Circo Italia
A Lizzano prove tecniche di regime in vista del ddl Scalfarotto
In gergo calcistico si dice: “sono saltate le marcature”, ma l’espressione ben si presta al caso di Lizzano (Taranto) dove, in un sol giorno, sono saltati i principi della legalità, della democrazia, del Cattolicesimo, del rapporto Stato-Chiesa e di quello Istituzioni-Forze dell’Ordine.
Non male.
L’ultimo numero di attrazione del “Circo Italia” è un sindaco che interviene per bloccare dei Carabinieri mentre proteggono della gente che prega dentro una chiesa e anzi, indirizza i militari a schedare i partecipanti al rosario. In sostanza: una esponente delle Istituzioni che oppone forme di resistenza a un pubblico ufficiale (art. 33 C.P.) contestando i motivi per cui dei privati cittadini all’interno di una chiesa si sono liberamente riuniti in preghiera. Cose così.
La questione è nata perché, l’altro ieri, il parroco di Lizzano, don Giuseppe Zito, ha ospitato un rosario nella propria chiesa per pregare affinché non passi alla Camera il disegno di legge Zan-Scalfarotto-Boldrini contro l’omotransfobia, che prevede pene severissime per chiunque osi pronunciare opinioni contrarie alla propaganda omosessualista, o se addirittura esprima concetti eversivi tipo: “I bambini hanno bisogno di un papà e di una mamma”.
Gli è che, da un paio di millenni, per il Cattolicesimo, il sesso gay è un grave peccato e per questo don Giuseppe ha accolto un gruppo di fedeli laici che volevano prender parte a una veglia di preghiera a favore della famiglia naturale.
Per toglierci un dubbio siamo andati a verificare sul Catechismo e, ai seguenti articoli, abbiamo trovato:
2333 Spetta a ciascuno, uomo o donna, riconoscere ed accettare la propria identità sessuale.
2357 Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.
Altro che “Chi sono io per giudicare” di bergogliana memoria; col ddl Scalfarotto, che consente ampie interpretazioni, si potrà andare in galera solo per aver citato pubblicamente questi articoli della dottrina cattolica.
Lecito quindi che dei credenti abbiano deciso di riunirsi per pregare Maria affinché eviti l’amaro calice di questa legge considerata lesiva della loro libertà di culto. Non è un caso che, dello stesso avviso, siano anche alcuni musulmani, scesi in piazza con cattolici, atei e omosessuali “non allineati”.
L’iniziativa del rosario era circolata sui social e così, fuori della chiesa, si è subito raccolta una folla di attivisti gay con striscioni e grida varie. Rischioso e non poco: come scriveva Avvenire nel 2014, prima del proprio, inspiegabile outing a favore del ddl Scalfarotto: “A Bologna come a Torino, ad Aosta e a Napoli – scriveva l’articolista di Avvenire - difendere pacificamente la famiglia naturale fondata sull’unione tra uomo e donna, e la stessa libertà di espressione, in Italia può costituire un rischio per la propria incolumità. Al punto da scatenare, contro i gruppi delle “Sentinelle in piedi” episodi di intolleranza e, in molti casi, di vera e propria aggressione fisica”.
Quelli che hanno partecipato a questo tipo di iniziative riferiscono spesso di pomeriggi ad alto tasso adrenalinico: restare in piedi, in silenzio, tentando di leggere un libro mentre una folla inferocita, intorno, urla e insulta, non deve essere molto piacevole.
Per questo, i Carabinieri di Lizzano sono intervenuti identificando i manifestanti fuori della chiesa: una misura cautelativa che non comporta, di per sé, alcuna sanzione. L’operazione è stata però interrotta dalla sindaca, Antonietta D’Oria, eletta con una lista civica, che si è schierata a difesa degli attivisti lgbt. Alzando la voce, ha cercato di convincere i Carabinieri a non identificare i manifestanti o, quantomeno, a cominciare dalle persone in chiesa. I militari hanno fatto rispettosamente notare alla D’Oria che la misura era nell’ottica di evitare disordini o risse e hanno proceduto secondo gli ordini ricevuti.
Per la sindaca, pure garante della legalità e delle istituzioni, potrebbe forse configurarsi il reato di Resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 C.P.) dato che esso contempla anche atti volti semplicemente a ostacolare l’esplicazione di una funzione pubblica pur senza aggressioni fisiche. La sua carica pubblica, inoltre, dovrebbe costituire un'aggravante.
“Per quanto ci riguarda – spiega il senatore Simone Pillon, capofila della resistenza al ddl Scalfarotto – ci basta che la sindaca, tentando persino di piegare l’attività delle FdO, abbia fornito un saggio di quello che sarebbe la nostra società se questo decreto liberticida dovesse passare: diverrà ordinario chiudere la bocca a chiunque non la pensi come le lobby lgbt. Peraltro, la sindaca dovrebbe capire che delle persone intente nel rosario, in chiesa, non stanno turbando l’ordine pubblico e che pregare affinché una legge non passi, non corrisponde ad essere “contro” le persone o “per l’odio””.
Facile immaginare che i partecipanti all’iniziativa #restiamoliberi avranno un’ulteriore freccia al loro arco grazie al recente autgol del fronte lgbt.
Per #restiamoliberi sono scese fino ad oggi in piazza oltre 10.000 persone in 83 città italiane, che arriveranno a 100 nell’arco di 10 giorni. La richiesta all’opposizione è di un “no” compatto al momento del voto "poiché questa è l’arma concreta che un politico ha in mano per difendere la libertà"; alla maggioranza chiedono di fermarsi, in nome della democrazia e della libertà di espressione. Al Presidente della Repubblica Mattarella chiedono che non permetta l’approvazione di una legge incostituzionale.
Richieste con le quali si può essere più, o meno d’accordo, ma espresse in buon italiano e senza accenti violenti. Eppure, nessuno dei media ha dato spazio a queste mobilitazioni, tranne i quotidiani locali: il segnale è veramente inquietante. Inoltre, questo controllo, o auto-controllo dei media offre il fianco a tutti coloro che parlano di “prove tecniche di dittatura”. E la sindaca di Lizzano ci ha messo del suo.