Al Vittoriano, a Roma
Il 4 novembre torni festa! La corona di Trabucco e la poesia della giovane mamma per il Milite Ignoto
Non tutto è perduto: davanti allo schiacciasassi del mondialismo globalista (e della sua subcultura) che travolge e svilisce i simboli della nostra Patria, c’è ancora qualcuno che osa dire NO.
Tra questi, Pasquale Trabucco, già tenente della Folgore, che sta portando avanti da tre anni un’impresa per chiedere il ripristino della Festa del 4 novembre rendendola non-lavorativa, come in origine.
Per dimostrare quanto ci crede, si è fatto tutta Italia a piedi da Predoi (il comune più a nord) a Capo Passero (quello più a sud), è sceso nelle profondità del mare sul relitto di nave Lince, affondata dagli inglesi nel ’43, ed è volato nel cielo con la replica del biplano SVA di Baracca per portare ovunque il Tricolore. Centinaia di km, tempo, fatica, sudore e rischi per amore dell’Italia e per il ricordo dei nostri Caduti.
Ieri, 24 Maggio, Festa della Fanteria, con il Medagliere Nazionale della Associazione d'Arma, il Presidente Nazionale dell’Associazione Gianni Stucchi, i soci fondatori del Comitato 4 novembre insieme alle sezioni dei Fanti dal Trentino alla Sicilia hanno deposto una corona al Sacello del Milite Ignoto, al Vittoriano, una corona portata da due Fanti del 28^ Reggimento “Pavia”, i “Verdi di Gorizia” n uniforme storica della Grande Guerra.
Fra gli interventi, quello del Generale di CdA Domenico Rossi, già Sottocapo di Stato Maggiore e già Sottosegretario alla difesa.
Questa deposizione, oltre a ricordare i Caduti di tutte le guerre ha dato impulso alla richiesta del Comitato: 4 novembre Festa Nazionale !
Nel 1919, infatti, la festività fu fissata il 4 novembre per celebrare la Vittoria italiana nella Grande Guerra. La data ricordava quel fatidico giorno dell’anno precedente in cui era entrato in vigore l’Armistizio di Villa Giusti grazie al quale l’Austria-Ungheria si era arresa all’Italia facendo sì, che appena una settimana dopo, anche la Germania del Kaiser, temendo l’invasione italiana dalla Baviera, deponesse le armi.
Oggi, per qualche strana timidezza, si tende a evitare la parola “Vittoria” tanto che, nel 2018, si è preferito celebrare, anche in sede internazionale, la “fine della Prima guerra mondiale”.
Eppure se c’è qualcuno da ringraziare per aver fatto terminare il conflitto, questi sono proprio gli Italiani, che l’hanno vinta non solo per se stessi, ma per tutta la Triplice Intesa, francesi, britannici e americani compresi risparmiando a tutti, anche ai nemici di allora, un altro 1919 di guerra con qualche altro milione di morti.
In ogni caso, Trabucco chiede ai Presidenti della Repubblica e del Consiglio, ai ministri della Difesa, dell’Interno e dell’ Economia che venga ripristinata la festa per come è stata dal 1919 al 1976 passando indenne perfino attraverso i drammi e le lacerazioni della Seconda guerra mondiale.
Nessuna perdita di giornate lavorative, al dio-PIL non mancherà il suo tributo. I sacerdoti del quattrino stiano sereni: semplicemente si tratterebbe di stornare una giornata dalle ferie normalmente previste per rendere non-lavorativo il 4 novembre.
Dal 1977 la festa è stata infatti resa “mobile” nel senso che si festeggia la domenica più vicina. Fu - molto probabilmente - una vile concessione alle Brigate Rosse facendo in modo che la festa venisse praticamente abolita nel sentimento comune.
Se pensiamo che, secondo un paradosso inspiegabile, perfino la Festa del Lavoro si festeggia non lavorando, si comprende quanta e quale importanza “morale” rivesta il giorno festivo per una festa nazionale.
Un altro segnale di speranza viene dai giovani. L’Istituto del Nastro Azzurro ha pubblicato QUI l’intensa poesia di Beatrice Harrach, una studentessa e mamma di appena 22 anni, dedicata al Milite Ignoto. Ve la riproponiamo.
Insomma, chi pensa che si possa cancellare la storia, la cultura e la gloria - anche militare - dell’Italia sappia che dovrà fare i conti con questi cittadini.
“Milite Ignoto”
di Beatrice Harrach
Ignoto il nome tuo
che riceve onori
pari ad un re,
se non maggiori,
la tua gloria non
sfiorisce coi poteri,
ma come il sangue tuo
versato, come il sangue
tramandato resiste
d’era in era.
Degli eroi la Vittoria
è sposa fedele,
imperitura Fortuna
senza bende sparge miele.
Ancestrale, sempiterno
l’Uomo tu sei
giovinetto, scapolo, sposo o padre
quanti ti piansero
begli occhi di donna
meste lacrime di bimbo
caste preghiere materne.
Il soldato, il guerriero
senza voce, che cantò
la musica della guerra
requiem dei popoli
che, dalla casa polare, un giorno
partiron seguendo
il sole e la ruota
carezzando le bionde
messi coltivate, che profumano
l’agro divino e grasso
di Quirino.
Marte tutti v’ha chiamati
un giorno, il sole
sacrificaste per le
interiora della terra,
labirintiche trincee.
Fanti d’Italia dai bei volti
ora un solo nome vi racchiude
poesia ardimentosa e fiera
di piombo e rosa.
Ricordo, al camposanto
dove il monte declivia nel torrente
gorgogliante, salutando gli avi miei
passavo accanto al funereo talamo
d’un soldato, oggi unisco le mie preci
a quelle d’una italiana
che del marito volle eternare il vigore
dedicando
alla Patria la sua giovinezza
ai campi la sua virilità
al Bene l’intera sua vita.