L'editoriale

Eleonora Crisafulli

Striscia la notizia (di reato). Bentornati all’avanspettacolo della giustizia, dove non mancano mai gag, arresti e torte in faccia, un po’ di sesso e contorno da voyeur. Dal palco del Bagaglino a quello dell’Ermellino: anche stavolta l’inchiesta  è diventata un gigantesco show, con i pm che giocano a fare Wanda Osiris, su e giù dalle scale della celebrità, e con i verbali che sembrano copioni del varietà. C’è la prima donna e la spalla, c’è l’ammucchiata e il tradimento, qualche donna scosciata e il solito Travaglio come capo claque. Resta solo un dubbio: a che punto arriva lo sketch di Macario? Il titolo è già pronto: ma ‘ndo vai se un procuratore non ce l’hai?  Berlusconi ha dichiarato che i pm dovrebbero vergognarsi per aver sollevato certe accuse su Bertolaso. Ne è nata la solita bufera. E in mezzo alla bufera, come un faro nella notte della giustizia, è saltato fuori il pm di Firenze, quello che gestisce l’inchiestona, e ha risposto al premier dicendo: «Io faccio il mio lavoro». Per carità, ci mancherebbe: già il fatto che lavori è una bella notizia, dal momento che altri magistrati sembrano preferire l’ozio. Rimane solo da intendersi su quell’aggettivo possessivo «mio» (“suo” lavoro? Se l’è comprato? O lo esegue per conto degli italiani?). E, soprattutto, rimane da intendersi sul tipo di lavoro. Perché noi pensavamo che fare il pm fosse leggermente diverso dal fare il direttore di Novella 2000 o Chi. Ci avete fatto caso? Ormai leggere le ordinanze dei tribunali è più divertente che leggere i settimanali gossippari, c’è più pettegolezzo fra le carte della Procura che tra quelle di Diva&Donna o Eva Express. Massaggiatrici, festini, danze e champagne: sembra che la preoccupazione di chiunque vesta la toga sia quella di spiare dal buco della serratura. Come Alvaro Vitali con Edwige Fenech, ai tempi delle indimenticabili docce. Non si accerta più se l’indagato è corrotto, ma se ha fatto l’amore, quante volte e con chi. Non si trovano fondi neri? Ci si butta sulle luci rosse. Non si trovano reati penali? Ci si accontenta delle “stelline del cazzo”.  Più che inchieste sembrano scoop da tabloid. Dal sol dell’avvenire al Sun della Giustizia. E la prossima pagina dell’ordinanza che troviamo? L’ultima bravata di Harry? Una gaffe del principe Carlo? La nuova teoria del complotto per la morte di Lady D?  Il fatto è che i giornalisti sono da sempre una categoria un po’ cialtrona. Devono vendere i giornali, inventano titoli cubitali per attirare l’attenzione dei lettori. È il loro lavoro. Ma siamo sicuri che sia questo anche il lavoro dei magistrati? Siamo sicuri che i magistrati debbano mettere la minigonna, gonfiare le inchieste con il silicone dei guardoni, fare il botulino all’avviso di garanzia e anche un po’ di chirurgia estetica al codice? E perché? Per finire sui giornali? Per diventare protagonisti nei talk show? Per fare carriera politica? È questo il loro lavoro? È questo il “suo” lavoro, caro procuratore di Firenze? Che sciocchi:, noi pensavamo che il “suo” lavoro fosse quello di scoprire i fatti, non di coprirsi di cipria e vanità. Pensavamo che il “suo” lavoro fosse quello di accertare la verità, non di scrivere copioni degni del cabaret, a dose di champagne e massaggi nemmeno tanto osé. Non le pare? In poche ore si è scoperto che alla tanto strombazzata “festa megagalattica” (uno degli elementi base della corruzione) Bertolaso nemmeno ha partecipato, che al Salaria Sport Village feste di questo tipo per altro vengono organizzate ogni sera, che la festa non era poi così megagalattica dal momento che prevedeva “un po’ di frutta e champagne”. E che, per di più, Bertolaso pagava pure regolarmente l’iscrizione al centro... Strano tipo di corruzione, no? “Scusa, sai, caro Guido: vogliamo proprio corromperti. Però prima paga la tessera d’iscrizione al club...“ «Tutta una trappola», ha detto a Libero Regina Profeta, manager dello Sport Village. Tutta una trappola. Per tirare in ballo Bertolaso. Risultato? Un grande chiasso, un grande clamore, le paginate sui giornali. E a questo punto, è chiaro, la verità è più difficile da accertare: si è levato il polverone, i testimoni sono spaventati, ci sono polemiche e pressioni.  I magistrati faranno più fatica a scoprire i reati, se ce ne sono, e a punire i colpevoli, se ce ne sono. E allora forse bisogna chiedersi se davvero in questo modo stanno facendo il “loro” lavoro.  O se stanno cercando solo di vendere più biglietti del loro inguardabile show. Dal palco del Bagaglino a quello dell’Ermellino, appunto. Ma se anziché  efficienti sacerdoti del diritto dobbiamo avere solo primedonne, scusateci, perché allora la prossima inchiesta non la affidano direttamente a Belen?