L'Editoriale

Maria Acqua Simi

Caro ministro Gelmini, se ieri ho fatto appello al presidente del Consiglio affinché getti le mele marce, è per metterlo sull’avviso, non certo per accusare il PdL d’essere un cesto di frutta avariata.  So benissimo che il centrodestra è composto in massima parte da gente per bene, la quale ha a cuore la politica più che il portafoglio. Proprio per questo in seguito agli arresti di Milko Pennisi a Milano e del presidente della Provincia di Vercelli Renzo Masoero, entrambi acciuffati con la mazzetta in mano, ho sentito l’obbligo di segnalare che tira una brutta aria. Non già perché tra le migliaia di amministratori, locali e nazionali, ci siano un paio o forse più di arraffoni, ma perché quei pochi rischiano di essere strumentalizzati da qualcuno il quale punta a far credere che anche gli altri siano manigoldi. Non citavo a caso la voglia di Mani pulite che si percepisce in certi ambienti. Ad alcuni giornali e centri di potere, ma soprattutto alle solite Procure, non dispiacerebbe affatto provocare una bella ondata moralizzatrice che si porti via Berlusconi e tutto il centro destra, proprio come accadde all’epoca di Tangentopoli. Sono anni che provano a disarcionare il Cavaliere, prima con i processi, poi con i pettegolezzi: oggi, capito che lui è imbattibile, ripartono dal basso colpendo gli anelli più deboli. Ridimensionare il suo partito, minarne l’immagine di efficienza, dipingerlo come il nuovo Psi: ecco il progetto. Ovviamente le mele marce sono manna per chi mira a ottenere un simile risultato: meglio uno beccato con le banconote in mano di cento articoli su Repubblica. Fossi in Berlusconi e nei suoi collaboratori di fiducia, tra i quali metto tra i primi lei caro ministro, non sottovaluterei tutto questo, soprattutto se a quel che è successo a Milano e a Vercelli si unisce un’iniziativa giudiziaria che mira al cuore della macchina berlusconiana. L’avviso di garanzia a Guido Bertolaso, ovvero al simbolo dell’efficienza di questo governo, già mi aveva messo in allarme. Quando poi ho visto aprirsi un nuovo fronte giudiziario contro un altro uomo chiave della maggioranza, quel Denis Verdini che regge l’organizzazione del PdL, ho avuto la certezza di quanto sta accadendo.  Stanno disseminando mine nei punti strategici del centrodestra: bombe che quando esploderanno rischiano di fare seri danni. Temo infatti che Bertolaso e Verdini non saranno i soli a essere colpiti: se il disegno è quello che ho appena descritto non è difficile immaginare  altre iniziative dei pm, magari contro un altro uomo chiave del Cavaliere. Magari una persona a lui vicinissima, quasi insostituibile. Dopo di che l’accerchiamento sarà perfetto e la trappola pronta a scattare. Ribadisco: fossi in Berlusconi  giocherei d’anticipo. Farsi cucinare a fuoco lento non piace a nessuno e per evitare di esserlo il modo migliore è spegnere il fuoco. Magari facendo sparire la legna da ardere. Auguri,  caro ministro.