L'editoriale
Che succederebbe se domani qualcuno pubblicasse una foto in cui Silvio Berlusconi è ritratto abbracciato a un boss della ‘ndrangheta? Credo che a nessuno riesca difficile immaginare i titoli di Repubblica, del Fatto quotidiano, dell’Unità e gli ululati di gioia che verrebbero diffusi via etere da Santoro, Travaglio, Lerner e compagni. Per loro sarebbe sufficiente la vicinanza tra mafioso e premier per condannare quest’ultimo con sentenza definitiva e gettare la chiave. Del resto è ciò che in passato hanno provato a fare con Andreotti per una festa di matrimonio, mentre con altri è bastata una stretta di mano. Per la sinistra di lotta e di manette chiunque sfiori un delinquente è infatti per definizione anch’esso un criminale: fa nulla se il soggetto era ignaro del passato poco pulito della persona con cui si è intrattenuto. Secondo i gendarmi dell’informazione politicamente corretta prima di parlare con qualcuno o di mettersi in posa bisognerebbe pretendere l’esibizione del casellario giudiziario, sennò nisba, meglio soprassedere. Tutto ciò per dire che, volendo, con un’istantanea si può impiccare chiunque, ma anche per chiarire che non abbiamo intenzione di mettere la corda intorno al collo di nessuno, men che meno a un avanzo di tribunale come Di Pietro. Qui di fianco, come avrete capito dal titolo di prima pagina, pubblichiamo una foto in cui si vede Tonino in compagnia di un presunto capo cosca. L’immagine risale a qualche tempo fa ed è stata scattata in un ristorante di Novara durante un pranzo. In quell’occasione Di Pietro s’intrattenne anche con un tale poi finito ammazzato sotto casa. Ovviamente noi non muoviamo nessun addebito al leader dell’Idv: chi è conosciuto come lui può essere facilmente avvicinato da persone che vogliono la foto ricordo e si può anche non sapere con chi ci si fa riprendere. Ciò nonostante stupisce che all’ex pm capitino spesso incontri ravvicinati con signori poco raccomandabili. Appena due giorni fa Panorama ha scovato un’altra sua immagine imbarazzante, in cui si intravede Tonino a cena con Ilia Pavlov, un boss bulgaro inquisito nel suo paese e stecchito il 7 marzo del 2003 con un colpo al cuore sparato da un cecchino. Nei mesi scorsi è spuntata la foto in trattoria con Contrada, poi condannato per mafia. Adesso c’è un boss della ‘ndrangheta. Tutti incontri accidentali, certamente. Tutte istantanee innocentissime, le quali nascondono nient’altro che il caso. Sì, è probabile sia così, e chiunque volesse anche solo dire che per un episodio simile l’ex senatore Di Girolamo è stato senza esitazione bollato come uomo della ‘ndrangheta sarebbe in malafede. Di Pietro è Di Pietro, accidenti, mica un Berlusconi qualsiasi. Non si può dunque dubitare di lui solo perché si è messo in posa inavvertitamente con un poco di buono. Al massimo si può concludere che è uno sprovveduto di Montenero di Bisaccia. Chi ha fatto il pubblico ministero e dato la caccia ai corrotti, chi ha saputo resistere alle lusinghe del potere, alle Mercedes vendute a prezzo di saldo, ai prestiti a tasso zero, ai vestiti e ai calzini regalati, agli alloggi in centro e a tante altre opportunità le quali avrebbero fatto perdere la testa a molti, ecco, un integerrimo ex poliziotto ed ex toga d’assalto come lui forse dovrebbe essere un po’ più accorto nello stringere mani e abbracciare sconosciuti. Un segugio del suo calibro forse l’odore del delinquente lo potrebbe annusare meglio di altri. Anche perché non vorremmo che, avanti di questo passo e con simili frequentazioni, il leader dell’Idv si ritrovasse un giorno in casa uno stalliere dal passato poco chiaro. E allora sì che sarebbero guai, perché Santoro, Travaglio, i Grilli e il Luttazzi non perdonerebbero neanche lui. O no? P.S. Ma Di Pietro ce lo vuole dire che ci faceva sul Mar Nero con uno sospettato d’essere il braccio economico della criminalità organizzata e nella campagna piemontese con un altro considerato il capo della ‘ndrangheta legnanese? Così, tanto per sapere…