L'editoriale

Giulio Bucchi

Molti colleghi paiono impazziti. Da quando il sito svela segreti di Julian Assange ha diffuso i rapporti dei diplomatici americani su Berlusconi e altri capi di governo, è un susseguirsi di domande. Cosa ne pensi? Come cambieranno i legami fra Italia e Stati Uniti? Che dovrebbe fare il presidente del Consiglio ora? E, soprattutto, bisogna attendersi altre «devastanti» rivelazioni? Visto che ho passato metà del mio tempo a rispondere ai quesiti delle agenzie di stampa e delle tv, riassumo dunque anche per i lettori il mio pensiero su una materia che tanto  fa discutere.  Primo. La relazione dell’incaricata d’affari dell’ambasciata Usa non mi pare una grande novità. La signora infatti scrive quel che ogni giorno si può leggere sulla stampa italiana, in particolare quella legata alla sinistra. Anzi: ho il sospetto che per fare in fretta la funzionaria abbia copiato direttamente un articolo di Travaglio o D’Avanzo, riproducendo senza modificare di una virgola i loro giudizi sul presidente del consiglio. Se questi sono gli affari sporchi, c’è da ridere. Le uniche due cose che si evincono dal carteggio possono essere sintetizzare così: la Casa bianca e i suoi collaboratori non vedono di buon occhio le relazioni tra Putin e Berlusconi e c’è da capirli perché temono che queste aprano alla Russia canali per operazioni commerciali in Occidente; a leggere le carte si nota che i diplomatici di Bush e di Obama non hanno una grande considerazione dei leader degli altri Paesi, anche se sono loro alleati: in pratica parlano male di tutti e mostrano di credersi i soli furbi su piazza. Secondo. Dopo questa tempesta, nei rapporti fra Italia e America non cambierà nulla, perché le relazioni non si modificano per due indiscrezioni che paiono attinte direttamente dall’ultimo numero di Novella 2000. Probabilmente gli americani cercheranno di farsi perdonare la fuga di notizie e abbasseranno un po’ la cresta. Immagino che gli autori delle sferzanti critiche saranno mandati a farsi un giro in qualche Paese lontano, dove cercheranno di farsi dimenticare. Del resto la diplomazia è abituata a passar sopra le guerre, figuratevi se non farà di tutto per mettere una pietra sui giudizi al vetriolo contenuti nei file diffusi da Wikileaks. Terzo. Dopo le rivelazioni il Cavaliere dovrà mostrare fastidio e un’irritazione crescente per le accuse contenute nei documenti, ma più per guadagnare rispetto e attenzione dagli Stati Uniti che per le critiche in sé.  A parte l’imbarazzo provocato dalle frasi della funzionaria, contro il governo allo stato attuale non è uscito nulla che davvero incrini le relazioni fra due Paesi che per più di  sessant’anni  sono stati alleati. Dunque non c’è motivo che il presidente del Consiglio faccia nulla, se non consegnare per via diplomatica una lettera di protesta: giusto per far capire che un po’ di attenzione non guasta. Quarto. Ecco, questo è l’aspetto più spinoso.  Bisogna aspettarsi  altri scoop? Probabilmente sì, perché finora è stata resa pubblica solo una parte minuscola dei documenti sottratti all’amministrazione Usa e molto altro c’è da scoprire. I file riguarderebbero fatti avvenuti tra il 2006 e il 2009 e per quanto concerne l’Italia ci potrebbero essere considerazioni interessanti su un periodo interessante, quello cioè in cui Massimo D’Alema era ministro degli Esteri e Romano Prodi capo del governo.  Chissà se le mosse del centrosinistra allora divertivano il dipartimento di Stato così come le cene di Berlusconi hanno divertito la funzionaria. Cosa avranno detto di Mortadella e come avranno commentato le passeggiate a braccetto tra Baffino e i capi di Hezbollah, movimento terroristico tra i più temuti dagli americani? Come avranno reagito di fronte alle proposte di Max Spezzaferro per risolvere la crisi mediorientale e alla liberazione della terrorista rossa Silvia Baraldini? D’Alema, come è noto, all’epoca diceva di essere molto ascoltato da Condoleezza Rice, il sottosegretario di Stato, al punto da vantarsi in pubblico delle telefonate confidenziali. Ecco i retroscena su quei colloqui ci piacerebbe saperli, così come ci interesserebbe tanto conoscere quali furono le reazioni Usa nel 1999, quando l’attuale presidente del Copasir accolse a braccia aperte Ocalan, il capo terrorista del Pkk. Ancor di più ci solletica l’idea di svelare le relazioni Italia Usa all’epoca del bombardamento su Belgrado. Chissà cosa avranno detto gli americani per convincere D’Alema a far sganciare gli ordigni sulla capitale serba. Quello sì che sarebbe uno scoop, mica le feste di Berlusconi. Purtroppo per certe rivelazioni ci vuole pazienza. Forse ci vorrà un altro pirata che s’intrufola negli archivi del dipartimento di Stato o del Pentagono. O forse toccherà aspettare che cada il segreto di Stato. Conservate per ora la curiosità.