto e viene ritrovato dopo essere stato rapito; Lupin stesso riesce a non essere arrestato dalla polizia; il poliziotto appassionato dei romanzi su Lupin si allea con lo stesso Assane. Si sovrappongono alla trama anche flashback del protagonista da adolescente che conosce il primo arresto per il furto di un violino in realtà preso in prestito per il saggio della sua ragazza. La narrazione, qui, un tantino si affievolisce, i personaggi perdono spessore e vengono tagliati con l’accetta da sceneggiatori infiacchiti. Ma la figura etica e inafferrabile del ladro gentiluomo che ruba ai ricchi e aiuta i poveri, esercita un fascino invincibile e torna ad imporsi anche in libreria. Dopo i successi in Francia, infatti, Magazzini Salani da un lato pubblica in Italia, il secondo volume della saga che ha cambiato la vita di Assane nel Lupin Netflix (nella stessa speciale edizione presente all’interno della serie tv, con il testo originale di Maurice Leblanc, in versione integrale e con una nuova traduzione). Dall’altro lato, spopola la riedizione del classico di Leblanc Il segreto della guglia, ossia di un dramma ambientato “al castello del conte de Gesvres dove si gela l’enigma della guglia vuota, un segreto antichissimo che cela tesori dal valore inestimabile, di cui soltanto i re di Francia sembrano essere a conoscenza”, cita la sinossi. Lupin è sempre Lupin. Sia bianco col cilindro, sia nero, sia giallo nella versione nipponica di Lupin III. L’idea di un angelo custode con l’infallibilità degli Avangers e l’allegria di George Clooney rimane un caposaldo dell’immaginario…