L'editoriale

Andrea Tempestini

DI FRANCO BECHIS - La procura di Milano ha rotto ogni indugio. Ha deciso di stralciare la posizione di Silvio Berlusconi da quella di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, chiedendo solo per il premier il giudizio direttissimo sia per concussione che per avere comprato prestazioni sessuali da Ruby Rubacuori quando ancora era minorenne. I pm sono quasi certi di ottenere il giudizio. Tanto certi che il presidente del Tribunale, Livia Pomodoro, ha già allertato da almeno una settimana la quarta sezione penale presieduta da Oscar Magi, perché si preparasse al processo del secolo. Magi è un magistrato duro e militante della corrente delle toghe rosse (Md), e più volte ha già incrociato battagliando le vicende politico-giudiziarie di Berlusconi. Ecco  la sua storia. L’episodio è diventato il più chiacchierato degli ultimi tempi a palazzo di Giustizia di Milano. Martedì primo febbraio nel bel mezzo di un importante processo, quello per le tangenti Enipower, in aula è arrivata trafelata una commessa del Tribunale. Si è avvicinata al presidente della quarta sezione penale, Oscar Magi, e gli ha sussurrato: «il presidente ha bisogno di vederla. Subito». Ambasciatore non porta pena, tanto più se a inviarlo era Livia Pomodoro. Un po’ seccato Magi ha sospeso l’udienza, rassicurando che sarebbe tornato il prima possibile. E infatti una ventina di minuti più tardi il processo è potuto riprendere regolarmente. O quasi. Perché Magi è tornato in aula agitato e scuro in volto. Ha riaperto l’udienza, concesso la parola al pubblico ministero, quando all’improvviso una musichetta mano mano crescente è rimbombata nel silenzio dell’aula. Un suono familiare, e a qualche avvocato è scappato un sorriso: ma sì, quella musichetta era proprio la sigla di Ballarò, il programma televisivo che proprio quella sera Giovanni Floris avrebbe condotto su Rai Tre. La musica era la suoneria di un telefonino. Il presidente Magi si è fatto rosso in volto e imbarazzato ha spiegato: «Scusatemi. È  il mio telefonino. Ora lo spengo». UN TRILLO IMBARAZZANTE L’udienza è proseguita senza ulteriori intoppi, ma alla fine è stato un gran confabulare fra avvocati, commessi e giudici a latere. Non si sa chi abbia dato l’informazione e se la fonte originaria fosse diretta, ma subito si è diffusa a palazzo la ragione di quella convocazione della Pomodoro, certo inusuale. Secondo la ricostruzione, Magi sarebbe stato informato dell’imminenza del rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi per il caso Ruby, certo con l’imputazione di concussione ma probabilmente anche con quella prevista dall’articolo 600 bis, comma 2 del codice penale (prostituzione minorile). Dunque toccherebbe proprio alla quarta sezione penale il processo dell’anno a Silvio Berlusconi. Siccome prevale l’accusa di concussione, è una delle sue sezioni specializzate nella materia. L’altra è quella presieduta da Valeria Gandus, e per il Cavaliere si tratterebbe semplicemente se scegliere di finire in padella o adagiarsi comodamente sulla brace. Difficile dire chi fra Gandus e Magi possa essere la padella e chi rappresentare la brace. Nessuno dei due magistrati è ben disposto con il premier. Il prossimo giudice di Berlusconi si è già occupato più di una volta del premier italiano, direttamente o indirettamente. E non gliele ha mandate a dire. Magi è stato gip collegato al pool mani pulite di Milano in sostituzione di Italo Ghitti, e in quella veste ha istruito il processo per le tangenti alla Guardia di Finanza. Peraltro già prima come giudice istruttore si era occupato di inchieste del pool, controfirmando ad esempio numerosi arresti eccellenti per l’inchiesta Enimont. Indirettamente ha incrociato le vicende giudiziarie di Berlusconi in un altro processo: quello in cui assolse il teste Omega, Stefania Ariosto, dal reato di diffamazione nei confronti di un altro magistrato, Rosario Priore. La sentenza fece molto discutere, perché riconobbe che i fatti attribuiti a Priore dall’Ariosto (tra l’altro una puntata al casinò di Montecarlo insieme a Cesare Previti) erano falsi. Ma non c’era intenzione di diffamarlo.  Anche in  tempi più recenti i destini del Cavaliere e del suo possibile prossimo giudice si sono incrociati. Magi è stato infatti il primo giudice ad avere tuonato in provvedimento scritto contro il reato di immigrazione clandestina (definito «manifestamente irragionevole») inserito nel pacchetto sicurezza nel 2008 dal governo Berlusconi. Ha presieduto la corte che ha condannato l’ex ministro della Salute Girolamo Sirchia a tre anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici. E soprattutto ha guidato il processo per il rapimento ad Abu Omar, costretto sì dalla Corte costituzionale a tenere fuori il Sismi di Nicolò Pollari sulla cui attività era stato opposto il segreto di Stato. Ma levandosi più di un sassolino dalla scarpa nelle motivazioni della sentenza. Criticò la Corte costituzionale (non è fra i giudici convinti che le sentenze si rispettano e basta) definendo quella decisione «un paradosso logico e giuridico di portata assoluta e preoccupante» con cui è stato tirato un «sipario nero» sulle attività del Sismi. Prima di scrivere la sentenza Magi interpellò formalmente Berlusconi sul segreto di Stato accusandolo di «evidente ambiguità delle posizioni prese nello svolgimento della vicenda in questione». "L'ORRENDA RIFORMA CASTELLI" Insomma, un osso duro. Che ha pure le sue idee in testa assai diverse da quelle del presidente del Consiglio. Ha una passione evidente per la tv militante. A parte il telefonino con la sigla di Ballarò, Magi ha sorpreso tutti ammettendo come prove al processo sui derivati del comune di Milano una serie di puntate di Report di Milena Gabanelli. Ha però punito con una sentenza che ha fatto assai rumore i manager di Google Italia colpevoli per un filmato caricato nella sezione video da alcuni studenti che malmenavano un loro compagno di scuola handicappato. Ma anche nella magistratura Magi è militante attivo. Iscritto a Magistratura democratica da più di 30 anni, è sempre stato protagonista dei congressi dell’associazione e talvolta si è presentato alle elezioni dell’Anm. Nel 2007 salutò con il governo di  Prodi augurandosi che abrogasse «l’orrenda riforma Castelli» e concluse: «Non credo, così come suggeriva Giorgio Gaber, che la mia generazione ha perso, e che di vincente ci sia solo l’arrivismo, la forza, l’opportunismo». Proprio alla vigilia delle elezioni del 2006 Magi sfilò nel corteo del 25 aprile per difendere la Costituzione dall’assalto dei berluscones a braccetto con altre due donne-magistrato: Valeria Gandus e Ilda Boccassini. Se entrambi i reati di cui è accusato Berlusconi dovessero finire davanti alla sua sezione, Magi può rivendicare una certa competenza anche sui casi hard. Nel 1988 fu lui ad arrestare il titolare della Flash Model di Milano sostenendo che solo sulla carta reclutava fotomodelle, che in realtà si prostituivano in cambio di una particina in un film o di un servizio fotografico. Poi nel 1992 Magi si trovò a dovere dirimere una contesa sul comune senso del pudore contro le immagini hard di Ilona Staller, la pornodiva meglio conosciuta come Cicciolina. Scrisse una sentenza di 23 pagine che la stampa all’epoca definì «un vero e proprio compendio sessual giudiziario». È  l’unica buona notizia per il Cavaliere. Allora il giudice Magi sentenziò: «Non può esistere uno Stato etico determinatore della libertà sessuale». Chissà…