Lana Un po' lolita, un po' pin up, molto diva Ritratto della Del Rey, l'anti Gaga del pop
Lana Del Rey, l’ultima pin-up che viene dall’America, in grado di dominare le hit digitali con l’album Born to die, ha una storia singolarissima alle spalle, a tratti inquietante, che piacerebbe parecchio a Gabriele Salvatores. Figlia di un imprenditore della new economy - Rob Grant, magnate e gestore di domini internet - Elisabeth (questo il vero nome) è diventata un fenomeno di costume ancor prima che musicale quando ha sfondato sul web realizzando, a fine 2011, milioni di contatti grazie al frizzante singolo Video games. Poi è stata la volta di Born to die, pubblicato anch’esso su You Tube, diventato un clamoroso successo informatico con 26 (!) milioni di contatti. Pubblicato anche come cd il 31 gennaio scorso, il disco ha trascinato la De Rey al top della popolarità. La sua voce lavorata al computer e il nasino chirurgicamente all’insù, alla francese, ha cominciato a spopolare anche su Facebook, concretizzando così la nascita della prima diva del pop figlia soltanto di internet, non delle major discografiche. La genesi del nome - Il nome è frutto di una curiosa crasi tra Lana - come Lana Turner, discussa star di Hollywood degli anni Cinquanta - e Del Rey, una delle auto più popolari della Ford. Le immagini di You Tube proiettano l’icona di una ragazza che si vuole ispirare, esplicitamente, agli anni del Dopoguerra e agli status symbol di un’America quasi surreale: acconciature, trucco, rossetto e vestitini sembrano studiati ad hoc per creare un personaggio fuori dal tempo, quasi uscito da un film di David Lynch. La Del Rey ha, in effetti, molto di costruito: un po’ Nancy Sinatra e molto “pupa del gangster”, ha attualmente dalla sua il primo posto nelle classifiche di iTunes di nove paesi (non l’Italia, però…) e poco altro. Nata a New York, l’inquieta Lana ha 25 anni ed è la ragazza del momento: ha scalzato dalle copertine di Q Magazine e Billboard le varie Katy Perry e Lady Gaga; è diventata star anche in tv, dall’inglese BBC al prestigioso David Letterman Show, fino all’incidente che l’ha vista protagonista al Saturday Night Live dove ha stonato come una campana durante l’esibizione di Born to die. Evento che ha interrotto la cascata di consensi e ha portato a una misteriosa cancellazione di tutte e 30 le date del suo tour, programmato in aprile. La sua filosofia - «Devo ancora capire se il successo al quale sono andata incontro mi dà felicità oppure se rappresenta una via verso il dolore», ha mormorato questa ragazza che, aspetto da pin-up a parte, risulta essere assai più complessa di quanto come suggeriscano i versi stupefacenti di alcune sue canzoni: “…Mi ama con ogni battito del suo cuore cocaina…”. Oppure: “Canto l’inno nazionale mentre ti sto sopra e ti avvolgo come un pitone”. Il suo è un passato oscuro, come svela: «Da bambina cantavo in chiesa con mia madre, ascoltavo i dischi di Leonard Cohen, Dylan e Sinatra. Poi a New York, il mio eden, scoprii a 18 anni Jeff Buckley e il fascino di Kurt Cobain, che mi conquistò con Heart-shaped box. Il mio primo disco inciso grazie all'aiuto di papà è andato così male da costringermi a fare di tutto, ho cambiato un sacco di lavori, ho fatto volontariato nei centri sociali e lì ho conosciuto realtà più sconvolgente di alcuni episodi di Fox Crime. Dai 18 ai 23 anni ho vissuto mille esistenze. Ho girato vorticosamente, sono passata da un appartamento all'altro, da un boyfriend all’altro, anche da una bottiglia all'altra. Ma ormai non bevo più". Per ora le hanno attribuito un paio di flirt: uno con Shennon Leto, fratello del batterista dei 30 Seconds to Mars, Jared. Un altro, più recente, con un tipo di Glasgow. Lana, come l’ex diva del cinema, Del Rey, come una macchina. Ma chi è veramente questa ragazza? Un fenomeno precotto di marketing vomitato dal web? Oppure una potenziale, futuribile star dell’easy listening e del pop più zuccheroso? Sarà il secondo disco, cioè il suo futuro a dirimere i dubbi. Ma c’è anche il rischio che internet, dopo averla sfornata, se la riprenda, questa pin-up delle sette note. di Leonardo Iannacci