L'editoriale
Puntuale come una cambiale è arrivata l’annuale statistica del ministero dell’Economia in cui si segnalano i redditi degli italiani. E altrettanto puntuali sono scoppiate le polemiche sul livello di contribuzione fiscale di alcune categorie di lavoratori autonomi. Può un orefice guadagnare meno di un operaio? Può il gestore di uno stabilimento balneare incassare un quarto di quel che fattura un tabaccaio? Ovviamente no. Ciò nonostante, ogni dodici mesi ci si scandalizza per la classifica e chi governa si spreme le meningi allo scopo di trovare un sistema che metta fine all’evasione delle imposte. Eppure le soluzioni sarebbero molto semplici e non occorrono Soloni o laureati alla Bocconi per individuarle. Basterebbero alcune decisioni, messe in atto le quali sarebbe praticamente impossibile per il contribuente sfuggire al fisco. Prendete ad esempio un tassista. Secondo la lista degli uomini delle finanze, chi conduce un’auto pubblica dichiara in media 14 mila euro l'anno. È credibile che costoro rimangano incollati al volante sei giorni su sette, assumendosi i rischi di un’impresa familiare e dell’ammortamento di licenze del valore di centinaia di migliaia di euro, oltre che della vettura, per meno di 1.200 euro al mese? La risposta è no e il sospetto che i tassisti dichiarino meno di quanto incassano è forte. Eppure, se si volesse, per impedire l’evasione sarebbe sufficiente collegare il tassametro al cervellone dell’Agenzia delle entrate. Lo si fa per le macchinette succhia soldi che si installano nei bar, perché non farlo con quelle che il denaro se lo prendono per portarti a spasso? Un semplice collegamento online garantirebbe la trasmissione dei dati, così come già è possibile per altre funzioni. Ma perché non lo si fa? Mistero. Dubbi ci sono pure sulle dichiarazioni dei redditi di molti professionisti, come avvocati, ingegneri e architetti, i quali denunciano più dei tassisti, ma non di molto. O meglio: gli avvocati sfiorano i 50 mila euro l’anno, gli ingegneri poco più della metà e gli architetti appena 20 mila. Certo, i progetti per costruire palazzi o ristrutturare appartamenti non si firmano ogni giorno, ma, salvo eccezioni, gli esperti di righello e compasso non paiono tutti morti di fame. Il sospetto che molti dichiarino meno del dovuto è forte. E allora perché non rendere detraibile la parcella? Hai rimesso a posto casa? Alle spese che puoi portare in deduzione si aggiunge il conto dell’architetto o dell’ingegnere che ha fatto i calcoli di stabilità. Stessa cosa con l’avvocato. Devi ingaggiarne uno per ottenere ragione o per difenderti? La cifra che sarai costretto a corrispondere al legale la puoi mettere nella dichiarazione dei redditi. Secondo certi avvocati in regola col fisco, si tratterebbe dell’uovo di Colombo, che metterebbe con le spalle al muro chi fa il furbo. E lo stesso sostengono gli architetti che non nascondono le parcelle agli ispettori dell’Agenzia delle entrate. Perché dunque non lo si fa? La risposta è comica: a Napoli s’inventerebbero delle stamperie di fatture false da portare in deduzione. Tradotto: siccome lo Stato non è in grado di accertare se un documento fiscale è taroccato, finisce che tollera chi evade il fisco e tarocca la dichiarazione dei redditi. Ma il reddito non scarseggia solo fra tassisti, ingegneri e architetti. A mostrarsi poveri in canna sono anche orologiai e gioiellieri. Eppure anche lì ci vorrebbe poco a censire la mercanzia che hanno in negozio e stimarne il reddito. Così come per le agenzie immobiliari sarebbe abbastanza facile individuarne il giro d’affari. Le case in vendita sono esposte in vetrine o sul sito e in ufficio vengono custoditi i mandati a vendere. Se poi ci fosse un catasto aggiornato, che stima il valore reale dell’appartamento, così come avviene in Svizzera e in altri Paesi organizzati, l’evasione sarebbe praticamente impossibile. L’elenco potrebbe continuare con gli orafi e i venditori di barche, con i concessionari d’auto e i fruttivendoli, tutti negozianti che dichiarano il minimo, ma che con opportuni provvedimenti sarebbero costretti a far emergere il nero. Insomma, i sistemi per scovare gli evasori ci sono. Purtroppo, manca la voglia di applicarli. Di questo passo chi presenta dichiarazioni infedeli può continuare a dormire sonni tranquilli. O, come mi è capitato di sentire domenica scorsa da due evasori in trasferta in una località turistica, al massimo sarà costretto a prestare un po’ più di attenzione. Sicuro comunque che la festa continua. di Maurizio Belpietro