L'editoriale
Un lettore di Cento, l’ingegner Vittorio Merli, si lamenta per alcuni titoli di Libero. Dice che gli ricordano la Repubblica se non l’Unità. In particolare ce l’ha con quello di venerdì scorso, dedicato alla manovra correttiva dei conti pubblici. Scrivendo «Scherzi da Pdl e stangatina di mezza estate», chiede se non ci venga il dubbio che simili articoli possano recare danno alla coalizione di centrodestra e aiutare i detrattori del premier. Dalla lettera del professionista ferrarese parrebbe di capire che prima di cantarle al governo dovremmo domandarci se conviene o meno e nel caso non fosse utile alla causa, o anzi rischiasse di danneggiarla, dovremmo autoimporci la mordacchia. La lettera dell’ingegner Merli è interessante perché pone in maniera netta come non mai il quesito di fin dove debbano spingersi i cosiddetti giornali fiancheggiatori nell’azione di sprone di una maggioranza che sentono dalla parte loro. È giusto criticare un esecutivo amico il quale non fa quello che vorremmo facesse o fa, ma a parer nostro sbaglia? Dire che il ministro dell’economia dovrebbe aprire i cordoni della borsa e non prelevare altre tasse dal portafogli degli italiani è corretto o, al contrario, dovremmo tacere ed esaltare le sole virtù della finanza pubblica? Insomma: se il governo sbaglia, va bacchettato oppure, essendoci già chi lo fa per partito preso, noi dovremmo difenderlo a prescindere? A noi, che di mestiere facciamo i giornalisti e non i politici la risposta pare ovvia. Se qualcosa non va o non ci convince, la critica non solo è legittima, ma anzi doverosa. Chi fra i lettori preferirebbe avere al suo fianco un amico che si limita all’adulazione o non piuttosto uno che quando è il caso gli segnali il rischio di cadere in una trappola? Dire che la direzione è giusta anche quando si rischia di finire fuori strada non fa bene al pilota, ma nemmeno a chi gli sta a fianco. Dunque certi titoli saranno graffianti, qualche volta abrasivi, ma servono a tener desta l’attenzione e soprattutto a indurre il conducente a rettificare la traiettoria di marcia. Che senso avrebbe nascondere sotto il tappeto lo sporco della casa, sperando che alla lunga nessuno se ne accorga? Se si è veri amici è meglio aiutare il padrone di casa a far pulizia, liberandosi degli avanzi che rischiano alla lunga di inquinare l’ambiente. È per questo caro ingegner Merli che nei mesi passati, prima delle elezioni, quando un consigliere comunale di Milano fu beccano con in mano una mazzetta che consigliammo di dare una controllatina nel cesto alla ricerca di altre mele marce, così da potersene liberare in fretta, prima che guastassero con la propria immagine i frutti restanti. E nello stesso modo abbiamo denunciato il grado di pirlaggine di quei funzionari romani che si sono fatti fregare il posto in lizza alle ultime elezioni regionali. È per lo stesso motivo che insistiamo con il presidente del consiglio e il ministro competente sulla riforma fiscale, una misura urgente, che non può venir dopo l’ennesima aggiustatina dei conti dello stato. Sappiamo, naturalmente, di risultare poco simpatici, soprattutto ai manovratori, i quali, come chiunque, preferirebbero essere avvisati che tutto va bene e non il contrario. Ma nell’interesse nostro per primo, in quello dei lettori e infine degli amici che governano, crediamo sia meglio dire le cose che non funzionano. La denuncia darà fastidio sul momento, ma poi, sapendo che non si tratta di pregiudizi, servirà perché tutto proceda al meglio. Il ruolo di plauditori non si addice a noi di Libero, ma neppure a chi ha la pretesa di cambiare questo Paese.