L'editoriale
Sull’affare di Montecarlo, Fini ha tentato in tutti i modi di tappare la bocca a Libero e al Giornale. Prima con le cattive, minacciando querele e promettendo ritorsioni. Poi con le pressioni indirette, mandando a dire al Cavaliere che la sopravvivenza del suo governo era strettamente connessa al silenzio stampa sulla questione della casa monegasca. Infine, giunto all’ultima spiaggia, quella di Santa Lucia, ha messo da parte i propositi bellicosi e si è convertito alle buone, presentandosi in tv come il presidente raggirato dal cognato e ammettendo la sola colpa dell’ingenuità, confidando nella comprensione degli italiani, i quali in famiglia hanno tutti un parente scapestrato. «Il caso è chiuso», si è affrettato a dire Italo Bocchino, che di Fini è il braccio e forse anche il corpo armato. Avendoci dato in pasto il cognato, la terza carica dello Stato si augura di aver saziato la nostra curiosità, sperando che della questione non si parli più. In realtà la casa non è affatto chiusa, perché nella ricostruzione del presidente della Camera i conti non tornano affatto. Tanto per cominciare c’è la questione del prezzo, su cui con il suo video messaggio Gianfranco ha brillantemente sorvolato, ignorando le offerte per l’acquisto dell’appartamento che in questi anni An ha ricevuto. Tra quanto Alleanza nazionale ha incassato e la stima fatta da più parti c’è la differenza di un milione 200 mila euro. Che fine hanno fatto questi soldi? Il mistero buffo continua, perché Fini dice di non conoscere l’identità del fortunato azionista delle società Printemps e Timara. Difficile credergli, perché la dichiarazione cozza col buon senso: nessuno vende a uno sconosciuto. Ma ancor più, cozza con le norme antiriciclaggio che impongono di sapere chi sta dietro il paravento. Inoltre c’è la questione della cucina comprata a Roma e spedita a Monaco. Una bufala secondo Gianfranco, ma adesso l’inviata di Matrix, Ilaria Cavo, pare essere in grado di documentare che sta nel quartierino monegasco. Se la Scavolini l’ha scelta insieme con la compagna, come può il cofondatore dire di non sapere nulla di quell’immobile? Infine lo scontro con Tulliani, al quale tocca l’ingrato compito del cognato espiatorio. Secondo i giornali amici “Elisabetto” negherebbe all’illustre parente le informazioni necessarie a far luce sul misterioso compratore, e per questo tra i due sarebbe sceso il gelo. Un resoconto che mal si concilia con la notizia riferita dalla stessa “Repubblica” nella sua edizione di sabato, secondo cui Fini, premurosamente preoccupato per il fratello della compagna, gli avrebbe consigliato la scorta. Ancor più difficile bersi la versione secondo la quale il presidente della Camera non sarebbe riuscito ad aver ragione del mutismo di un giovanotto cui ha dato tutto, appalti in Rai e Ferrari compresi. Fosse vero, dovremmo rassegnarci all’idea che Fini non solo non sia nelle condizioni di presiedere la Camera, ma neppure il tinello. La sensazione è che la terza carica dello Stato abbia cambiato tattica. E non essendo riuscito a passare per vittima di una macchinazione ordita da Berlusconi, ora si accontenti di far la vittima del cognato, sperando così di uscire indenne dalla bufera. Ma le mezze ammissioni sulle leggerezze commesse non cancellano i troppi sospetti che circondano la vicenda. Al punto in cui siamo arrivati, Fini farebbe bene a vuotare il sacco e dire esattamente come sono andate le cose. E le colombe che in questo momento sono al lavoro per ricucire i rapporti tra il presidente del Consiglio e quello della Camera farebbero bene a evitare facili illusioni. Gianfranco ha cambiato tattica, ma non obiettivo e nel mirino ha sempre il Cavaliere, dal quale, come ha confessato sull’aereo di ritorno da Zagabria, vorrebbe liberare l’Italia. Dunque, in vista del discorso di domani, ci permettiamo di dare un consiglio al premier. Faccia pure tutte le sue mosse e si appelli al senso di responsabilità dei parlamentari eletti nel Popolo delle Libertà, ma si tolga dalla testa l’idea di un accordo con Fini. L’unica intesa che ormai si può raggiungere con l’inquilino di Montecitorio è quella che riguarda la data delle sue dimissioni.