Telebestiario

Siria Magri, chi è la donna che dall'ombra dirige i tg Mediaset

Francesco Specchia

C’è qualcosa di nuovo, eppur d’antico nella discrezione di Rosa Magri detta Siria, nella sua cocciuta propensione a vivere sotto la cresta dell’onda. E questo nonostante un curriculum mostruoso; e nonostante dimori all’ottavo piano di Mediaset, in un ufficio da superdirettore, accogliendo i viandanti con uno stuoino da scena del crimine americana, la scritta “Don’t Cross The Line” “non superare il limite”.

Eppure, Siria Magri, bergamasca, classe ’62, conosciuta ai più per essere la moglie/alter ego del governatore della Liguria Giovanni Toti, come co-direttore di Videonews (alle dipendenze dirette del Talleyrand di Mediaset Mauro Crippa che l’ha promossa dopo la dipartita di Claudio Brachino) è una delle donne più potenti dell’informazione italiana. Solo che lei non vuole che si sappia troppo. Magri è un caso da studio. Smentisce il fenotipo del giornalista televisivo medio. Alla luce dei riflettori preferisce la penombra della “macchina” , si dice in gergo. Siria leviga, smussa, sussurra, raddrizza le gambe ai cani -e nel giornalismo sono molti- apparecchia i palinsesti informativi e i destini dei conduttori tv. Gestisce la personalità di Barbara D’Urso; ha creato e continua a curare programmi cult come Quarto grado e Quinta colonna; è il deus ex machina di tutti i talk del Biscione che consegna con precisione maniacale ai vari Del Debbio, Nuzzi, Porro, Palombelli. A Quarto grado, soprattutto, la sua tigna nello studiare le ordinanze processuali, sapendone più dei suoi stessi inviati, rasenta l’imbarazzo. Siria è la Grande Madre. Ma elude interviste, blandizie ed encomi. Le uniche dichiarazioni pubbliche le fece quando Toti venne eletto: “Sono orgogliosa di un marito che ha fatto quello che i politici dovrebbero fare, andare sul territorio, conoscere e capire i problemi della gente”. Punto. Conoscendola, se Siria sapesse di questo ritratto, mi manderebbe un killer.

E’ allergica ai salotti, le pubbliche relazioni le fanno venire l’orticaria; e l’unica trasgressione che si concede è la domenica a “Chiuduno, a gustarci il coniglio con la polenta della mia mamma”. Chiuduno è il paesello dove è cresciuta, e vive la famiglia; dove ha condotto i primi passi all’Eco di Bergamo e Bergamo tv; e s’appassionata di calcio tifando Atalanta.

“Di Siria ci si può fidare, sempre e comunque, fuori e dentro al lavoro. Con lei è impossibile non andare d’accordo, è leale, arriva ad incassare accuse ingiuste e malumori che alla fine non restituisce” dice Paolo Liguori che dallo sport la portò alla conduzione di Studio Aperto gettandola in pasto all’attualità e alla cronaca finché Siria non ci prese gusto. In un ambiente come quello di Mediaset dove i coltelli volano ad altezza scapole, Magri è rara avis, “persona perbene e professionista instancabile”. Come per il marito – che Siria incontrò quando lui era stagista e al quale fece giornalisticamente da precettore- non trovi nessuno che ne parli male, e gli elogi sono talmente al glucosio da rischiare il diabete. Magri vive nella benemerenza comune (anche quando non aveva ruoli apicali, occhio); il che, per un giornalista, è innaturale. Molti ritengono che il suo gentile pragmatismo sia questione di genetica orobica. Il padre era titolare di una sorta di gioielleria della carne ora passata al fratello; una sorella sta in banca; e l’altra, violinista, è direttrice della scuola di musica di Treviglio. Lavorati instancabili, tutti col culto della famiglia.

Il lavoro è consustanziale a Siria. Che sorride sempre ma in regia, dove vive in autoreclusione h24, e nell’organizzare “una parte non indifferente del fatturato Mediaset” diventa una belva. E’, se si vuole, un mix sorprendente tra Margareth Thatcher e Doris Day, pur avendo vissuto per anni il complesso della moglie del tenente Colombo, quella che si sapeva che c’era ma nessuno aveva mai visto dal vivo. Le rimangono appiccicati pochi aneddoti: odia, come gli artisti, il colore viola e chi fa scrocchiare le dita; è l’unica che è riuscita ad imporsi ad Emilio Fede nell’uso del gobbo in conduzione (che poi, da schiva, ha lasciato). Nonostante abbia contratto il Covid, ha continuato a dirigere la baracca da casa. Per fermala bisogna abbatterla…