Il discorso per il futuro dalla tv
Draghi, un doppio discorso per una pioggia di 248 miliardi di fondi
Se davvero ce la fa, Mario Draghi è il lampo nella notte, una roba fra Roosevelt, l’Abramo biblico e Mandrake. “Per mettere i giovani nella condizione di formare una famiglia dobbiamo rispondere a tre loro richieste: un welfare adeguato, una casa e un lavoro sicuro. Presto un dl per aiutare giovani ad acquistare casa. Sarà possibile contrarre un mutuo senza pagare un anticipo, grazie all'introduzione di una garanzia statale”.
Quando senti il premier in grisaglia e mascherina che sgrana, in diretta tv, prima a Montecitorio e dopo a Palazzo Madama (confondendo per un attimo, solo per un attimo, le plateee) i dettagli del Piano italiano per il Next generation e il Recovery plan che ci salvano il futuro, be’, due sono, i pensieri che ti assalgono. Il primo è: non ce la farà mai a “consegnare alle nuove generazioni un paese più moderno”. Sì, certo Draghi cita, con l'idee di perrcorrerne i passi, il collega Alcide De Gasperi -che più o meno era nelle sue condizioni- nel leggendario discorso del ’43: “L'opera di rinnovamento fallirà, se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno degli uomini disinteressati pronti a faticare e a sacrificarsi per il bene comune”. Sì, certo, Draghi può disporre di 248 miliardi di euro più ulteriori 13 miliardi; e di un Parlamento schierato a favore. Però il suddetto piano, da realizzare nell’arco di sette/quattordici mesi, è tanta roba. Si tratta di 4 grandi riforme e 6 missioni: i progetti -in tutto 135- di riforma di fisco, giustizia, pubblica amministrazione e concorrenza, ma anche lo stop a Quota 100 dal 2022. E le tre priorità trasversali: donne e Sud a cui sono destinati 82 miliardi su 206 miliardi ripartibili; e giovani, come sopraddetto (ai quali vanno pure 1,8 miliardi per incentivare la creazione di nuove imprese per under 35 anni e un assegno unico da 6 miliardi suggerito da anni dal Forum delle Famiglie di Gigi De Palo). Il Pnrr, considerata la pandemia che ha falcidiato soprattutto giovani e donne, ha per Draghi tre obiettivi: “Il primo, con un orizzonte temporale ravvicinato, risiede nel riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica. Abbiamo raggiunto il numero di quasi 120.000 morti”.
Il secondo obiettivo “affronta alcune debolezze che affliggono la nostra economia da decenni: i perduranti divari territoriali, le disparità di genere, la debole crescita della produttività e il basso investimento in capitale umano e fisico”. Il terzo consiste “nel dare impulso a una compiuta transizione ecologica” con 70 miliardi di cui 60 finanziati col Recovery, ossia il 40% dei fondi, la dotazione più cospicua tra le 6 proposte. Il Pnnr, poi, "ha effetti significativi sulle principali variabili economiche: nel 2026 il Pil sarà di circa 3,6 punti percentuali superiore rispetto a uno scenario di riferimento. Ne beneficia anche l'occupazione che sarà più elevata, di 3,2 punti percentuali rispetto allo scenario base nel triennio 2024-2026”, ha precisato il premier. Poi c’è la famiglia: 4,6 miliardi sono dedicati a costruire nuovi asili nido, scuole materne e servizi di educazione; e viene introdotto l’assegno unico, “lo strumento centrale e onnicomprensivo per il sostegno alle famiglie con figli, in sostituzione delle misure frammentarie fino ad oggi vigenti”.
Altra missione essenziale: la “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura. Nel complesso, le risorse destinate qui sono quasi 50 miliardi, di cui 41 finanziate con il Dispositivo Europeo e 8,5 con il Piano complementare nazionale, pari al 27% delle risorse totali del Piano”. Per la Salute, invece, la dotazione è complessivamente di 18,5 miliardi. Infine, tornando al grande rilancio del Mezzogiorno: ecco interventi su economia circolare, transizione ecologica, mobilità sostenibile e tutela del territorio e risorse idriche per 23 miliardi. A cui si accompagna la riforma delle Zone economiche speciali che lascia stimare “che l'incremento complessivo del Pil del Mezzogiorno negli anni 2021-2026 sarà pari a quasi 1,5 volte l'aumento del Pil nazionale”. Applausi da tutti tranne che dai Fratelli d’Italia che lamentano lo scarso coinvolgimento del Parlamento su tutto. Certo, affiora qualche dubbio su le tempistiche di questa rivoluzione draghiana; su Quota 100; sulla riconferma del bonus del 110%. Sulla riforma totale dei tempi della giustizia: meno il 40% nel civile, meno 25% nel penale. Il primo pensiero è: non ce la farà mai.
Il secondo: ma se, poi, alla fine, ce la facesse?...