Il Prof sbaglia: lo spread volerà fino a 700 punti
Gli analisti tecnici non sono d’accordo con Mario Monti e con la sua analisi ottimistica dello spread sul nostro debito pubblico. Nella sua recente conferenza stampa, il premier, grafico alla mano, ha detto agli italiani che il differenziale tra i rendimenti dei i titoli pubblici del Belpaese e quelli tedeschi ha imboccato la virtuosa strada di un suo dimagrimento. Il professore ha voluto sottolineare come dal suo arrivo a Palazzo Chigi il famigerato spread tra Btp e bund a dieci anni abbia segnato interessanti picchi minimi e, cosa ben più importante, che il trend, almeno quello di breve e medio periodo, punti al ribasso. Il grafico che Monti ha mostrato in conferenza stampa e che schematizzava la differenza tra i nostri titoli e quelli tedeschi, aveva degli inequivocabili segni rossi, linee che segnavano una tendenza al ribasso. Gli esperti che in finanza si occupano di analisi tecnica la pensano esattamente all’opposto: lo spread continua a seguire un trend in salita. Come si può vedere dal grafico riportato qui in alto, estratto dai programmi utilizzati dai professionisti su cui si basano le operazioni di compravendita degli investitori istituzionali, pur ricalcando l’andamento di quello “montiano”, arriva a conclusioni completamente diverse. La linea, dicono gli esperti, «evidenzia tre canali rialzisti e si nota come, dopo il massimo segnato a 567, lo spread si sia inserito in un laterale svolto sostanzialmente nella fascia 400/520». Una «fase laterale» non indica una tendenza di medio periodo. L’analisi tecnica applicata al grafico indica invece come innanzitutto «lo spread sia destinato comunque a riportarsi a quota 565/595, con obiettivo rialzista successivo a 700 punti». Praticamente un disastro. Secondo i tecnici, potrebbero esserci sì dei picchi minimi anche nei pressi dei 400 punti (persino a quota 390) ma questi ripiegamenti ribassisti «rientrano nella normale attività di oscillazione e non modificano la tendenza di fondo, rialzista, per il raggiungimento dei target» citati. Come spiegare allora il risultato delle ultime aste dei titoli pubblici di breve, medio e lungo periodo dove i Bot semestrale hanno visto il crollo dei rendimenti mentre i Btp a cinque e dieci anni hanno registrato solo una limatina? Probabilmente con la fiducia del mercato sulla differenza dei risultati che il governo dei professori riuscirà a ottenere nel breve e nel lungo termine. La stangata della «fase uno» del governo porterà quanto prima un bel po’ di quattrini nelle casse dello Stato perché principalmente figlia di un inasprimento fiscale. Il bilancio dello Stato, da qui a un anno, è stato così messo in sicurezza. Ma essendo una manovra sostanzialmente recessiva, i risultati negativi sull’economia reale si vedranno entro la fine del 2012 mentre non è affatto detto che le strombazzate liberalizzazioni della «fase due» abbiano risultati certi o che resistano a un futuro governo politico. Che sia di centrodestra o di centrosinistra è molto probabile che i gruppi di pressione ben presenti nei partiti riescano a stravolgere l’impostazione montiana, a meno che l’Europa non riesca nell’intento di conquistare il controllo di molte delle competenze chiave attualmente in mano ai singoli governi. La Spagna è messa peggio di noi eppure ha uno spread di lungo periodo più virtuoso e questo perché gli interventi del vecchio governo hanno gettato le basi per un cambio di rotta che il nuovo del popolare Rajoy porterà avanti. Il mercato ritiene invece che in Italia finirà ancora a tarallucci e vino. Una crisi di fiducia che si ripropone, nonostante i secchioni, pari pari sullo spread. di Antonio Spampinato ha collaborato Daniela Turri