L'editoriale

Tatiana Necchi

Fino a oggi ho evitato di commentare il ritorno in scena del Cavaliere. Prima di lasciarmi andare a giudizi affrettati, volevo capire cosa avesse in mente il presidente del Consiglio e se davvero gli fosse passata la malinconia che lo aveva portato a isolarsi nelle ultime settimane, quasi si fosse stancato del giocattolo di Palazzo Chigi. Lo stato d’animo di Berlusconi prima del viaggio nelle Americhe era noto ai collaboratori, anche perché con molti di loro il premier si era lasciato andare a sfoghi improvvisi, lamentandosi della propria impotenza di fronte ai problemi che lo attanagliavano. Un Berlusconi demoralizzato e stanco non si era mai visto. L’immagine che il capo del governo ama dar di sé è sempre quella di un uomo vigoroso e ottimista, che non si fa metter sotto dagli eventi ma al contrario è pronto ad affrontarli, rimontando anche le situazioni più avverse. Stavolta, prima del tour  tra Canada e Brasile, l’umore era pessimo e anche i primi giorni al vertice del G20 non parevano portare miglioramenti, tanto da preoccupare le persone più vicine. E invece, alla fine, qualcosa è successo. Silvio è tornato deciso a ribaltare la situazione e le sue prime mosse hanno corretto la rotta di una barca che sembrava andare alla deriva. Stop a Brancher, indotto a dimettersi senza discussioni. Basta col tira e molla sulla manovra, con alcune concessioni alle imprese e nessuna alla Regioni, le quali, anche se virtuose, dovranno chinare il capo di fronte alle decisioni di Tremonti. Avanti con la legge sulle intercettazioni, che, con qualche modifica per venire incontro alle richieste del Quirinale, si farà e sarà approvata subito dopo la manovra. Insomma il Cavaliere ha ripreso in mano le redini del governo, deciso a portare a termine la legislatura, senza tentennamenti. Tutto ciò ha ovviamente galvanizzato le truppe, che nell’ultimo mese erano apparse disorientate e spente,  e ora appaiono convinte che il peggio sia dietro le spalle. Ma davvero basta per dire che la maggioranza ha invertito la tendenza? È sufficiente per ritenere che il premier abbia impresso la svolta tanto attesa? Certamente Berlusconi ha battuto il colpo che da settimane Libero chiedeva, dimostrando di avere tempra e voglia di andare fino in fondo. Le mosse che ha compiuto appena rientrato in patria dimostrano che egli intende esercitare la leadership senza esitazioni. Ma la vera sfida rimane comunque quella con il presidente della Camera, una partita che per ora rimane aperta. Per poter continuare a governare senza intoppi, il presidente del Consiglio ha bisogno di levarsi quella spina nel fianco. Finora il Cavaliere ha preso tempo, rinunciando allo scontro aperto e cedendo spesso ai desideri dell’ex alleato. Quanto può durare però una simile situazione? Settimane, forse mesi: non di più. Dopo l’estate i contrasti con il cofondatore si ripresenteranno puntuali, come cambiali in scadenza. Il premier, dunque,  dopo aver posto mano ai problemi più urgenti, non potrà sfuggire a quelli derivanti dall’opposizione interna creata nei fatti da Gianfranco Fini. E prima lo farà, meglio sarà. Siamo certi, infatti, che liberarsi dall’abbraccio mortale del presidente della Camera non può che fargli bene. A lui e al suo umore. Ma soprattutto all’azione del suo governo.