L'editoriale

Tatiana Necchi

Confesso: non vedo l’ora che arrivi domenica prossima. Non per godermi l’ultimo fine settimana prima che l’estate se ne vada, ma perché il cinque settembre il presidente della Camera dovrà abbandonare il rifugio in cui si è nascosto da un mese a questa parte e ripresentarsi in pubblico. Fra sette giorni Gianfranco Fini è atteso a Mirabello, luogo simbolo della destra italiana. In questo piccolo comune del ferrarese è ormai tradizione che i leader del Movimento sociale prima e di Alleanza nazionale poi incontrino i militanti.  La festa la iniziò Giorgio Almirante e in tutti questi anni l’ha proseguita il suo erede, oggi terza carica dello Stato. Per cui è difficile che Gianfranco Fini vi si possa sottrarre, così come finora ha fatto con tutti gli altri appuntamenti, compresi i dibattiti sull’etica e dintorni. Praticamente impossibile che possa sfuggire alle domande che da un mese quasi quotidianamente Libero gli rivolge. Da quanto è scoppiato l’affare di Montecarlo riguardante la casa di An svenduta a un quinto del valore e stranamente finita nelle mani del cognato, abbiamo sollecitato il presidente della Camera a replicare. La sua risposta, come è noto, è stata insufficiente, anzi, reticente e richiesto di più approfondite delucidazioni, Fini ha preso a nascondersi. Stesso atteggiamento ha tenuto a proposito degli appalti Rai ottenuti dal cognato e dalla suocera, che in base a un’intervista concessa a Libero da un suo ex fedelissimo sarebbero stati assegnati proprio dietro a sue pressioni. Un affare da 2 milioni di euro di soldi pubblici, non noccioline, di cui però fino ad oggi il presidente non ha inteso spiegare le ragioni, evitando di far luce su un’operazione dai contorni loschi. Nessuna disponibilità a chiarire i fatti, Fini l’ha dimostrata anche rispetto all’arricchimento del suo clan di parenti. Come è noto la famiglia della sua compagna negli ultimi anni ha dimostrato di aver fatto fortuna, accumulando un patrimonio di diversi milioni di euro, grazie al quale sono stati comprati immobili, terreni e auto di lusso. Denaro di cui non è nota la provenienza, o meglio: c’è il forte sospetto che siano soldi nascosti da Luciano Gaucci tramite i Tulliani, i quali sarebbero in pratica prestanome dell’imprenditore. Storia misteriosa:  in sostanza aleggia il dubbio che si tratti di fondi sottratti al fallimento del Perugia.  Se la cosa fosse confermata, farebbe ipotizzare addirittura profili di una certa rilevanza penale. Infine, come potrete leggere nell’articolo di Franco Bechis, c’è un’altra vicenda dai contorni poco chiari, riguardante i rapporti con l’imprenditore Piscicelli, quello della cricca che rideva per la gioia subito dopo il terremoto dell’Aquila. Il medesimo era un frequentatore degli uffici della Camera, dove si incontrava con la storica segretaria di Gianfranco Fini. A che titolo Piscicelli chiamava la signora? E quali erano le cose urgenti da sbloccare che l’imprenditore chiedeva alla più stretta collaboratrice del numero uno di Montecitorio? Come vedete le domande accumulate in questa estate di sorprese sono tante e per questo attendiamo con ansia domenica prossima, quando Fini si presenterà ai suoi fedelissimi, ma soprattutto agli italiani. Allora non potrà più negarsi né fuggire, ma dovrà rispondere e noi faremo in modo di ricordarglielo. Bentornato presidente.