L'editoriale

Tatiana Necchi

Gianfranco Fini può contare per la sua nuova avventura politica su cento imprese amiche. Negli ultimi anni sono state le fedeli finanziatrici delle attività di Alleanza Nazionale, versando nelle casse del partito il loro contributo piccolo o grande. Aiutini di poche migliaia di euro o anche contributi più consistenti che il tesoriere del vecchio partito, Francesco Pontone ha controfirmato inviandone regolare copia alla tesoreria centrale delle Camere a palazzo San Macuto. La media è stata di circa 40 mila euro a versamento, anche se c’è chi a più riprese si è mostrato assai più generoso. Nell’elenco, che riporta solo i finanziamenti deliberati dai consigli di amministrazione e ufficializzati con dichiarazione congiunta (altri versamenti - che pure qualche imprenditore ammette di avere erogato- non hanno distinta riscontrabile), ci sono imprese che nel frattempo sono state chiuse o sono fallite. O imprenditori che potrebbero non volere sostenere la svolta politica dell’ex presidente di Alleanza Nazionale. Ma il grosso è lì a disposizione per aiutare l’eventuale nascita di Futuro e Libertà. Potrebbero non ritrovarsi sulla stessa lunghezza d’onda imprenditori come Angelo Rizzoli, che negli anni ha mostrato la sua generosità verso Fini attraverso la sua Jules Verne film. E chissà se la famiglia Mezzaroma - importanti costruttori della capitale, con un rampollo fidanzato di Mara Carfagna - è disposta ancora ad aprire il borsellino per Fare futuro. Non potrà più offrire i voli in aerei privati a titolo gratuito Aeroitalia, compagnia di taxi dell’aria che è fallita non molto dopo avere regalato servizi a Fini e ai suoi uomini per 231.041 euro. Qualche difficoltà ha attraversato anche l’imprenditore Giuseppe Gazzoni Frascara, noto per essere stato il re dell’acqua minerale in bustina (Idrolitina) e il presidente del Bologna calcio. Difficile che possa finanziare ancora Fini come ha fatto attraverso la sua finanziaria lussemburghese. Sorprende trovare nell’elenco dei sostenitori anche la Sipro - sicurezza professionale, uno dei colossi della vigilanza e della sicurezza. Perché l’impresa è fra i principali rivali della Italpol di Roma di Domenico Gravina. E la Italpol nell’ambiente è conosciuta come “l’impresa di Fini”, (il presidente della Camera ha rapporti di amicizia, non azioni), che ha vinto appalti importanti con gli enti pubblici. A Roma ad esempio si è assicurata la vigilanza dell’Anfiteatro Flavio e del Museo nazionale romano (gara dei Beni culturali) e, insieme a un raggruppamento temporaneo di imprese, anche il boccone più grosso del settore: i servizi di vigilanza della metropolitana romana, un appalto del valore di oltre 100 milioni in quattro anni (assegnato nel giugno 2009). Gravina è assai legato a Donato La Morte, uno dei più stretti collaboratori di Fini che spesso si è occupato del fund raising del partito. Un abile  mediatore Molte imprese sono arrivate a Fini grazie all’abile intermediazione di un politico che oggi non c’è più: Ugo Martinat. Nei lunghi anni in cui si è occupato (facendo anche il sottosegretario e il viceministro) di lavori pubblici, Martinat ha conquistato per Fini il cuore di molte imprese di costruzioni. Non solo il gruppo Autostrade, che alla vigilia del rinnovo delle concessioni ha fatto la più consistente operazione di lobbing pubblica ad ampio spettro finanziando alla luce del sole (come avviene negli Usa) i principali partiti che avrebbero dovuto occuparsene. Nelle casse di Fini sono giunti graditi 150 mila euro, ma non è stata una scelta di campo e quei fondi non torneranno a finanziare Futuro e Libertà. Situazione più aperta con altri generosi supporter di questi anni. Hanno mostrato benevolenza le imprese del gruppo guidato da Marcellino Gavio, anche lui scomparso, che hanno donato centinaia di migliaia di euro.  I più affezionati - grazie a Martinat - sono stati alcuni costruttori di Mondovì, abbonati al contributo a Fini con diverse sigle societarie più volte durante l’anno e negli anni. Tutte le sigle appartengono a Stefano Bongiovanni e Giorgio Vinai, imprenditori-manager che sono tuttora alla guida del gruppo Conicos-Garboli, quotato in Borsa. Non c’è stato anno in cui si siano dimenticati di fare sentire la loro stretta vicinanza a Fini. E chissà se il presidente della Camera fosse a conoscenza della provenienza dei fondi. Il  gruppo Conicos infatti conquista appalti pubblici (e lo ha fatto con successo in questi anni, spesso con enti locali amministrati dal centro-destra), ma deve la sua crescita soprattutto alle antiche fortune in terra libica. I loro fatturati sono cresciuti esponenzialmente grazie a Muhammar Gheddafi, ed è stato grazie anche a quegli utili che sono potuti arrivare contributi generosi nelle casse di Fini senza che il presidente della Camera storcesse mai il naso. Nel listone figura anche un imprenditore assai noto nel mondo sportivo come Maurizio Zamparini, proprietario del Palermo calcio. Tra calcio e televisione Ha mostrato una cotta per Fini  (da 75 mila euro) anche Raimondo Lagostena, patron del gruppo Profit che editava Odeon Tv, e che ha vissuto qualche recente disavventura giudiziaria essendo stato arrestato il 17 dicembre scorso insieme all’assessore della Regione Lombardia Piergianni Prosperini con l’accusa di turbativa d’asta, truffa e corruzione. Fra i finanziatori del presidente della Camera, oltre a numerosissimi imprenditori televisivi locali, c’è anche Lucio Varriale, avvocato ed editore campano, anche lui protagonista di alcune vicende giudiziarie (Thesis e dossieraggio su un magistrato) da cui poi è venuto fuori assolto.