L'editoriale

Lucia Esposito

Ieri, la lettura di Libero deve aver mandato di traverso la colazione a più di un dirigente Rai. L’articolo di Francesco Borgonovo su un programma tutto sesso e trasgressioni mandato in onda nell’orario di fascia protetta, quando cioè la tv la guardano anche i ragazzini, da quel che ci risulta ha fatto balzare sulla sedia i vertici di viale Mazzini. I quali, ovviamente, non si erano accorti di ciò che da settimane diffondevano nelle case degli italiani fin dalle prime ore del mattino, ovvero una serie televisiva dedicata agli scambi di coppia, con rapporti tra professori e alunni di un liceo, e in aggiunta un po’ di droga. Una porno Rai con un microscopico bollino rosso, in cui le relazioni sessuali sono il filo conduttore. In seguito all’articolo, la direzione generale ha deciso di far traslocare Fisica o Chimica, questo il nome della serie, a dopo le 22, orario ritenuto più consono a scene di maschietti che si baciano fra loro e a racconti di ragazzine stuprate mentre la madre fa una partouze con due uomini. La notizia dello slittamento del programma ce l’ha comunicata lo stesso direttore di Rai 4, canale sul quale va in onda la fiction ad alto contenuto erotico. Carlo Freccero, dopo aver ricevuto l’ordine, si è premurato di farcelo sapere con una telefonata minacciosa di cui, a pagina 2, dà conto il nostro Francesco Borgonovo. Il dirigente, ovviamente molto di sinistra, alle nostre critiche ha reagito annunciando rappresaglie d’ogni genere, promettendo addirittura di mandarci gente con i forconi in mano sotto la redazione e di rivelare chissà quali misteri di cui lui sarebbe a conoscenza. Ma al di là dello stile intimidatorio del responsabile della rete - il quale dimostra anche nel linguaggio contro libertà di stampa e gay cosa significhi in concreto il politically correct - ciò che ci preme sottolineare è l’anarchia di quello che un tempo era considerato un servizio pubblico. Già, perché se il nostro collega non fosse un patito della tv  e ne guardasse   i programmi appena aperti gli occhi, a viale Mazzini nessuno si sarebbe accorto  dei contenuti di Fisica o chimica e dunque non ci sarebbe stato dirigente che si sarebbe posto il problema se la serie fosse compatibile con il ruolo della Rai e soprattutto se fosse un programma educativo adatto a essere trasmesso la mattina e il pomeriggio. Il che, dopo la magra figura rimediata dai vertici aziendali con Sanremo e l’esibizione di Adriano Celentano (quando tutti hanno fatto a gara nel negare di essere a conoscenza del sermone del Molleggiato) dimostra una sola cosa, cioè che la tv pubblica è fuori controllo. Deragliata, affidata a funzionari che la ritengono una cosa propria e come tale la usano per le loro sperimentazioni e per il loro divertimento, quando non per gli affari propri e le loro piccole battaglie. Qual è la linea editoriale della Rai oggi? Alla domanda nessuno sarebbe in grado di rispondere, perché una linea editoriale non c’è. La coincidenza vuole che l’articolo di Libero sulla porno Rai sia uscito proprio in coincidenza di un’ampia intervista del direttore generale sul Sole 24 ore. Al giornale della Confindustria, Lorenza Lei ha dichiarato con orgoglio i suoi successi, tra i quali quello della leadership dei canali digitali di cui Rai 4, cioè la tv di Freccero, fa parte. Ma oltre a ciò, la numero uno di Viale Mazzini si è vantata della centralità della cultura nei programmi aziendali. «La Rai deve continuare a svolgere il ruolo di volano culturale del cambiamento», ha dichiarato la signora, «non solo guardando al cinema e alla fiction, ma sperimentando nuovi linguaggi in tutti i generi televisivi». Il porno fa parte dei nuovi linguaggi che la televisione di Stato sta sperimentando? Oppure tra le novità nel settore culturale ci sono i seni al vento mostrati a Ballando con le stelle, un programma di Rai Uno in calo di attenzione e di pubblico? La verità è che la tv pubblica appare ormai un mammut in via di estinzione, in cui oltre a una situazione finanziaria pericolante si evidenzia una pericolosa crisi di idee e contenuti. Oggi nessuno saprebbe dire quale sia davvero la missione della Rai. Un tempo c’era la televisione di Bernabei e del maestro Manzi, quella cioè che doveva educare e far crescere gli italiani. Poi c’è stata quella dei partiti, con la lottizzazione e la conquista delle reti da parte della sinistra, un monopolio conservato per anni. Oggi, finito il controllo della politica, è in mano ai  burocrati, agli agenti delle star e a piccoli potenti, vittima di ogni pressione e di ogni interesse.  Insomma un brutto spettacolo, che arrivato a questo punto è meglio spegnere.  di Maurizio Belpietro