L'editoriale
Riceviamo e pubblichiamo: Caro direttore Belpietro, la leggo sempre e trovo conforto e soddisfazione nel suo giornale. Le scrivo perché dopo le ultime mosse, affermazioni e richieste del presidente della Camera Fini mi è crollato il mondo addosso. Ma è davvero questa la politica? Una solenne presa in giro per tutti gli italiani. Vogliono salvare la patria da una malattia che secondo “loro” ci sta falcidiando: il “berlusconismo”. Ma non si rendono conto che così facendo la stanno ammazzando la patria. In un momento difficile come quello che stiamo passando, andare alle urne o volere sostituire l’attuale governo con uno tecnico di salvezza nazionale, non le pare pura follia? Bruciare ancora tantissimo denaro per votare e ritornare certamente ad una situazione che io, modestamente, prevedo molto, ma molto più critica e più pericolosa dell’attuale, che senso ha? Ma questi “signori” hanno forse la bacchetta magica? Sono divisi culturalmente su tutto, uniti solo dal collante dell’antiberlusconismo. Come potrebbero fare qualcosa di realmente positivo per noi italiani? Concludo chiedendole: perché noi della maggioranza siamo così silenziosi? Non possiamo fare qualcosa? (Biagio Bova) Caro Bova, ciò che sta accadendo è evidente. Chi ha perso le elezioni prova a esautorare chi le ha vinte, aiutato in questo dal presidente della Camera, il quale roso dall’ambizione e dal rancore nei confronti di Berlusconi è pronto a fare carte false pur di riuscire nel suo proponimento, e dunque anche ad allearsi con il diavolo, che in questo caso sarebbero Vendola, Di Pietro e il resto della compagnia sinistra. Certo, in tal modo si rischia di causare danni al Paese, facendolo precipitare in una crisi dagli esiti difficili e costosi, come scrive lei. Qui sopra Giampaolo Pansa racconta le sue preoccupazioni, prendendo spunto da un editoriale di Repubblica che paragonava la caduta di Berlusconi al 25 aprile che liberò l’Italia dal fascismo. L’illustre collega che ha raccontato in Il sangue dei vinti le stragi che insanguinarono il Paese dopo la caduta di Mussolini, teme una nuova piazzale Loreto. Ma questi se ne impippano di ciò che può accadere. A loro interessa solo sfrattare l’irriducibile avversario, levargli il potere e spartirselo. Questo costerà al Paese qualche scossone sui titoli del debito pubblico? Si rischia perfino di fare la fine della Grecia? Pazienza, esiste sempre la possibilità di scaricare la colpa sul Puzzone, dicendo che aveva nascosto agli italiani la gravità della situazione e, se il colpo riesce, passare pure per i salvatori della patria. Anzi: meglio una bella crisi che spaventi gli italiani e faccia digerir loro tutto, anche un ribaltone che li privi del diritto di scegliersi da chi farsi governare. Lei mi chiede cosa si può fare? Fossi un capopopolo inviterei la gente a scendere in piazza con i forconi e manifestare davanti ai Palazzi dei signori che intendono scipparci del diritto di sceglierci il capo del governo. Ve lo immaginate qualche milione di persone sotto le finestre di Fini, il signor no che pensa di fare e disfare le maggioranze a suo piacimento, senza tener in alcun conto il parere degli elettori? Ma non sono un capopopolo e soprattutto, come Pansa, non mi piace il clima da guerra civile che annuso in giro. Preferisco dunque sperare che qualcuno con un po’ di sale in zucca ci sia ancora e questo qualcuno capisca che non si può fregare chi ha vinto assegnando la vittoria a chi ha perso. Se si ritiene che Berlusconi non sia più titolato a fare il capo del governo, si voti. Sono gli elettori che lo hanno scelto, sono gli elettori che devono decidere se è giunta l’ora di pensionarlo. Tutto il resto è pericoloso. Maurizio Belpietro