L'editoriale

Giulio Bucchi

Ci sono stati periodi in cui a Montecitorio il traffico era più sostenuto che nel centro di Milano nei giorni della Moda. Basti ricordare l’andirivieni di parlamentari sotto il regno di Massimo D’Alema. Per sostenere il primo governo a guida post-comunista della storia d’Italia, fu necessaria una transumanza di 27 onorevoli, i quali lasciarono il Polo della libertà per fondare un nuovo partito a guida Mastella. Il cambio di casacca fu premiato con tre ministeri e otto sottosegretari, così gli aderenti alla neonata formazione videro soddisfatte le proprie ambizioni, potendo disporre di ufficio, segretarie e auto blu in quantità. Un deputato leghista registrò le conversazioni con un transfuga: si parlava di duecento milioni e di incarichi governativi. Della faccenda si occupò anche l’allora presidente della Camera, che istituì addirittura un giurì d’onore, ma tutto finì in una bolla di sapone. Anche un’inchiesta della Procura di Roma non approdò a nulla e così l’esecutivo di Massimo D’Alema riuscì a proseguire indisturbato fino a che non ci pensarono gli elettori a impallinarlo. Ovviamente, trattandosi di un esecutivo di sinistra e dunque di un passaggio da destra a manca tutto ciò era scontato.  Quando mai s’indaga su un piacere fatto ai progressisti? Discorso a parte quando il percorso è inverso e perciò c’era da aspettarsi che i pm ficcassero il naso nel trasloco dei deputati piddini e dipietrini conquistati da Berlusconi e immaginiamo che l’indagine avrà effetti sulla tenuta della maggioranza. Sui 46 che hanno lasciato il Cavaliere e ora mirano a farlo cadere da cavallo neanche un’ombra, su quelli che vanno a soccorrerlo montagne di fango. Del resto era già accaduto in passato che i giudici avessero setacciato i tentativi di dar la spallata a Prodi, indagando Berlusconi, dunque nessuno stupore per i due pesi e le due misure. Solo se si vota per Silvio si commette un reato. Se al contrario gli si vota contro e ne si accelerano le dimissioni l’unico rischio che si corre è di ricevere una medaglia. Del resto di sgambetti e traffici loschi ne abbiamo visti a iosa in questi anni, dunque non ci stupiamo più di nulla, neppure che le scelte politiche siano oggetto di indagine penale. Per ribaltare la scelta degli italiani e portare al governo la sinistra, sono in atto le grandi manovre. E a parteciparvi, oltre ai poteri forti delle toghe e quelli deboli del Pd, ci sono anche i finiani, i quali paiono decisi a tutto, anche ad andar contro il comune senso del pudore. Ma come: loro che hanno fatto calciomercato per mesi, cercando di convincere più parlamentari possibili a tradire il mandato degli elettori in cambio di una carriera assicurata nel nuovo gruppo, ora s’indignano se lo fa Berlusconi? È  noto che della volontà degli elettori non c’è alcun rispetto, ma ciò che sta accadendo ne è un’ulteriore dimostrazione. Tutto si può fare, tranne  consentire al governo di proseguire. Vedrete. Da qui al 14 ne succederanno delle belle e probabilmente anche dopo, se Berlusconi non cadrà. Ogni occasione sarà buona per mettergli i bastoni fra le ruote. Ecco perché, a parer nostro, se il Cavaliere riesce a sfangarla anche questa volta, è meglio che ci porti a votare piuttosto di far continuare la legislatura. Badando bene però a chi mette in lista. Averle riempite di voltagabbana, la prima volta può essere un errore. La seconda  sarebbe solo un suicidio annunciato.