dell'orto applicazione depresso
Capita, che ti girino male e sei di cattivo umore perché la fidanzata/o ti ha lasciato e non si fa più sentire (starà già con un altro/a?) e il lavoro va così così (eufemismo) e che palle e poi non sei nemmeno troppo in forma perché la tosse è normale con i primi sbalzi di temperatura ma chissà che sia davvero solo semplice tosse che quel tizio là ha iniziato ad avere un po’ di catarro e poi... Sì, leggera depressione, ansia, tristezza, noia e paranoia. Capita, eccome se capita e in quel momento non hai mica voglia di uscire e vedere gente, ridere e cazzeggiare. Macchè. L’unico desiderio è di tornare a casa e stare soli, far viaggiare il cervello fino a rimbambirti, bere qualche buon bicchiere (alcolico, ovvio) e passare ore e ore a fissare il lampadario, accarezzando il gatto o ascoltando cosa hanno da dirti i pesci, che almeno loro non ti contraddicono. Capita, ma la prossima volta che capiterà - occhio alla rivoluzionaria notizia - verremo prontamente fermati, aiutati e consigliati, allertati e stimolati a reagire. E non pensate a psicologi e psichiatri, strizzacervelli e ciarlatani bravi a spillarti soldi, loro vadano pure a quel paese. A correre in nostro soccorso non sarà altro che ciò che di più intimo abbiamo, chi - ahinoi, come siamo ridotti di questi tempi - ci conosce meglio di chiunque altro. Il cellulare. Sì, avete letto bene, lo smartphone che tutto fa e tutto può. Tradotto, i cervelloni che programmano i telefoni della nuova generazione stanno creando un’applicazione capace di capire quando sei depresso, avvisarti e consigliarti di chiamare amici o uscire (con il rischio di innervosirti e farti sentire ancora più sfigato, però...). La novità arriva - logico - dagli Usa e i ricercatori della Northwestern University Feinberg Medical School di Chicago sono convinti che, seguendo i progetti degli psicologi della prestigiosa università, il futuro della terapia della depressione, così come di altri disturbi dell’umore, sarà presto virtuale: il telefono, così come altri supporti tecnologici, supereranno le tradizionali sessioni settimanali faccia a faccia per favorire un metodo che garantirà un supporto immediato e raggiungerà una fetta di popolazione più ampia. Boh, vedremo. E mentre noi reagiamo perplessi, loro spiegano nei dettagli il progetto. «Stiamo inventando metodi nuovi con cui la tecnologia può essere d’aiuto alle persone con disturbi mentali - dice lo psicologo David Mohr, direttore del nuovo Center for Behavioral Intervention Technologies e professore alla Feinberg University - le tecniche utilizzate avranno un impatto enorme sul trattamento e sulla prevenzione di disturbi come la depressione, proprio per il fatto di raggiungere un gran numero di persone, sia quelle che hanno difficoltà a spostarsi e raggiungere centri specialistici, sia chi invece è meno propenso a una psicoterapia tradizionale, senza aggiungere il fatto che si tratta di servizi che possono essere offerti a un costo decisamente inferiore ai classici colloqui personali». Sarà. Ma come dovrebbe funzionare - tanto per essere pratici e materiali - la nuova applicazione antidepressione? I ricercatori raccontano che un primo progetto riguarda un’applicazione facilmente installabile sul telefonino, in grado di individuare sintomi depressivi attraverso il monitoraggio dei sensori nel telefono e dei dati dell’utente (come i luoghi frequentati, il livello di mobilità o sedentarietà, il contesto sociale, le interazioni via mail e social media e il tono dell’umore). In pratica, lo smartphone memorizza le tue abitudini e se tu - tizio da mille telefonate e mille mail al giorno - improvvisamente resti isolato a lungo, l’applicazione ti suggerirà di uscire o vedere amici. Insomma, di darti una mossa. «Incoraggiando le persone a intraprendere comportamenti piacevoli e con benefici, crediamo che questa nuova applicazione migliorerà l’umore - spiega ancora Mohr - Creiamo così un circolo di feedback positivi. Chi è incoraggiato a vedere amici sarà poi contento e vorrà ripetere l’esperienza. Ruminare da soli a casa provoca l’effetto opposto e causa una spirale discendente». Già, lo smartphone che tutto fa e tutto può. Ora sappiamo (ma non ditelo agli psicologi, non la prenderanno bene) che se capita - e purtroppo prima o poi capita - la soluzione presto sarà a portata di mano. Anzi, a portata di touchscreen. Che tristezza... di Alessandro Dell'Orto