L'editoriale
I giornali sono macchine strane, con ancor più strani meccanismi di funzionamento. Per esempio quando acchiappano il protagonista di una storia sono capaci di tenerlo nel mirino per mesi, rivoltandolo come un calzino e fornendo ai propri lettori ogni dettaglio della sua vita. Poi, improvvisamente, così come hanno cominciato ad occuparsene se lo dimenticano e non ne parlano più, quasi che nei confronti di quella persona, della sua storia e delle sue dichiarazioni, avessero perso ogni interesse e nessuno, tanto meno gli acquirenti della testata, ne volesse più sentir parlare. Un modo di fare che non è molto logico, ma che regolarmente viene messo in atto. Di sicuro è stato così con Patrizia D’Addario, la quarantenne che nell’estate di un paio d’anni fa raccontò sulle pagine del Corriere della Sera di essere finita sotto le lenzuola del Cavaliere. Non c’era ancora il Bunga Bunga, ma solo un po’ di pettegolezzi intorno a Noemi Letizia, la ragazzina alla cui festa di compleanno aveva partecipato il presidente del consiglio. La D’Addario in un colloquio con la cronista giudiziaria Fiorenza Sarzanini rivelò di essere stata alle feste a Palazzo Grazioli e di aver anche trascorso un notte con Silvio Berlusconi. Da lì in poi le ospiti nel letto del premier divennero argomento quotidiano, che ancora ci accompagna. Ma mentre si discute delle abitudini intime del capo del governo, tutti ci siamo dimenticati della signorina che diede fuoco alle polveri. La D’Addario infatti per un po’ ha goduto di una certa notorietà, invitata alle trasmissioni tv di prima serata e ad incontri pubblici internazionali. Trattata come un’eroina, veniva dipinta come la donna che aveva vendicato le femministe colpendo al cuore l’emblema stesso del maschilismo. La fama e l’attenzione sono però durate pochi mesi, giusto il tempo di sputtanare Berlusconi. Poi basta, su di lei è caduto l’oblio. Niente più spettacoli teatrali, stop ai dibattiti in tv, basta libri, addio alle feste nelle principali città italiane. Quando la poveretta ha osato presentarsi a una manifestazione del centrosinistra, sperando di godere di un po’ di riconoscenza per aver incastrato il Cav., è stata cacciata in malo modo. Ma a distanza di due anni che fine ha fatto Patrizia? Come campa, dove vive, che ne è delle sue accuse? Per rispondere a queste domande la nostra Cristiana Lodi è scesa fino in Puglia e ha rintracciato la signorina, la quale in una serie di colloqui le ha raccontato la vera storia delle sue serate a Palazzo Grazioli e di come questa faccenda sia diventata oggetto di interesse da parte della magistratura e dei giornali. O meglio: la D’Addario rivela quella che lei dice sia la vera storia. Nell’intervista riferisce di essere stata spaventata e minacciata, praticamente costretta a confidare i fatti e consegnare le registrazioni degli incontri con il presidente del consiglio. La donna dice di non essere mai stata una escort, ma di essere stata indotta dichiararlo per rendere più credibile il proprio racconto. Aggiunge anche che le conversazioni con i giornalisti non fu lei a sollecitarle, ma le furono praticamente imposte. Nel colloquio con la nostra Lodi, la D’Addario fa nomi e cognomi, accusando varie persone. Ovviamente non sappiamo se quel che spiattella corrisponda al vero o non piuttosto il frutto di una mente fertile che, una volta lasciata sola e dimenticata dall’opinione pubblica, si vendica di chi le sta intorno perché lo ritiene responsabile del suo fallimento. A prescindere dal suo racconto, una cosa però è certa: la storia delle sue serate a Palazzo Grazioli e delle sue successive rivelazioni ha ancora molti punti oscuri. Per quanto ci riguarda non ci siamo mai bevuti la storiella della escort che si vendica del Cavaliere in quanto ha mancato alla promessa di occuparsi di una concessione edilizia. Una donna che si concede a pagamento una volta entrata nelle grazie del presidente del consiglio semmai cerca di sfruttare l’occasione a suo favore. Difficile che rinunci all’opportunità per filare diritta in procura e denunciare tutto. Avendo tra le mani registrazioni penalmente irrilevanti, ma moralmente sputtananti, se è priva di scrupoli al massimo le fa fruttare. Non si rovina la carriera di professionista del materasso rendendosi nota a tutti e mettendosi sotto i riflettori. Con questo non vogliamo dire che i fatti siano andati così come Patrizia D’Addario li racconta. Per quanto abbiamo imparato a conoscerla, la signorina è da prendere con le molle. Ciononostante, ci pare di poter scrivere che il finale di questa faccenda di sesso, politica e giustizia è ancora da scrivere.