L'editoriale
Pochi se ne sono accorti, ma lunedì sera, 29 marzo 2010, è nata la Terza Repubblica. Il percorso storico delle nostre istituzioni ha fatto un altro importante passo in avanti. Nel 1946 aveva iniziato il cammino la Prima Repubblica, quella del dominio soffice della Balena Bianca, la grande Democrazia Cristiana. Nel 1994 era iniziata la Seconda, segnata dalla discesa in campo e dalla vittoria di un politico atipico, un outsider come Silvio Berlusconi. Lunedì sera ci è apparsa la Terza. Molti non riescono ancora a scorgerla. Il sottoscritto, modestamente, sì. Il connotato fondamentale della Terza Repubblica sarà la prevalenza della Lega Nord di Umberto Bossi. A dirlo non è soltanto la vittoria leghista in Piemonte e in Veneto. Questa l’hanno vista tutti e sarebbe soltanto una constatazione banale. A pesare, e molto, sarà la spinta potente della Lega verso uno Stato federale, profondamente diverso da quello in cui stiamo vivendo. Alleati sugli Appennini Il primo passo sarà di ottenere il federalismo fiscale. Credo che Bossi riuscirà ad attuarlo. Il fisco odierno non soddisfa nessuno. Troppe tasse, troppi evasori, troppa dispersione di denaro, senza nessun controllo sui quattrini che versiamo. Forse il fisco regionale servirà ad attenuare questo disastro. Dopo la vittoria nelle elezioni regionali, la Lega lo imporrà. Silvio Berlusconi dovrà concederlo a Bossi, sostenuto da Giulio Tremonti. Ma accadrà anche di più. Sapete chi troveremo a fianco della Lega nella battaglia federale? I governatori delle regioni rosse, Emilia-Romagna e Toscana per prime. Una parte del loro elettorato ha già iniziato a chiederlo. E se non vorranno veder deperire anche la Repubblica degli Appennini, i governatori del Partito democratico, che stupidi non sono, salteranno senza esitare sul cavallo leghista. Il secondo connotato della Terza Repubblica ci viene segnalato dal fenomeno sempre più imponente dell’astensionismo elettorale. Tutti i partiti sapevano che sarebbe cresciuto. E hanno fatto l’impossibile per demonizzarlo, per ridurlo, per bloccarlo. Nelle ultime due settimane di campagna, ho letto e sentito in proposito boiate pazzesche. Ma il rifiuto di andare ai seggi non si è fatto intimidire. E ha vinto, subito dopo la Lega. Ha vinto anche più di quanto appare. Perché non conosciamo ancora il numero delle schede bianche e di quelle volutamente annullate. È sempre difficile leggere nella grande nuvola astensionista. E sezionarla in base ai motivi diversi che spingono così tanti elettori a disertare le urne. Però credo ci sia una ragione prevalente: il fastidio ormai quasi fisico per i partiti di oggi e per la loro boria arrogante, confusa eppure sempre più indisponente. Se in Italia esiste una dittatura, non è quella di Silvio il Caimano, come credono le teste dure del dipietrismo. La dittatura è della burocrazia partitica che soffoca anche la più piccola delle istituzioni, a cominciare dai comuni. La casta dei partiti si è rivelata la peggior nemica di se stessa. E il colpo di grazia glielo stanno dando le continue comparsate televisive. Rivedere in tivù dieci, cento, mille volte le stesse facce comincia a dare la nausea. Ma i proprietari delle facce non se ne rendono conto. Passano da un talk show all’altro con l’indifferenza stupida del suicida. Adesso che ricomincia il mitico approfondimento, sospeso per un pugno di giorni, vedremo una galleria degli orrori sempre più ributtante. Nella Terza Repubblica, l’astensionismo metterà i partiti con le spalle al muro. Per farlo, potrebbe anche organizzarsi. Non vedo perché non dovrebbe nascere un PdA, Partito dell’Astensione. Sarebbe un blocco di opinione pubblica ultra-potente. Ve lo immaginate un dibattito televisivo tra il PdA e una qualsiasi delle parrocchie politiche oggi imperanti? Penso che soltanto la Lega riuscirebbe a non andare al tappeto. Stelle emergenti Un altro anticipo di Terza Repubblica lo offrono le figure di alcuni governatori vincenti. Sono quasi tutti personaggi nuovi rispetto alla Seconda. Lo è persino Nichi Vendola, anche se sta in campo da anni. Il Partito democratico non lo voleva, tanto da opporgli nelle primarie un proprio candidato. Nichi lo ha stracciato. In questa campagna elettorale Vendola ha vinto due volte. Ed è facile prevedere che adesso vorrà vincere sempre di più. Se fossi in Bersani e in Di Pietro starei molto in guardia. Non sanno che il compagno Nichi, dietro la facciata di leader ecumenico che ama tutti, è una vera carogna politica, un cattivo all’ennesima potenza, un cacciatore di teste imprevedibile e senza pietà. Se ne accorgeranno presto. Anche i nuovi governatori del Lazio e del Piemonte hanno vinto contro l’ostilità interna delle loro coalizioni. Roberto Cota sa bene che non tutti nel centro-destra lo volevano. Era considerato un provinciale, estraneo al potere della spocchiosa capitale piemontese, Torino. Ebbene è stata la provincia a dargli la vittoria. Da oggi affermerà la propria supremazia contro le burocrazie regionali nate nella Seconda Repubblica. E come leghista sarà decisivo per far nascere uno Stato federale. Lo stesso si può dire di Renata Polverini, la rivelazione di queste elezioni. Ha corso il rischio di cadere prima del voto a causa dell’inefficienza impiegatizia del Popolo della Libertà. Aveva mille ragioni per rinunciare alla battaglia. Ma è una super-woman con una forza speciale. Adesso salderà i conti con chi la voleva sconfitta. Scommetto che, da governatore, non obbedirà agli ordini di nessun partito, neppure del suo. E’ nata una nuova stella da Terza Repubblica. Persino il Cavaliere dovrà stare molto attento. Attenti alla Bonino Anche Emma Bonino, pur battuta nel Lazio, è la conferma che la casta partitica odierna è in agonia. La sua discesa in campo ha del paradossale e i politologi dovranno studiarla con cura. Nessuno dei dinosauri democratici voleva candidarsi dopo la catastrofe targata Marrazzo. Lei ha deciso di rischiare. E si è imposta da sola, senza avere alle spalle nessuno, a parte la piccola pattuglia radicale. Non ce l’ha fatta per un pelo. Ma c’è da giurare che si starà già preparando per le elezioni politiche. La Terza Repubblica vedrà il prevalere di individualità oggi imprevedibili. Sarà un bene o un male? Non so dirlo. Quello che so per certo è che le signore X o signori Y avranno la meglio sugli androidi senza volto della casta. Lo annuncia la sorpresa più clamorosa: il successo elettorale in molte regioni, ma soprattutto in Piemonte e in Emilia, delle liste di Beppe Grillo. Anch’io l’avevo sempre ritenuto un comico sbruffone, sia pure molto furbo. Oggi è uno dei vincitori. Tra le migliaia di immagini trasmesse dalla tivù nella serata di lunedì, mi ha colpito l’espressione stupefatta di Vasco Errani, un comunista intramontabile, confermato governatore in Emilia-Romagna. Esclamava, incredulo: “Grillo ha ottenuto il 6 per cento dei voti in casa nostra!”. Sarà anche questa una colpa del Caimano? Credo proprio di no. Meditate, gente, meditate. La Terza Repubblica è già all’orizzonte. E vi inghiottirà tutti.