L'editoriale

Giulio Bucchi

Ti pareva che non fosse colpa di Berlusconi anche la negata estradizione di Battisti, il terrorista rosso rifugiato in Brasile? Il compagno Lula si tiene l’assassino e secondo la sinistra e i suoi giornali la responsabilità è del Cavaliere. «Le resistibili pressioni di B.», scriveva venerdì il Fatto, accusando il presidente del Consiglio di non aver esercitato pressioni sullo Stato sudamericano, scegliendo la via diplomatica del silenzio pernonmettere a repentaglio gli affari tra i due Paesi. Più esplicita l’Unità, che grazie a Concita De Gregorio quando c’è da criticare il governo non delude mai. Sotto al titolo «Il Pd attacca: per anni non avete fatto nulla», ecco svelato a chi va addebitato il misfatto della mancata restituzione del pistolero dei Proletari armati per il comunismo. Tre colonne di piombo per dire che Berlusconi anziché protestare con l’ambasciatore è stato con le mani in mano. Come è noto i quotidiani progressisti hanno la memoria corta e quello affidato alla compagna De Gregorio ce l’ha cortissima. Ma sarebbe bastata una rapida consultazione dell’archivio per evitare di scrivere stupidaggini. Nel gennaio del 2009 infatti l’Italia richiamò il proprio rappresentante a Brasilia, cercando di far pressioni per vie diplomatiche contro la concessione dello status di rifugiato politico a Battisti. Il caso vuole che a contestare quella mossa sia stato proprio l’esponente più in vista di quel Pd che ora denuncia l’inattività del governo. Massimo D’Alema in un’intervista a Sky si lamentò della decisione, spiegando che «la reazione giusta alla sentenza non credo sia inasprire i rapporti con il Brasile, un Paese con cui abbiamo grandi relazioni». In realtà, se c’è qualcuno che non ha mosso un baffo per riportarsi a casa il killer dei Pac è proprio il presidente del Copasir, il quale, non solo da ministro degli Esteri del governo Prodi preferì andare a braccetto con i terroristi di Hezbollah piuttosto che farsi ridare il terrorista di Latina, ma una volta incontrato Lula a Roma, spiegò di non aver parlato del caso perché il presidente brasiliano gli aveva fatto sapere che la questione era nelle mani della magistratura e non nelle sue. Se Battisti potrà godersi il sole di Copacabana, a differenza di quel che scrivono i sinistrati quotidiani, sarà dunque per l’inattività dei governi passati piuttosto che di quello attuale. Giova anzi ricordare che prima di emigrare verso le spiagge sudamericane, l’uomo che partecipò all’uccisione di quattro persone, tra cui un paio di poliziotti, è vissuto indisturbato e coccolato dai radical chic a Parigi, conquistandosi perfino la fama di scrittore. Solo nel 2004, in seguito a un accordo concluso dall’allora ministro della Giustizia, il leghista Roberto Castelli, Battisti fu arrestato e l’Italia ne chiese ai francesi la consegna. Prima d’allora né Fassino né Diliberto, i quali in periodi diversi hanno ricoperto l’incarico di Guardasigilli, si erano mai occupati di lui, evitando di disturbarne la latitanza glamour sugli Champs Elysées. Oltre a non aver fatto nulla in tanti anni, la sinistra ha poi dato indirettamente una mano decisiva a Battisti, denigrando l’Italia ogni volta che se n’è presentata l’occasione. Se Berlusconi èundespota e nel nostro Paese la democrazia è a rischio, perché mai il Brasile dovrebbe credere che Battisti nelle nostre prigioni non rischi la vita? Se qui c’è il fascismo e regna un dittatore, perché una nazione che la dittatura l’ha avuta fino a 15 anni fa dovrebbe fidarsi di noi e consegnarci un tipo che si atteggia a perseguitato politico? Purtroppo, sul fronte del terrorismo vero e su quello della propaganda la sinistra raccoglie ciò che ha seminato. E, ancora una volta, non si tratta di un buon raccolto.