L'editoriale
Da Cernobbio il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera avvisa: se non si troveranno altre fonti, vale a dire altri soldi, l’aumento dell’Iva di due punti sarà quasi automatico. Non che noi ci facessimo illusioni, ma ora c’è anche colui che dovrebbe provvedere a far crescere l’Italia che lo certifica: senza la ripresa, il rincaro della tassa sui consumi diventerà inevitabile. E con esso, aggiungiamo noi, sarà quasi impossibile sfuggire alla recessione. Già ci siamo in pieno, ma aumentando la pressione fiscale è matematico che diminuirà il prodotto interno lordo, le famiglie spenderanno meno, le aziende vedranno calare il loro fatturato e tutti staremo un po’ peggio. Dopo di che, proseguendo col metodo Monti, bisognerà ricorrere a nuove imposte. In pratica, un incubo. Al quale però, nonostante le premesse, e cioè l’economia che non si riprende, ci si può sottrarre. Sarebbe sufficiente metter mano alle forbici e tagliare le spese inutili della pubblica amministrazione, evitando, come fa il governo dei tecnici, di coccolarsi i dipendenti pubblici e di mantenere la più arretrata e inefficiente delle strutture centrali d’Europa. Non vogliamo qui riaprire il capitolo dell’articolo 18, dalla cui riforma sono esclusi gli statali. Ma è piuttosto facile evidenziare che se l’Italia non corre come dovrebbe, gran parte della colpa è della burocrazia e dunque dei metodi borbonici che vengono applicati nei ministeri. Pratiche che potrebbero essere evase con facilità restano a sonnecchiare per mesi in fondo a un cassetto. Documenti che potrebbero essere licenziati con un clic, finiscono invece tra le mille scartoffie di cui si nutre l’apparato statale. Quanti soldi si risparmierebbero se da domani si decidesse di dare una scossa alla pubblica amministrazione? Quante tasse in meno si dovrebbero imporre se lo Stato fosse efficiente? La risposta è: una montagna. A calcolarlo però non siamo noi di Libero, sulle cui capacità di conteggio qualche lettore potrebbe nutrire dubbi, bensì l’ex presidente del Cnipa, il Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione, un signore che già cinque anni fa segnalò come risparmiare denaro con poca fatica. Livio Zoffoli nel 2008 mise a punto un piano in undici interventi per determinare una significativa riduzione della spesa pubblica. Lo inviò ai ministri dell’epoca e nonostante le cifre fossero rilevanti nessuno lo degnò di una risposta. Stessa cosa si è ripetuta nel corso degli anni e con il governo dei tecnici, dai quali pure è stato interpellato, non è andata meglio. Eppure, come potrete leggere nell’intervista concessa ad Alessandro Giorgiutti, di quattrini se ne potrebbero risparmiare tanti. Tre miliardi solo con l’abolizione della carta: invece di sprecare risme per stampare atti che spesso nessuno legge, basterebbe ricorrere ai certificati elettronici. Anche solo una riduzione del dieci per cento del consumo cartaceo darebbe risultati strabilianti. Un altro taglio lo si potrebbe ottenere razionalizzando il patrimonio anagrafico, cioè mettendo insieme gli uffici anagrafe di vari Comuni. Un centro unico, oppure dei centri provinciali, che raccolgono i dati e poi on line li smistano ai singoli sportelli, evitando doppioni e costi inutili. Ancor meglio se si potesse concentrare in un solo ufficio l’anagrafe comunale, il Catasto e l’anagrafe tributaria: non solo ci sarebbe un migliore controllo della spesa sanitaria e previdenziale, ma un abbattimento dei costi. Zoffoli stima in oltre due miliardi il minor aggravio per le casse dello Stato. Tra i due e i tre miliardi di risparmio potrebbero invece venire dalle aste online, ovvero dall’abolizione dell’obbligo per le pubbliche amministrazioni di pubblicare i loro bandi di concorso sui giornali specializzati, stampa che ovviamente non avviene gratis ma a pagamento. Istituendo un sito nazionale, che i cittadini possano consultare, si avrebbe una riduzione immediata delle spese di pubblicizzazione delle iniziative di Comuni, Regioni e vari ministeri. Secondo l’ex presidente del Cnipa l’elenco delle misure che potrebbero portare beneficio ai conti pubblici è lungo e mettendole in pratica lo Stato potrebbe evitare di spendere circa 10 miliardi. Una cifra enorme, di gran lunga superiore a quella che si ricaverebbe aumentando l’Iva di due punti, per di più a costo zero, cioè senza alcun effetto depressivo sui consumi e sulle famiglie. Dunque perché non si utilizza la scure? È una domanda che giriamo volentieri al ministro dello Sviluppo Corrado Passera. Conoscendolo e sapendolo persona concreta ed efficiente, ci piacerebbe che fosse lui a spiegare perché invece di tagliare e risparmiare, questo governo fa ciò che hanno fatto tutti gli altri che lo hanno preceduto: cioè sprecare e tassare. di Maurizio Belpietro