L'Editoriale
Una legge stupida, una delle tante che spesso il Parlamento sforna senza pensare che complicheranno la vita dei cittadini, ci impedisce di dare notizia dei sondaggi sui candidati governatori. Il legislatore è convinto che altrimenti influenzeremmo il voto o quanto meno l’atteggiamento che gli elettori potrebbero avere, spingendoli se non a cambiare le proprie intenzioni quanto meno a decidere se recarsi alle urne o andare al mare. Stupidaggini, ovviamente. I giornali condizionano in niente i propri lettori, prova ne sia che nel passato un partito come la Lega ha potuto affermarsi e crescere nonostante il silenzio stampa imposto dai giornaloni, i quali se proprio erano costretti a occuparsi del Carroccio lo facevano dipingendolo come un fenomeno strapaesano quando non un’organizzazione simil-razzista. Nonostante l’evidente idiozia della norma imbavaglia-sondaggi, siamo però parzialmente costretti ad adeguarci, pena il pagamento di multe salatissime in caso di violazione. Nessuno, neanche un burocrate fesso ci può però impedire di raccontarvi l’aria che tira nelle singole regioni e questo faremo stando ben attenti a non dare i numeri (a quello ci pensano già alcuni esponenti politici, nel senso proprio che le sparano grosse, come ad esempio Bersani sulle tasse), o per lo meno a non darne troppi limitandoci allo scarto che separa uno schieramento dall’altro. I lettori ci perdonino dunque una certa vaghezza in fatto di cifre. Fino a prima della manifestazione di sabato scorso avremmo detto che il PdL si avviava a una onorevole vittoria, non certo a una strepitosa avanzata. Il centrodestra era infatti dato sicuro solo nelle regioni in cui già governava, cui forse potevano aggiungersene un altro paio ora guidate dal centrosinistra, ovvero Campania e Calabria. Secondo i calcoli degli esperti, tutte le altre, vale a dire nove su undici, erano date più sicure per il centrosinistra che per gli avversari. Stando a quei dati, il centrodestra avrebbe certamente migliorato la situazione rispetto a quella di partenza, ma se si pensa al clima di qualche mese fa non si può certo dire che il risultato potesse essere considerato un successo senza pari. Ne sia prova che dopo la brutta storia delle liste che aveva allontanato la vittoria nel Lazio, nella sede del PdL i commenti erano più improntati al pessimismo che alla voglia di far festa. Da una settimana a questa parte l’umore si è al contrario un po’ rialzato. La causa dell’inversione di tendenza non possiamo dirla con certezza: sarà effetto della manifestazione o dell’impegno che ci sta mettendo il Cavaliere o forse anche della prossimità del voto, sta di fatto che, secondo la sondaggista preferita da Berlusconi (la tosta Ghisleri, una che negli ultimi anni ci ha preso sempre) le distanze fra i concorrenti si stanno riducendo. Almeno in quattro regioni -Piemonte, Liguria, Lazio e perfino in Puglia – lo scarto fra i candidati di centrodestra e centrosinistra sarebbe un’inezia, un margine così ridotto da non poter dire con ragionevole certezza chi può vincere. Insomma, se il vantaggio è di un punto o un punto e mezzo, ci sarebbe la possibilità di conquistare altre regioni, soprattutto visto che in alcune il partito è più avanti del candidato. In pratica, a credere ai sondaggi, PdL e Lega hanno buone possibilità di spuntare qualche cosa in più di un seppur onorevole 9 a 4. Sul voto naturalmente pesa l’incertezza degli indecisi, i quali sono un po’ più delle altre volte, molti dei quali intenzionati a non recarsi alle urne. Se anche una parte di chi non sa per chi votare, al contrario decidesse di farlo, i risultati potrebbero cambiare e visto che questa volta l’assenteismo rischia di colpire più i moderati alcune regioni in bilico potrebbero finire nelle braccia di Berlusconi e i suoi. Tutto questo per dire, con tanti giri di parole e pochi di cifre, che almeno sulla carta c’è la possibilità di strappare alla sinistra Piemonte, Liguria, Lazio e anche Puglia e fare un bel 5 a 8. Fantasie? Forse. Ma forse dipende tutto dalla voglia di turarsi il naso degli elettori di centrodestra che da questo centrodestra sono stati delusi. È vero, non tutto funziona nella maggioranza, ma vale sempre la pena di chiedersi se le cose andranno meglio là dove c’è la sinistra. La mia risposta è nota, ma credo anche quella di molti lettori-elettori.