Declaratio: l'uso improprio
Ratzinger-Bergoglio, la "Sindrome di Denethor": l’ultima tentazione degli Una cum
“Potere credere o non credere”, diceva papa Benedetto: proprio ieri rimuginavamo silenziosamente su un personaggio della saga Il Signore degli Anelli di nome Denethor. L’archetipo da lui rappresentato poteva, infatti, fornirci il destro per scrivere di un tema molto importante e spinoso riguardante la Magna Quaestio fra papa Benedetto XVI e antipapa Francesco. Tuttavia, ci pareva un filo troppo audace fare riferimento a un romanzo fantasy, soprattutto considerando la pretestuosa grettezza tipica degli attacchi bergogliani. Ci siamo risolti definitivamente quando, nello stesso giorno, un lettore ci ha mandato un’email nella quale citava, incredibilmente,
“…una figura che ricorda un po' il Denethor tolkeniano”.
La straordinaria coincidenza ci ha fatto capire che, sì, dovevamo assolutamente parlarne. La strana “telepatia” coi lettori è uno di quei fenomeni che popolano questa indagine, la prima inchiesta partecipata della storia. In ottica di fede, si tratterebbe di un lento processo di comprensione che riguarda il “corpo mistico della Chiesa”, un caso che in termini laici e junghiani sarebbe, piuttosto, spiegabile con la teoria dell’inconscio collettivo. Del resto, il capolavoro del cattolico Tolkien è un racconto profetico e metaforico, per laici e credenti, che attinge a una realtà senza tempo.
Ma torniamo al personaggio della saga, di cui traccia un fine ritratto psicologico lo scrittore Paolo Nardi, QUI : Denethor è il Sovrintendente di Gondor, ma detesta il suo legittimo re Aragorn, al quale egli si ritiene superiore per nobiltà e sapienza. Conosce molto bene il malvagio Sauron, ma è stato plagiato dal nemico che gli ha fatto vedere un futuro senza speranza.
Denethor è, dunque, fondamentalmente un depresso, preda dello sconforto e della disperazione: così si rinchiude su se stesso e si preoccupa solo del suo ruolo, della sua carica e del suo potere.
Dominato da un orgoglio smisurato, Denethor disprezza lo Hobbit che lo avverte di come suo figlio Faramir non sia morto, nonostante le apparenze da cadavere. Niente da fare: il sovrintendente di Gondor sale sulla pira preparata per il giovane e si dà fuoco. Accorgendosi solo all’ultimo, con orrore, che il figlio è ancora vivo, il castaldo si getta, in fiamme, dai bastioni del suo castello e si schianta al suolo.
L’aspetto più significativo di questo personaggio, nota Paolo Nardi, è che egli è CONTAMINATO DALLA POLITICA, non si accorge delle esigenze del popolo e, soprattutto, cede all’arte del compromesso e alla seduzione della propria intelligenza: non intende usare l’Anello del potere direttamente contro l’avversario, ma conservarlo di nascosto. Il suo piano è quello di tentare di sconfiggere il nemico sul campo di battaglia e, al massimo, tirare fuori l’anello come extrema ratio.
Il plausibile parallelismo archetipico con certo mondo tradizional-sedevacantista è di suggestiva evidenza. A questo punto c’è da fare una distinzione: gli Una cum, i tradizionalisti legittimisti di Bergoglio, si dividono in due categorie. In primis, quelli che non hanno capito la sede impedita di Benedetto XVI: gli “Una Loop”, che sono in un avvitamento tale per cui, al crescere delle eresie di Bergoglio, crescono – per loro, e inspiegabilmente - le prove della sua legittimità. Poi ci sono gli Una cum che, invece, hanno capito tutto: gli Una Denethor, i quali potrebbero essere tentati dal fare un gioco astuto, ma peccaminosissimo e destinato al fallimento.
Sembra di vedere dipinto a vividi colori il tradizionalista Una-Denethor, orgoglioso della sua sapienza, che disprezza il legittimo re, Benedetto XVI, considerandolo modernista. Soprattutto, è del tutto cieco e sordo ai disperati appelli dei piccoli combattenti alla don Minutella che cercano di avvertirlo del fatto che non tutto è perduto, che la Chiesa non è morta e si può salvare, che Bergoglio può essere sconfitto con quello che - neanche a farlo apposta – avevamo definito, giorni fa, l’Anello canonico di Ratzinger, il sistema antiusurpazione definitivo contenuto nella Declaratio.
L’agghiacciante possibilità è che gli Una-Denethor, avendo perfettamente compreso come Benedetto XVI si sia autoesiliato in sede impedita, POSSANO VOLER TENERE NASCOSTO il potere derivante da tale realtà per ricattare i falsi cardinali di nomina bergogliana e costringerli a votare un loro candidato in conclave. Un discorso del tipo: “Se non fate quello che diciamo noi, scoperchiamo il vaso di Pandora della Declaratio di Benedetto XVI, dimostriamo che non aveva abdicato e cancelliamo le vostre porpore cardinalizie”. Un ricatto tremendo che potrebbe proseguire per un pezzo, anche controllando, in futuro, UN FANTOCCIO VESTITO DI BIANCO il quale, provenendo da un conclave illecito, contaminato dalla partecipazione dei falsi cardinali bergogliani, sarebbe per forza un altro antipapa, privo del Munus petrino e dell’assistenza dello Spirito Santo.
Una “via larga”, una strada diplomatica che tenderebbe a salvare capra e cavoli, conservando in carica dei falsi cardinali, ma controllandoli, per mantenere la Chiesa solo formalmente ed apparentemente unita, evitando quello scisma purificatorio che, soprattutto da parte tedesca, si teme moltissimo. Sarebbe la tipica prassi clerical-manzoniana del “troncare, sopire, sopire, troncare” per “non dare scandalo”. Un modus che si è rivelato storicamente fallimentare, dato che la verità torna sempre a galla.
Questo espediente equivarrebbe a prolungare l’agonia della Chiesa, non amputando il paziente, malato di cancrena, da quegli arti ormai in necrosi completa.
Per gli Una Denethor c’è, in agguato, quindi, la tentazione diabolica di un USO DISTORTO di quella “BOMBA DI LUCE” che papa Benedetto ha predisposto per purificare la Chiesa: essa non verrebbe utilizzata per fare finalmente giustizia e pulizia, ma solo come deterrente e arma di ricatto verso la controparte eretico-modernista.
Papa Ratzinger ha preparato esattamente lo scoppio di uno scandalo escatologico planetario, che risvegli le coscienze addormentate da anni di narrativa mainstream consacrata alla menzogna. Quando miliardi di persone capiranno che “il papa non era il papa”, che sono state ingannate da poteri non visibili, ci sarà un risveglio traumatico, ma salvifico, che farà crollare tutte le altre imposture.
Non seguire quanto programmato dal Vicario di Cristo sarebbe un peccato gravissimo, in ottica di fede e, soprattutto, una strada totalmente fallimentare. Abbiamo già visto come il disegno di papa Benedetto sia non solo costruito con geometrica perfezione canonica al proprio interno, ma come sembri essere stato preparato per secoli da una “intelligenza storica” - per dirla laicamente - superiore all’essere umano. Basti solo pensare alla abbacinante coincidenza storica delle particolarissime dimissioni di Benedetto VIII nel 1013 con quelle di Benedetto XVI nel 2013. QUI
La tattica di piccolo cabotaggio degli Una Denethor, furbesca, ma di origine puramente umana, sarebbe quindi completamente schiacciata dalla fazione antipapale, che attinge, piuttosto, a intelligenze certamente non divine, ma del tutto superiori a quelle umane.
Sapienza + orgoglio + ostinazione + sconforto + contaminazione politica + arte del compromesso + clericalismo segneranno il tragico suicidio degli Una Denethor.
Ma i piccoli combattenti di papa Benedetto riusciranno ugualmente a portare a termine la loro missione, gettando l’anello canonico di Ratzinger nel vulcano dell’inchiesta canonica. E l’incubo svanirà, aprendo quel “mondo nuovo” di cui parlava il Santo Padre Benedetto XVI.
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Per chi volesse approfondire, consigliamo ai lettori la visione e la condivisione di due brevi documentari: “Dies Irae” QUI
e “Intelligenti Pauca” QUI .
Vi aspettiamo il 19, a Bologna per la 28esima presentazione-conferenza sul tema.