L'indagine

Risposta a Mons. Schneider: in Codice Ratzinger, Benedetto XVI spiega come Bergoglio si è auto-scismato

Eccellenza reverendissima,

ho ascoltato le Sue riflessioni QUI  in merito alla questione della validità del pontificato di Francesco. Come autore di un’inchiesta biennale sulla questione dei due papi, portata avanti con oltre 200 articoli su testate nazionali e appena pubblicata in un volume di 340 pagine, spero non mi giudichi presuntuoso se mi permetto di indirizzarLe questa lettera pubblica, confidando nella Sua apertura mentale e nella Sua coraggiosa e collaudata tensione a difendere la verità.

Lei sostiene che la teoria secondo cui Benedetto XVI non ha abdicato “sfida la tradizione della Chiesa”.

Eppure, nella storia ecclesiastica abbiamo avuto circa 40 antipapi, quindi non è una novità che personaggi legati a poteri mondani abbiano cercato di conquistare il papato in modo forzoso: fa decisamente parte della “tradizione”. Ciò che è assolutamente nuovo – su questo Lei ha ragione - è la geniale risposta che il legittimo papa ha fornito per difendersi da questa aggressione al papato, peraltro annunciata fin dai tempi del profeta Daniele.

Di tale sistema ho scritto nel libro “Codice Ratzinger” (ByoBlu ed.), di cui una copia è in viaggio verso il Suo domicilio.

Ancora, secondo Lei, la prospettiva di un Benedetto unico legittimo papa sarebbe impossibile perché, cito le Sue parole: “La legge umana che regola l'assunzione dell'ufficio papale o la destituzione dall'ufficio papale deve essere subordinata al bene superiore di tutta la Chiesa, che in questo caso è l'esistenza reale del capo visibile della Chiesa e la certezza di questa esistenza per tutto il corpo della Chiesa, clero e fedeli”.

Se ho ben compreso, semplificando, questo sarebbe impossibile perché un papa attivo ci deve comunque sempre essere per il bene della Chiesa.

Mi perdoni, ma Lei stesso ha coraggiosamente dichiarato tempo fa che papa Francesco “si deve convertire” QUI  . Lei ha ragione, ma riconoscendo Francesco legittimo papa, di fatto presuppone l’esistenza di un papa non-cattolico e questo come potrebbe mai costituire un bene superiore per la Chiesa? Il fatto che Bergoglio non sia cattolico, in ottica di fede, gli è consentito proprio dal non essere papa, dal non avere il munus, l’investitura divina (conservata da Benedetto XVI) che garantisce l’infallibilità ex cathedra e l’assistenza ordinaria dello Spirito Santo (art. 892 CCC).

Se il legittimo capo della Chiesa “si deve convertire” al Cattolicesimo, cosa che confligge col ruolo stesso del papa, questa è un‘atroce disgrazia e quindi, di conseguenza, tutti gli atti e le nomine di questo inedito papa non cattolico non corrispondono affatto al bene supremo della Chiesa, ma anzi sono per essa nefasti e mortiferi. Quindi il bene supremo della Chiesa è che esattamente che questi siano annullati del tutto, cosa che avviene proprio grazie alla sede impedita di papa Benedetto. Dia solo un’occhiata alle nomine “cardinalizie” bergogliane: un coacervo di ultramodernisti passati in blocco a un’altra religione mondialista e inversiva che ha molto poco a che vedere col Cattolicesimo.

Lei afferma ancora che il nostro discorso prefigurerebbe una sorta di sedevacantismo, ma qui non stiamo parlando di una sede vacante, perché il papa c’è, eccome, ed è Benedetto XVI. Parliamo, piuttosto, di una sede impedita, stato del tutto contemplato dal Diritto canonico che produce, di fatto, un “pontificato di eccezione” il quale, riprendendo il concetto di Carl Schmitt, comporta una provvidenziale sospensione giuridica generale della vita della Chiesa.

Certo, è scioccante che da nove anni tutta l’attività pratica della Chiesa visibile sia nulla, ma questo è un bene supremo, considerato che l’attuale ”amministratore” non è cattolico. Tutto ciò è stato permesso dal Santo Padre Benedetto con un preciso scopo: la purificazione finale della Chiesa in risposta a un’aggressione modernista-eretico-massonica al papato. Stiamo parlando, quindi, di una fase escatologica, di tremenda, millenaria importanza e papa Benedetto, come sottolineato dal prof. Giorgio Agamben, ha così “rafforzato il papato” separando il grano dalla zizzania e concedendo ai suoi nemici una parentesi di anarchia prima di essere “gettati nella Geenna”.

Dubito, infatti, fortemente che la sanatio in radice prevista dall’accettazione pacifica universale, da Lei citata, potrebbe mai sanare, al giorno d’oggi, con le presenti regole canoniche, un golpe avvenuto con un conclave convocato con un papa precedente non morto, non abdicatario, impedito e per nulla intenzionato a lasciare il trono petrino. Questo equivarrebbe a legittimare la legge della giungla in seno alla Chiesa.

Anche la dottrina del Supplet Ecclesia, da Lei citata, si riferisce ai sacramenti, non all’ordinamento giuridico. Per questo motivo papa Benedetto ha tutelato le anime dei semplici che continuano in buona fede, inconsapevolmente, ad accostarsi ai sacramenti in comunione con colui che credono legittimo papa, ma ugualmente, Benedetto ha difeso la Chiesa da un’usurpazione forzata avvalendosi proprio del diritto canonico, che non è "accessorio" alla vita della Chiesa, ma ne regola la legittimità di ogni provvedimento.

L’idea che Benedetto abbia messo alla prova i suoi nemici, che volevano farlo abdicare, e abbia fatto sì che si scismassero da soli, non è quindi un cul de sac, come Lei scrive, mi perdoni, ma una geniale strategia per purificare definitivamente la Chiesa. Un cul de sac sarebbe, piuttosto, ritenere che possa sedere sul trono di Pietro un legittimo papa non cattolico: equivarrebbe a dire che Cristo ha abbandonato la Sua Chiesa. Un altro cul de sac – il peggiore in assoluto - sarebbe approvare un prossimo conclave invalido che, con circa 90 non-cardinali bergogliani, regalerebbe certamente alla Chiesa un altro antipapa, uno Zuppi, un Tagle o un Maradiaga, magari col nome semi-antipapale di Giovanni XXIV. Un vero suicidio al quale concorreranno molti cardinali di nomina bergogliana che si illuderanno di conservare la porpora scendendo a simili compromessi e che invece perderanno non solo il cardinalato ma, forse, in ottica di fede, qualcosa di infinitamente più importante.

Si citano, poi, nel Suo intervento, le dichiarazioni di Mons. Gaenswein che hanno dato spazio alla teoria dell’”errore sostanziale” secondo cui papa Benedetto voleva creare un papato emerito, ma si è sbagliato e ha commesso un errore di concetto cercando di sdoppiare il papato in due pontefici, uno contemplativo e uno attivo.

E’ una posizione condivisa da parte significativa del mondo tradizionalista, ma la Declaratio non reca solo l’inversione munus/ministerium, (cosa che potrebbe, al limite, far pensare a un errore concettuale) bensì è una specie di cocktail di meccanismi canonici implosivi che, oltre a rendere completamente inaccettabile qualsiasi ipotesi che si tratti di una abdicazione, evidenziano, al contrario, una straordinaria, perfetta consapevolezza del vero papa nello stilare un coerente annuncio per un autoesilio in sede impedita (canone 412). Una rinuncia al papato, infatti, deve essere simultanea e non potrebbe mai essere differita di 17 giorni; il ministerium non può essere separato giuridicamente dal munus. Questo può avvenire solo de facto e non de iure in caso di sede impedita quando il vescovo non può esercitare il suo potere perché impedito da forze preponderanti.

Infatti, se Benedetto avesse voluto giuridicamente separare munus e ministerium in base a un errore sostanziale, dopo le ore 20.00 del 28 febbraio 2013, pur sbagliando, avrebbe certamente confermato per iscritto o verbalmente la sua - pur impossibile - rinuncia giuridica al ministerium. Cosa mai avvenuta, come evidenziato dal libro di Carlo Maria Pace. Quindi, come vede, papa Ratzinger era perfettamente consapevole di quello che stava facendo.

Inoltre, Benedetto XVI raccomanda - non casualmente - nella Declaratio che il prossimo papa dovrà essere eletto “da coloro a cui compete”, cioè esattamente dai cardinali di nomina pre-2013 e non dai falsi cardinali di nomina antipapale.  Il verbo vacet, tradotto arbitrariamente nelle lingue volgari con “sede vacante”, deve essere tradotto letteralmente con “sede vuota”, perché le espressioni “sede di Roma” e “sede di San Pietro”, non hanno alcuna personalità giuridica per essere lasciate vacanti, come rilevato dall’avv. Arthur Lambauer.

Se Benedetto avesse creduto in uno sdoppiamento dell’incarico papale in due pontefici legittimi, avrebbe peraltro insistito fin dal 2013 cercando di convincerci che questo fosse possibile, difendendo la sua errata impostazione, almeno dicendo qualcosa come: “Ci sono due papi, entrambi validi, ma quello più importante è Francesco”. Nulla di tutto ciò è avvenuto, infatti egli ripete da nove anni che “Il papa È uno solo” senza mai spiegare quale. Se il papa è – voce del verbo essere - uno solo, non ci possono essere due papi entrambi legittimi, ma uno legittimo-contemplativo (Benedetto impedito) e uno attivo-illegittimo (Bergoglio abusivamente regnante) come esplicitato da Mons. Gaenswein nel famoso discorso del 2016 QUI  .

Peraltro, se il papa è uno solo, e se fosse Francesco, perché Benedetto scrive che il papa emerito è il sommo pontefice QUI  e impartisce la sua benedizione apostolica QUI ?

In sintesi, papa Ratzinger ha semplicemente detto che siccome non era abbastanza forte per governare, a causa dell’ammutinamento subìto, rinunciava del tutto a esercitare il potere, di fatto, lasciando la sede vuota. Con mitezza autosacrificale, egli ha accettato con cristiana rassegnazione il suo impedimento, ha permesso che altri usurpassero il potere, ritenendolo un papa abdicatario, e si scismassero con le loro mani, rovinati dalla loro stessa infedeltà e brama di potere. Un piano perfetto, anche dal punto di vista teologico, che non si capisce per quali motivi (se non afferenti alla perdita di benefici materiali) venga osteggiato e non compreso proprio da molti cattolici conservatori in fiera opposizione a Bergoglio.

Solo da queste brevi note, Lei comprende che il discorso è enormemente complesso da ricostruire, ma nella sua essenza è semplicissimo. Tuttavia, occorre leggere approfonditamente l’inchiesta per avere un panorama generale e, soprattutto, per spiegare vari episodi che, solo apparentemente, sembrano smentirlo (il discorso per il 65° di sacerdozio, il presunto giuramento di fedeltà etc. QUI  ).   

La mia indagine, per la prima volta, invece di compiere speculazioni filosofiche sganciate dai documenti reali, ha “ascoltato” cosa avesse da dire in proposito il papa Benedetto XVI e non sono stato smentito nemmeno dallo stesso Santo Padre (quello vero) quando mi ha onorato di una sua lettera, nella quale, anzi, mi forniva l’unica risposta che avrebbe potuto darmi da una sede impedita, corredandola perfino del suo stemma da papa regnante QUI  .

Ecco perché Le dico: attenzione Eccellenza, la questione è inimmaginabilmente più grave di quanto pensa. La supplico di leggere molto attentamente il volume “Codice Ratzinger”. Ho sviscerato e illustrato il sistema di comunicazione sottile che utilizza papa Benedetto dalla sede impedita, utilizzato per far capire “a chi ha orecchie per intendere” e per “separare i credenti dai non credenti”, come egli stesso dichiarò all’Herder Korrespondenz l’estate scorsa. Ma non si tratta di nulla di trascendentale o di “gnostico” come qualcuno ha avuto il coraggio di affermare, bensì, questo stile comunicativo, che riprende in blocco quello utilizzato da Gesù con i suoi accusatori QUI, è alla portata di tutti ed è stato compreso e certificato dagli specialisti che hanno avuto modo di approcciarvisi e di esaminarlo con grande attenzione: 

“Le oggettive e strane ambiguità del linguaggio di Benedetto XVI individuate come “Codice Ratzinger”, riscontrate anche da giornalisti, o persino lettori, non sono casuali, e non sono dovute all’età dell’autore o, men che mai, a sua impreparazione. Esse sono messaggi sottili, ma inequivocabili, che riconducono alla situazione canonica descritta nell’inchiesta. Papa Benedetto comunica in modo sottile perché è in sede impedita e quindi è impossibilitato a esprimersi liberamente. Il “Codice Ratzinger” è una sua forma di comunicazione logica e indiretta che si avvale di apparenti incoerenze le quali non sfuggono all’occhio delle persone preparate. Tali frasi, “decodificate” con i dovuti approfondimenti nei rimandi che il Papa fa alla storia, all’attualità, al diritto canonico, nascondono un sottotesto logico perfettamente individuabile, con significati precisi e univoci. Altre volte, Benedetto XVI opta per delle “anfibolie” frasi – non prive di spunti umoristici – che possono essere interpretate in due modi diversi. Queste tecniche di comunicazione gli danno modo di far capire, “a chi ha orecchie per intendere”, che egli è ancora il papa e che è in una situazione di impedimento. Pertanto, chiunque sostenga che i messaggi del Codice Ratzinger sono fantasiose interpretazioni o non ha capito, o nega l’evidenza”.

Prof. Antonio Sànchez Sàez, ordinario di Diritto presso l’Università di Siviglia

Prof. Gian Matteo Corrias, docente di materie letterarie e saggista storico-religioso

Prof. Alessandro Scali, docente di Lettere classiche, scrittore e saggista.

Prof. Gianluca Arca, docente di Latino e Greco, filologo, ricercatore,  saggista.

Dott. Giuseppe Magnarapa, psichiatra, saggista e scrittore.

Un esempio? In Ultime conversazioni, QUI  Benedetto XVI risponde così al giornalista Seewald che gli chiede:  C’è stato un conflitto interiore per la decisione di dimettersi?”.

Risposta di papa Ratzinger: “Non è così semplice, naturalmente. Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel primo millennio ciò ha costituito un’eccezione”.

Un errore storico clamoroso (con sei papi abdicatari nel I millennio e quattro nel II) a meno di non considerare proprio le sue dimissioni come dal solo ministerium e così individuare perfettamente quel paio di papi (Benedetto VIII e Gregorio V) che nel I millennio, prima della Riforma gregoriana, furono temporaneamente scacciati da antipapi e persero proprio l’esercizio pratico del potere, il loro ministerium, ma rimasero papi. Guarda caso, una sede impedita ante litteram

Come vede, nulla di gnostico, ma messaggi comprensibili da tutti, perfino dal sottoscritto, autore della scoperta, che non è certo uno storico ecclesiastico.

Di esempi del genere ce ne sono decine e decine e vanno da quelli più semplici e diretti, a quelli più complessi e colti. Tale stile logico è ormai divenuto patrimonio persino di comuni lettori, che hanno aggiunto altre scoperte di patenti e brillanti messaggi contenuti negli scritti del papa.

Ripeto: si tratta di una realtà OGGETTIVA alla quale nessuno fino ad oggi ha saputo opporre una confutazione che non consistesse in snobistiche ed elusive  risposte del genere “complottismi, “fantasie”, “trame romanzesche”.

I critici dello scrivente, oltre a insultarlo gratuitamente QUI, si rifiutano sistematicamente di analizzare/confutare questo corpus di dichiarazioni con atteggiamento colpevolmente superficiale e potenzialmente esiziale per la Chiesa visibile.

Si teme l’evidenza, la verità, si ha paura di “guardare attraverso il cannocchiale”, si ha paura di leggere i cento messaggi in Codice Ratzinger perché in quel caso bisognerebbe esporsi, prendere posizione, rinunciare a benefici materiali, recedere da proprie passate convinzioni, e molti non hanno il coraggio di farlo, nemmeno se da questo dipende la salvezza della Chiesa e – in ottica di fede - della propria anima. La “via larga” è quella di pensare che, alla fine, uscito di scena Bergoglio, tutto si possa ricomporre facilmente.

E invece no: come Lei stesso ha individuato, un prossimo conclave composto da una folla di non-cardinali nominati da Bergoglio eleggerà un altro antipapa e la Chiesa canonica, visibile sarà finita e, forse, dovrà risorgere dalle catacombe “abbandonando la sinagoga”.

Attenzione: con il suo linguaggio sottile e cristologico, papa Benedetto, legittimo vicario di Gesù Cristo sta selezionando il “Suo” esercito. E’ facile per tanti DISERTARE confondendo le carte sul piano canonico e ignorando i suoi messaggi bollandoli come “complottismo”.

Ma arriverà il momento della rivelazione finale e dello scisma purificatorio. L’importante sarà farsi trovare dalla parte giusta.

La prego di credermi: non ho investito gratuitamente 800 ore del mio tempo per mettere a repentaglio la mia reputazione professionale, o per qualche miserabile speculazione commerciale.

Legga il libro che Le mando, La prego, lo esamini con molta attenzione e Lei stesso potrà riconoscere il “mosaico” completo, ricomposto, nei limiti del possibile, tessera per tessera.

Con rispettosi e cordiali saluti,

 

Andrea Cionci