L'editoriale

Lucia Esposito

Luigi Lusi vuota il sacco. Anzi, le valigie. L’ex tesoriere della Margherita, da due mesi noto alle cronache per essersi fregato una paccata di milioni sotto il naso di Rutelli, ieri si è presentato in Procura. A richiedere con urgenza un incontro ai magistrati che si occupano del caso, pare sia stato proprio lui, il mago dei conti, l’uomo che sa far volatilizzare il denaro senza che nessuno se ne accorga, neppure i sindaci, gli organi dirigenti e neanche i presidenti. La fretta di recarsi in tribunale crediamo fosse dovuta alle strane voci girate nei giorni scorsi, circa la possibilità di un suo arresto per inquinamento delle prove. Il tintinnar di manette lo avrebbe a tal punto spaventato da indurlo a riempire di carte un paio di valigie, per presentarsi ai pm con una dote piuttosto ricca come segno di collaborazione. Cosa ci sia nei borsoni non lo sappiamo perché   l’appuntamento è stato organizzato lontano da orecchie indiscrete e gli esiti del  colloquio sono stati blindati manco si trattasse del terzo segreto di Fatima. A naso però possiamo immaginare che i bagagli non fossero rigonfi di doni pasquali, ma piuttosto di documenti riconducibili alla Margherita, cioè al partito di cui fino a un paio di mesi fa Lusi è stato il cassiere e del quale probabilmente conosce le uscite fino all’ultimo centesimo. L’ex senatore del Pd, in pratica, potrebbe aver consegnato ai magistrati anni e anni di conti del disciolto partito. Note spese, fatture, finanziamenti: il magico mondo di Rutelli, Franceschini, Marini e Rosy Bindi visto dal buco della serratura di una cassaforte. La vita della Margherita raccontata attraverso i suoi fondi: decine e decine di milioni usate per l’attività politica, ma non solo. Già, perché è questo che minaccia Lusi. Da quando è stato beccato dalla Procura per una serie di assegni  rigorosamente al di sotto della soglia che fa scattare i controlli antiriciclaggio, l’esponente politico cacciato come un reietto dal Pd lancia strane allusioni agli ex compagni. L’uomo dei conti ammette di essersi fatto prendere un po’ la mano e di aver trattenuto per sé un certo numero di milioni, comprandosi case e pasteggiando a champagne, ma poi fa intendere che anche altri avrebbero qualcosa di cui vergognarsi e dentro la Margherita invece che un ladro c’è qualcuno che lo dovrebbe considerare un benefattore. «Io ero il bancomat della sinistra»,  ha detto in un colloquio riservato con il nostro Franco Bechis, «ricordando di aver autorizzato lui tutti i pagamenti». Un flusso di denaro non proprio modesto, in quanto negli anni il partito che ha dato vita al Pd ha speso più di 220 milioni. «Se parlo io crolla il centrosinistra», ha insistito in un fuori onda mandato da Michele Santoro durante una puntata di Servizio pubblico. Ma quali sono i misteri inconfessabili che l’ex senatore del Pd custodisce? Quali sono i segreti che lascia intendere di poter rivelare se qualcuno insiste ad accusarlo d’essere un volgare truffatore? Alle domande per ora non c’è risposta. L’unica cosa certa è che Francesco Rutelli ha reagito alle insinuazioni presentando un esposto in Procura e denunciando l’ex amico con una richiesta di 10 milioni di danni. E ovviamente negando di aver qualcosa da nascondere. Una reazione scontata, ma che ci saremmo attesi da subito, cioè da quando la storia del cassiere ladro è finita sui giornali e non un mese dopo. Invece, sulle prime, a parte dichiararsi estranei alla truffa, né l’ex sindaco né gli altri suoi compari sono sembrati molto addolorati. Anzi. A un certo punto è pure circolata l’idea che i compagni di partito fossero disposti a perdonare Lusi a patto che rimborsasse almeno cinque dei tredici milioni sottratti. Un atteggiamento che ha dato da pensare: chi mai accetterebbe di vedersi rimborsato con poco più di un terzo dei soldi che gli sono stati fregati? Quale vittima di un raggiro non vorrebbe andare fino in fondo, cioè ottenere indietro il maltolto, non senza aver prima visto il ladro in galera? Forse sarà che i soldi erano del partito, cioè un grazioso cadeau dello Stato e non quattrini sudati. Sta di fatto che la reazione è stata giudicata da tutti assai blanda, quasi affettuosa. Sì, un po’ di presa di distanze c’è stata, ma senza esagerare.Ora però che c’è puzza di bruciato, o meglio di galera, Lusi pare intenzionato a vuotare le valigie. Quindi, denuncia o non denuncia, è probabile che ne vedremo delle belle. L’ex cassiere infatti pare voler vendere cara la pelle, rovesciando le accuse sugli accusatori. Certo, le sue possono essere balle e tentativi disperati di scaricare le responsabilità su altri. Veleni messi in circolo per inquinare. Ma se i vertici della Margherita non hanno  nulla da nascondere, invece di rispondere «Mo’ adesso basta» come ha fatto Francesco Rutelli con Lucia Annunziata, farebbero bene a dire: «Mo’ adesso parliamo». Tacere infatti non si può più.     di Maurizio Belpietro