Una nuova fase
Il Segretario di Stato Pietro Parolin risponde all’inchiesta Codice Ratzinger
“Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna I PADRI CARDINALI nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice”.
Già nella chiusura della Declaratio, dell’11 febbraio 2013, papa Benedetto XVI pregava la Madonna affinché assistesse, nell’elezione del nuovo papa (alla sua morte) i veri Padri Cardinali, quelli nominati da lui e da Giovanni Paolo II, cioè “costoro ai quali compete”, come spiegava qualche riga prima. QUI
Egli infatti contemplava la possibilità secondo la quale la Chiesa canonica visibile potesse anche terminare con lui, come da profezia di Malachia. Rispondendo a Seewald che gli chiedeva “Lei potrebbe essere davvero l’ultimo papa per come lo conosciamo?”, rispondeva “Tutto può essere”, ignorando completamente l’esistenza di un “papa Francesco” che avrebbe dovuto essere invece il 266° pontefice romano, suo legittimo successore. QUI
Inoltre, l’art. 3 della Universi Dominici Gregis (scritta da Ratzinger nel 1996) prevede del tutto il caso secondo cui i diritti della Sede Apostolica possano essere temporaneamente lesi, tanto che si impone ai cardinali il dovere di intervenire, senza lasciar decadere tali diritti “nemmeno per evitare dissidi”. QUI
In questo contesto canonico si colloca un documento di portata storica che lo scrivente ha appena ricevuto. Una lettera della Segreteria di Stato Vaticana datata 20 novembre 2023:
“Gentile Dottore,
il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, ha ricevuto il report che Ella ha inviato il 3 luglio 2023.
Egli mi incarica di ringraziarla per la suddetta documentazione, di cui ha preso conoscenza.
Il Cardinale Le porge un cordiale saluto, al quale associo il mio.
Mons. Kisito Ouédraogo
Segretario del Segretario”.
Attenzione: il report citato NON è la “Petizione per il riconoscimento della Sede impedita di Benedetto XVI e convocazione del conclave”, QUI le cui prime 11.500 firme sono state inviate alla Segreteria di Stato in data 8 novembre 2023. Si tratta invece di una chiavetta contenente i tre documentari, “(Dies Irae, Intelligenti Pauca e Redde Rationem QUI ) il volume “Codice Ratzinger”, articoli (molti dei quali pubblicati su Libero web) in merito alla triennale inchiesta che ben conoscete.
Ebbene, la lettera del Segretario di Stato cosa attesta?
Innanzitutto che il Vaticano ha i suoi tempi tecnici. Sono passati cinque mesi dall’invio del report, e quindi presumibilmente ne passeranno altri prima di un cenno in merito alla petizione.
In secundis, che si è innescato un processo burocratico-giuridico che i non addetti ai lavori possono non conoscere bene. In sostanza, “ciò che non è nel fascicolo, non è nel mondo”. Ovvero, se un qualsiasi fatto non viene presentato alla Segreteria di Stato o ad altri organi ufficiali, è come se non esistesse. Questo vale soprattutto in Vaticano, dove vige un’organizzazione più che “svizzera”.
Altro fatto notevolissimo, il Segretario di Stato ha preso conoscenza della nostra inchiesta e ciò è stato ufficializzato. S.E.R. Parolin si è quindi fatto carico di una notevolissima responsabilità giuridica e politica.
Storicamente parlando, anche la Santa Sede, nella persona del Segretario, ha preso conoscenza dello studio sulla sede impedita di papa Benedetto XVI.
Inoltre, nonostante in apparenza sembri che nella Chiesa regni un’anarchia suscettibile agli umori di un Bergoglio che fa e disfa a piacimento, la struttura sembra essere ancora sana e recuperabile, dotata di meccanismi che non dipendono direttamente dalla volontà di chi siede sul trono di Pietro.
Oggi basta che uno solo fra i 110 cardinali di nomina pre 2013 che hanno ricevuto la Petizione, dica “vere papa mortuus est”, e immediatamente, gli altri o dovranno associarsi, oppure andranno incontro a enormi rischi canonici.
Un po’ come se in un consesso di magistrati, di fronte a una denuncia raccolta da uno solo, gli altri continuassero a fingere di non sapere niente del reato denunciato.
Si è dunque entrati in una nuova fase. E’ finita l’epoca delle chiacchiere da bar vaticano, delle interviste dei prelati-gatekeeper sui giornali, dei piagnistei dei vaticanisti “una cum”. Ora si comincia a fare sul serio.
La sensazione, suffragata da diverse vociferazioni, è che anche in Vaticano siano esausti di questi dieci anni di durissimo antipapato gnostico e che in tanti si vogliano riconciliare con la Chiesa di Gesù Cristo.
La petizione resta attiva (previsto nuovo invio di firme per l'8 dicembre) e invitiamo tutti a firmarla, soprattutto gli ecclesiastici, in modo che possano dire di fronte alla Storia e di fronte a Dio: “Io c’ero e ho fatto il mio dovere”.