Il Parlamento butta milioni
Si fanno l'agenda in pelle di contribuente
Notizie da Palazzo Chigi: non solo il fondo taglia tasse non ci sarà e dunque dovremo rassegnarci a pagare le imposte più alte d’Europa, ma gli italiani d’ora in poi dovranno guardarsi dal fisco e soprattutto evitare di risparmiare al momento di compilare la dichiarazione dei redditi. Pena, come spiega nei dettagli il nostro Davide Giacalone qui a fianco, il pagamento di multe salatissime. Di che si tratta? Di un nuovo artificio messo a punto dal governo dei professori per spremere i contribuenti come limoni, minacciando chi, pur rispettando la legge, cerca di versare il meno possibile. Attenzione: stiamo parlando di cittadini onesti, che non evadono le tasse, ma semplicemente tentano di non farsi spennare ricorrendo alle forme consentite. D’ora innanzi, lo faranno a loro rischio e pericolo. Ma mentre il governo usa la mano pesante nei confronti di chiunque adotti misure per difendersi dalla voracità del fisco, il Palazzo ne usa una leggerissima, anzi di piuma, con i membri della Casta. Altro che spending review, come pomposamente è stata chiamata dal premier la revisione della spesa pubblica. Nelle sacre stanze del Parlamento tutto continua come prima. La festa è finita, ma soltanto per gli italiani, mentre nulla cambia per i sacri eletti e i loro valletti. Che le cose stiano come raccontiamo è accertato: bastava dare uno sguardo al bando di gara pubblicato ieri a pagina 31 del Corriere della Sera. In esso l’amministrazione del Senato della Repubblica sollecitava offerte per la fornitura di agende da tavolo e tascabili per i prossimi due anni. Prezzo base 950 milioni più Iva. Sì, avete letto bene. Palazzo Madama spenderà circa un milione di euro in diari. Non conosciamo di quale materiale siano foderati i taccuini di cui abbisognano i senatori, ma essendo i suddetti signori 315, significa che ogni rubrica verrà a costare poco meno di 1.600 euro. Ammettiamo pure che per tenere in ordine gli appuntamenti ne servano due, una per l’onorevole e l’altra per la sua segretaria, all’anno siamo sugli 800 euro. Un prezzo un po’ eccessivo visto che in qualsiasi negozio un’agenda costa in media 30 euro. Diciamo pure che quelle del Senato sono speciali, rifinite in pelle primo fiore e incise con oro zecchino, ma si può spendere per un diario quello che molti lavoratori guadagnano in un mese? Immaginiamo già la risposta. Quanto previsto nel bando di gara è il prezzo massimo prima del ribasso, inoltre le agende serviranno per i regali di Natale dei senatori. Può darsi che l’offerta sia a buon mercato e che gli onorevoli siano così messi male dopo i taglietti allo stipendio da non potersi permettere di sostenere il peso dei doni natalizi. Tuttavia si tratta di uno spreco. Al prezzo medio di 30 euro, si possono comprare 33 mila taccuini. Se poi si contratta un po’ con il fornitore si può scendere alla metà: vale a dire che con un milione si prendono 66 mila diari. Cosa se ne fanno gli onorevoli senatori di 66 mila agende? Le mangiano? Oppure se le rivendono? Non solo. Ormai la maggior parte delle persone dispone di smartphone, cioè i telefonini multifunzione, i quali sono dotati di un’agenda per segnare gli appuntamenti. Gli stessi onorevoli sono stati provvisti a spese delle rispettive Camere (e dunque dei contribuenti) di tablet iPad della Apple, a che cosa servono dunque le agendine in pelle? Si può accettare che mentre agli italiani sono richiesti pesanti sacrifici, negli uffici della Casta il grande spreco continui? Qualcuno obietterà che con le agende non si rifà il bilancio dello Stato. Vero, però intanto si può cominciare. E poi non ci sono solo i diari del Senato, ma pure quelli della Camera, che costano 3 milioni di euro in tre anni. Costi che vanno ad aggiungersi agli altri del Palazzo. Quanti soldi vengono gettati per acquisti che si potrebbero evitare o per lo meno contenere? Io sospetto molti. E allora, cari signori onorevoli, prima di lanciare appelli affinché non siano ridotti i contributi alla politica, cominciate a tagliare e a ridurre lo scialo di denaro pubblico di cui siete responsabili direttamente. Rinunciate alle agendine rifinite in pelle di contribuente: per pagare le tasse che voi state usando per farvi il diario ci sono imprenditori che hanno perso tutto e si sono tolti la vita. Voi almeno toglietevi il lusso di cui vi siete circondati. di Maurizio Belpietro