Il diluvio

Alfonso Bonafede, una pernacchia "nella maniera più assoluta": l'avventurosa intervista del ministro

"No. Nella maniera più assoluta"
Alfonso Bonafede (La Stampa)

Più di una frase. Una intera intervista (firmata da Andrea Malaguti). Da prendere, scomporre, spacchettare, destrutturare. Alfonso Bonafede si produce in un diluvio di controsensi e assurdità che non possono essere ridotti a una singola risposta. Passiamo in rassegna quanto detto dal ministro della Giustizia.

Si parte dall'affaire Csm, Luca Palamara etc, gli si chiede se non sarebbe stato giusto azzerare questo Csm.

Risposta: "No. Se noi azzeriamo il Csm il nuovo viene eletto con le vecchie regole. Mi sono confrontato con il vicepresidente Ermini. La nostra azione sarà compatta". Se ne desume, insomma, che anche per il Guardasigilli qualcosa non funzioni nell'attuale Csm. Si arriva così alla successiva domanda, che recita: Mi basta un sì o un no: lei si fida di questo Csm?

Risposta: "Sì". Sarò forse malizioso, ma colgo un controsenso tra l'invocare "un'azione compatta" e l'accordare fiducia "all'attuale Csm".

L'intervista prosegue con Matteo Salvini: nelle intercettazioni i magistrati sembravano molto interessati al destino del senatore.

Risposta: "Non commento intercettazioni specifiche, sono anche il titolare dell'azione disciplinare". Bene, sarà anche il titolare dell'azione disciplinare, ma forse neppure a inventarlo si poteva trovare qualcosa di più semplicemente bipartisan di "quella merda di Salvini". Mi spiego: che il leghista stia sulle balle oppure no, una parolina per affrancarsi da quelle frasi (e su tutto il resto su cui si sorvola per esigenze di sintesi) nessuno la avrebbe trovata fuori luogo (bipartisan in questo senso: tutti hanno detto che così non va, perfino Marco Travaglio, anche se ci sono molti "anche se" sul contesto in cui lo ha detto). Insomma Bonafede poteva dire qualcosa tipo "così non va, ma non aggiungo altro perché sono anche il titolare dell'azione disciplinare".

E ancora, su Salvini, l'intervistatore insiste: se ci fosse stato lei in quelle intercettazioni, non si sarebbe sentito a disagio?

Risposta: "Ci gira attorno per avere una risposta su Salvini, ma io gliel'ho già data". Falso: non ha dato alcune risposta. Epperò Alfonso si sbottona, e aggiunge: "Noto che è bizzarro che qualcuno voglia azzerare il Csm e si accorga che esiste un problema solo quando riguarda lui". Discretamente opinabile: con sincerità, non trovo affatto "bizzarro" che qualcuno "si accorga che esiste un problema" quando vengono pubblicate intercettazioni di oggettiva gravità che lo riguardano. Sbaglio?

Si passa poi a Matteo Renzi, qui una nota di colore. Intervistatore: Matteo Renzi sostiene che lei è inadeguato al ruolo.

Risposta: "Non mi interessa. Non faccio l'opinionista di Renzi che tra l'altro ha votato contro la mozione di sfiducia". L'opinionista? In che senso? Trattasi di intervistatore cattivello che per le già citate esigenze di sintesi circoscrive il pensiero di Bonafede a questa frase o trattasi di parola usata fuori contesto, a casaccio, senza saperne il significato? Ai posteri l'ardua sentenza.

Ma c'è di "meglio". Intervistatore: nei sondaggi vola la Meloni. Avete trovato dei populisti un po' più populisti di voi?

Risposta: "Mai pensato al Movimento come a una forza politica populista". Ma davvero? Dieci paroline per cancellare anni di epica populista, fieramente e correttamente cavalcata dal M5s e dai leader, o capetti, da cui Bonafede deriva. Sì, certo, ok, chiaro: è la Fase 2 del grillini, ora stanno col Pd che ha la giacca e la cravatta, mica con la Lega delle felpe (anche se Salvini, ora, giacchetta e occhialetti tartaruga li indossa). E insomma dietrofront: non siamo populisti, anzi "mai pensato di esserlo". Totalizzante (lo sconcerto).

E con discreta evidenza di sconcerto ne prova prova anche l'intervistatore, che di fronte a simile risposta trasecola: sul serio?

Risposta: "Sul serio. Semplicemente abbiamo sempre detto che il popolo va ascoltato e che merita delle risposte". Definizione dal dizionario Sabatini Coletti del populsimo: "Atteggiamento o movimento politico tendente a esaltare il ruolo e i valori delle classi popolari". Insomma, Bonafede dice di non essere populista salvo poi affermare di esserlo nella successiva risposta (e se nega di esserlo perché ha in testa lo "spregiativo" Sabatini Coletti di "populismo" - "Atteggiamento demagogico volto ad assecondare le aspettative del popolo, indipendentemente da ogni valutazione del loro contenuto, della loro opportunità" - Bonafede o è in cattiva fede o ha le idee (molto) confuse.

Infine, rullo di tamburi, gran finale. Intervistatore: Ministro, lei è al secondo mandato ed è da sette anni in politica. È diventato casta anche lei?

Risposta: "No, nella maniera più assoluta". Fermo restando - chiedo venia - che la domanda non mi piace, poiché per varie ragioni non mi piace troppo la parola "casta", una sonora pernacchia è d'obbligo (tanto per dirne una, cosa ha salvato Bonafede dalla mozione di sfiducia se non l'essere "casta" salvata dal voto di altra "casta" interessata a non perdere lo status di "casta"?). Si ribadisce: una pernacchia è d'obbligo. "Nella maniera più assoluta".