L'editoriale

Maria Acqua Simi

Il primo conto che non torna, in questa storia di magistrati, giornalisti e registratori nascosti, è quello dei centimetri quadrati destinati a Patrizia D’Addario. Quelli che misurano lo spazio assegnato alla escort dai principali quotidiani quando aveva messo in atto il suo piano contro Silvio Berlusconi, e quelli che le sono stati assegnati ieri, dopo che Panorama ha pubblicato la notizia, ripresa da Libero, secondo cui «D’Addario, prostituta ben nota alle forze dell’ordine, sarebbe stata selezionata e “consegnata” a Tarantini affinché portasse a termine una missione, quella di compromettere la reputazione del presidente del Consiglio, mettendolo politicamente in difficoltà». Davanti a una simile “bomba”, il resto dell’informazione può reagire in due modi. Scavato per capire cosa c’è di vero, si ritiene la notizia credibile e meritevole di approfondimenti: è quello che ha fatto questo quotidiano. Oppure la si può giudicare una “bufala” tirata fuori da Panorama per demolire la reputazione del personaggio che più ha messo in pericolo Berlusconi, cui fa capo la Mondadori. Opinione legittima, sempre a patto di cercare l’aderenza alla realtà eccetera. Però, comunque la si pensi alla fine di questo lavoro, la notizia c’è tutta. E bella grossa. Lo dimostrano gli ettari di carta che alla vicenda avevano dedicato, da metà giugno in poi, tutti i giornali italiani, incluso questo. Ieri, invece, silenzio. Manco si fossero messi d’accordo, quasi tutti i quotidiani hanno optato per la terza via: confinare la notizia in poche righe, che sono parse dettate, più che dalla voglia di informare i lettori, dall’imperativo manzoniano: «Troncare, sopire». Repubblica, quella delle dieci domande a Berlusconi, ricordate? La quarta domanda faceva così: «Lei si è intrattenuto con una prostituta la notte del 4 novembre 2008 e sono decine le “squillo” che, secondo le indagini della magistratura, sono state condotte nelle sue residenze. Sapeva che fossero prostitute?». Ecco, quanto pubblicato da Panorama dà una risposta: Berlusconi non sapeva nulla, la escort gli era stata “servita” su un piatto d’argento per inguaiarlo. Ci si crede? Bene, dopo mesi passati a ripetere quelle famose dieci domande, a Repubblica dovrebbero essere contenti. Non ci si crede? Benissimo: spieghino ai lettori dove, secondo loro, sta la fregatura. Quello che risulta stravagante è, dopo tutto il casino fatto, cavarsela con un pezzetto in fondo a pagina 4. No, le cose che non tornano sono tante. E più si scava più aumentano i dubbi. Come dimostra l’articolo scritto oggi su queste pagine da Roberta Catania. Dove si racconta che, prima della diffusione delle “rivelazioni” della D’Addario, a Bari c’erano stati quattro incontri che avevano visto protagonisti un pm in possesso di intercettazioni “interessanti”, un politico del Pd, un avvocato, un giornalista e la stessa escort. Simili incontri non sono normali. Di cosa avevano discusso? E perché il 14 giugno, cioè due giorni prima che uscisse l’intervista al Corriere in cui la D’Addario raccontò di essere entrata a palazzo Grazioli munita di un registratore nascosto, Massimo D’Alema aveva annunciato in tv che ci sarebbero state “scosse” nel centrodestra, e che l’opposizione doveva tenersi pronta per diventare «la maggioranza di un domani che potrebbe non essere troppo lontano»? Intanto la D’Addario prosegue il tour europeo per lo sputtanamento del premier. Ieri era attesa a Londra per rilasciare un’intervista che apparirà in un documentario per la Bbc. Argomento nuovissimo: l’Italia di Berlusconi. Lei ci fa i soldi, e i tanti che vorrebbero vedere il Cavaliere nella polvere si fregano le mani. L’esistenza del complotto deve ancora essere provata, ma chi cerca motivi per sospettare, in questa strana storia ne trova ogni giorno di più.