L'editoriale
Perché i pm intercettano il telefono di una ragazza che, a corto di soldi o di successi, si concede a chi è in grado di pagarla? Una donna non può più decidere come passare il proprio tempo e se del caso di farselo remunerare da chi vuole? E come mai si trascrivono gli sms che questa invia, se sia lei che i destinatari non sono indagati e nei testi non c’è ombra di reati ma solo un’elencazione di fatti privati? La Costituzione non tutela la riservatezza della corrispondenza? E infine: qual è la ragione che spinge i magistrati a dare in pasto ai giornali i deliri ad alto tasso confusionale di una giovane anche se non hanno alcuna relazione con l’indagine che stanno conducendo? La risposta a tutti i quesiti è una sola: Berlusconi. Se ieri quasi tutti i quotidiani hanno potuto riportare le telefonate di Sara Tommasi, subrettina nota più per gli amori inventati che per gli spettacoli realizzati, la ragione sta nella guerra santa che gli uffici giudiziari di mezzo Paese hanno scatenato contro il Cavaliere. Chisseneimporta se gli insulti della valletta non sono materia da codice penale. Pazienza se i messaggini inviati al fratello del premier sono affari tra adulti consenzienti e non c’è niente che debba interessare gli investigatori, i quali sono pagati per dar la caccia ai criminali e non agli amanti. Fa niente che i discorsi siano strampalati e surreali, con sbalzi d’umore poco giustificabili. L’importante è mettere il premier in mutande e per raggiungere lo scopo ogni colpo è consentito, meglio se sotto la cintura. Che gli sms di Sara Tommasi appartengano tutti a questa seconda categoria risulta evidente anche a un cieco. Basterebbe un’indagine appena più approfondita per rendersi conto che la giovane starlette, dopo tante aspirazioni mancate, non vive una stagione felice. Cacciata dalle discoteche più alla moda e tenuta alla larga dai talk show che per un certo periodo l’avevano fatta sperare in un mondo dorato, oggi più che dei pubblici ministeri sembra aver bisogno degli infermieri e di una buona cura disintossicante. È dunque giusto captare a sua insaputa gli sfoghi telefonici di una ragazza in difficoltà e darli in pasto all’opinione pubblica pur di colpire il presidente del consiglio? È legittimo strumentalizzare le vicende private di una persona al fine di incastrarne un’altra? Evidentemente per i pm sì, soprattutto se il candidato a finire ingabbiato è Berlusconi. Oddio, è già successo: in passato sfruttando le debolezze e la situazione finanziaria di un’altra donna, la Procura di Milano costruì montagne di accuse contro il Cavaliere, gran parte delle quali fu poi smontata con il tempo, anche se ce ne volle tanto. Dunque, nell’utilizzo di Sara Tommasi non c’è nulla di nuovo. Forse non sarà la nuova teste Omega, ma è ciò che qualche pubblico ministero sogna. Del resto, ormai, se una Procura non ha sottomano almeno l’intercettazione o l’sms di una delle dame di compagnia che frequentavano Arcore si sente sfigata, va in depressione e le passa la voglia di indagare anche sui criminali comuni. Un po’ come ai tempi di Mani pulite, ogni toga vuole il proprio momento di gloria, per cui nelle prossime settimane aspettiamocene di tutti i colori. O meglio: attendiamoci altri racconti a luci rosse tipo quelli fin qui letti. A Milano già preparano effetti pirotecnici, perché comunque vada il processo, l’importante è farlo. Come ha spiegato ieri il procuratore capo motivando la richiesta di rito immediato, ai pm non interessa se il conflitto di attribuzione bloccherà la sentenza. Ciò che conta è mettere Berlusconi alla sbarra, chiamando a testimoniare le suorine che partecipavano alle feste di Arcore. Ve le immaginate le sfilate delle miss di fronte alle toghe? Il Tribunale si trasformerebbe in un circo. Ma forse è proprio quello a cui i magistrati puntano per poter finalmente appendere Silvio.