La richiesta di archiviare gli insulti sessisti
Se sui social ormai vale tutto: il caso Cristina Seymandi
Arrivati al punto dove siamo non dovrebbe scandalizzarci più nulla: sui social viviamo, scriviamo, "postiamo" fotografie e video delle vacanze, commentiamo le notizie, seguiamo i personaggi famosi. E sono quasi un secondo lavoro. E però la vicenda degli insulti sessisti che ormai sono diventati la normalità è un fatto che dovrebbe interrogarci, specie se poi pretendiamo, giustamente, che si combatta tutti insieme contro la violenza sulle donne. Per questo hanno fatto quelli i colleghi della Stampa a raccontare il caso di Cristina Seymandi, l'imprenditrice della Torino bene che nell'estate del 2023 era diventata lei stessa una notizia vivente: lei e le sue nozze sfumate con il commercialista Massimo Segre, che alla festona in villa ha pensato bene di trasmettere il video del tradimento della promessa sposa, con tanto di discorso preparato e foto scattate da un investigatore privato. Ma il punto qui non è tornare sulla coppia scoppiata e sullo scandalo trasmesso urbi et orbi. Il punto è che molti leoni da tastiera, in quell'occasione, si sono sentiti autorizzati a insultare la bionda infedele gettandole addosso fango come se lei avesse tradito un loro parente: lapidata pubblicamente con tutto il repertorio più volgare che esista nei confronti delle donne, figurarsi poi quelle colte in flagrante adulterio. Seymandi, tramite il suo legale, ha querelato per diffamazione i tanti haters che in Rete l'hanno riempita di oscenità. Ma il pm di Torino, Roberto Furlan, ha chiesto l'archiviazione perché il contesto dei social media, ha scritto, avrebbe reso «comune l'abitudine ai commenti con toni robusti e inurbani». Tradotto: ormai è tutto sdoganato. Secondo la Procura, ciò che non è tollerato nel mondo reale diventa «quasi normale» sui social network. In più bisogna calcolare che spesso è difficile, anche per la polizia postale, identificare gli autori degli insulti, nascosti dietro nickname e profili falsi. Ora si aspetta la pronuncia del gip. Ma intanto questo deve fare riflettere perché la violenza contro le donne è anche violenza verbale e non si può pensare di ricordarsene solo al 25 novembre con celebrazioni piene di retorica e frasi fatte all'insegna se poi, quando sui social viene dato della "tr...ia" a una come se niente fosse, si chiude un occhio, anzi due. O peggio, se il magistrato lo considera "quasi normale".
Ps. Di "Violenza contro le donne - perché non è solo un fatto di cronaca nera" ho parlato il 26 novembre ad Alessandria invitata dalla presidente del Lions Club Marengo, Maria Cristina Sacchi, e dalla presidente del Lions Alessandria Host, Virginia Viola, intervistata dal giovane professore Riccardo Maggi. E' stata una serata costruttiva, capitata nel giorno in cui l'assassino di Giulia Tramontano, l'ex barista Impagniatiello, è stato condannato all'ergastolo. Sono stati raccontati i fatti, come ci impone la cronaca. Anche le parole sono importanti per raccontare la violenza.