Editoriale
Caro Bocchino, ciò che sospettavo nell’editoriale di ieri è confermato dalla tua lettera di oggi. Fin dalle prime righe si capisce che non sei più il giovane ed entusiasta deputato che ho incontrato nel 1996, appena sbarcato alla Camera. Ora sei un politico collaudato (non utilizzo “consumato” perché non vorrei tu ci vedessi un’allusione a qualcosa di consunto), temprato negli scontri di potere, che però macina rancore per essere stato messo all’angolo e dunque non lesina piccole punture di spillo anche agli amici. Tu caro Italo non sei stato espulso dal vertice del tuo partito, semplicemente hai condotto una battaglia e hai perso, perché invece di un’armata pronta a combattere Berlusconi ti sei ritrovato al seguito solo una piccola truppa, alla quale, per giunta, tu sei inviso e non ti riconosce come capo. Non è per lesa maestà che sei caduto, ma per una resa dei conti, i quali erano contro di te. So che dopo avere assaporato il potere, anche se quello piccolo di vicecapogruppo, è dura perderlo, ma questa è la democrazia, bellezza. Veniamo dunque a Verdini. Prima di te l’ho criticato per le frequentazioni ma, come ho scritto, il reato di cattive compagnie non è ancora previsto dal codice penale. Non escludo che di questo passo si finirà per istituirlo, soprattutto se ci sarà chi come te interpreta le accuse come sentenze di condanna. Prima ancora che fosse chiaro ciò che veniva imputato al coordinatore del PdL tu eri già certo che Verdini si dovesse dimettere e per questo hai fatto un odioso riferimento alle intercettazioni che arriveranno. A parte che la tua richiesta sa di ripicca, quasi ti volessi prendere una rivincita per essere stato messo da parte, il gioco di lanciare il sasso e di nascondere la mano è vecchio come il cucco. Tu ci provi spesso. Anche l’altro giorno, quando con fare gradasso ti sei vantato di poter mandare a casa il governo con i voti dei finiani, ma poi, quando è montata la polemica, ti sei rimangiato tutto, prendendotela con il giornalista: peccato ci fosse il video delle tue dichiarazioni. Nel caso delle conversazioni di Verdini, la frase è inequivocabile e dunque ribadisco: se sai cose che io non so, parla, altrimenti faresti meglio a tacere. Finora infatti di chiaro e certo contro il coordinatore del PdL c’è un finanziamento che Carboni e soci hanno fatto a una sua società, poi ci sono ipotesi di reati commessi per progetti mai realizzati: diranno il tempo e giudici se c’è del vero in quelle accuse oppure no. Ma anche qui, io fossi al tuo posto sarei cauto. Non perché io metta la mano sul fuoco per Verdini. Niente affatto. semplicemente perché, come ti ho già dimostrato, chiunque può essere impiccato a una parola pronunciata al telefono e a te è capitato. Ribadisco: se la Corte costituzionale non avesse reso inutilizzabili le intercettazioni che ti riguardavano, forse oggi non saresti così determinato nell’attaccare un tuo avversario di partito. Eppure anche tu dovresti ricordare gli schizzi di fango che si sollevano quando si vuole colpire qualcuno. Anni fa, quand’eri commissario dell’indagine su Telekom Serbia provarono a coinvolgerti per un finanziamento da 2,4 miliardi di lire a una società vicina. Per attaccarti misero di mezzo San Marino e anche il conte Vitali, l’uomo della super mediazione con Milosevic. Alla fine si scoprì che si trattava di pattume. Tu sei certo che tutto quel che stanno tirando fuori contro Verdini non sia immondizia? Io no. A differenza tua non ho sulla scrivania l’ordinanza del Gip e non so nulla delle duemila pagine di informativa né dei quasi quattro mila allegati. So solo una cosa, che Pinuccio Tatarella, di cui tu giustamente ti fai vanto di essere stato il pupillo, pur avendo spesso le cravatte macchiate di sugo, non rovistava mai nella spazzatura. PS. Tu mi ricordi ancora il tuo maestro a proposito di somme, divisioni ed esclusioni. Io mi permetto di ricordarti che Pinuccio fu colui che contribuì a far uscire il Msi dall’isolamento in cui era confinato da cinquant’anni. Prima di tutti, credo anche di te, aveva capito che per non essere esclusi bisogna evitare di autoescludersi. Auguri.